Quando si parla dei miliziani palestinesi che combattono la Guerra di Gaza la definizione che viene fornita dai media indica invariabilmente in “Hamas” la forza che oppone resistenza all’invasione israeliana della Striscia. In realtà siamo di fronte ad un complesso di forze combattenti che fanno riferimento a fazioni diverse della resistenza palestinese e sono finanziate da Stati diversi tra loro. Tentiamo qui un elenco, certamente non esaustivo, di queste milizie.
Brigate Ezzedin Al Qassam – partito politico: Hamas
Brigate Al Quds – partito politico: Jihad Islamica Palestinese
Brigate Martyr Abu Ali Mustafa – partito politico: Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
Brigate Martyr Jihad Jibril – partito politico: Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
Brigate Al Nasser Salah Al-Din – Movimento: Comitati di Resistenza Popolare
Brigate Omar Al-Qasim – partito politico: Fronte Democratico per la liberazione della Palestina
Brigate Al-Shifah – partito politico: Fatah Al-Intifada; (questo partito non ha più a che vedere con il Partito “Fatah” e viene finanziato dai siriani), Brigate Mujahideen – partito politico: Movimento Mujahideen
Brigata Ayman Joudah – formazione creatasi come unità delle Brigate Martiri di Al-Aqsa, affiliate a al partito Fatah. Attualmente non sappiamo dire quali siano i rapporti tra questa brigata ed il partito di Abu Mazen (Mamoud Abbas)
Brigata Al-Moudi – anche questa era un unità delle Brigate Martiri di Al-Aqsa, affiliate a al partito Fatah che ha poi seguito un corso scissionista.
Brigata Abdul Qadeer Al-Husseini – gruppo co-fondatore delle Brigate Martiri di Al-Aqsa, legate ad al Fatah.
Se Israele terminerà la Guerra di Gaza con la presa di Rafah e del confine tra l’Egitto e la Striscia, lo smantellamento dei tunnel creati dai gruppi militanti palestinesi ridurrà in maniera esponenziale la possibilità che possa ripetersi un’invasione militare del suo territorio come quella avvenuta il 7 ottobre 2023. Senza il sistema di tunnel e con lo sviluppo della tecnologia dei droni e del riconoscimento facciale, sarà enormemente più difficile per le milizie della Striscia di Gaza compiere azioni in grande stile. Dire, come alcuni dicono oggi, che “Israele non ha raggiunto nessun obiettivo” non è esatto, per lo meno non lo è dal punto di vista militare. Per contro è difficile immaginare come la galassia di forze armate che abbiamo parzialmente descritto possa essere eliminata sino all’ultimo uomo. Anche senza i tunnel un territorio urbano ad alta densità offre una miriade di nascondigli dove stoccare armi e attrezzature e i miliziani sopravvissuti potranno contare ancora sull’appoggio di una parte della popolazione e sull’omertà di una buona maggioranza dei residenti. E’ dunque ragionevole domandarsi chi potrà controllare le sette città della Striscia di Gaza quando anche questa guerra sarà terminata. Questa è la sfida che attende Israele (ma anche l’Autorità Nazionale Palestinese e gli Stati della regione) per il futuro.
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