Sembra non avere mai fine la spirale di odio avviata dagli attentati del 7 ottobre, quando gruppi di combattenti di Hamas, addestrati e determinati, hanno seminato il terrore in Israele, rapendo centinaia di persone e uccidendone molte altre. Da quel momento si è scatenata una guerra tra Israele ed Hamas che si protrae all’interno e all’esterno del paese con minacce più o meno velate alle ambasciate israeliane sparse per il mondo, messe in stato di massima allerta di fronte alle proteste che chiedono la fine della guerra a Gaza.
La prima ambasciata ad essere stata presa d’assalto è stata quella ad Amman in Giordania il 17 ottobre 2023 , il 21 ottobre è stata la volta di Cipro con l’esplosione un ordigno vicino all’ambasciata, per la quale le autorità hanno arrestato quattro uomini di età compresa tra i 17 e i 21 anni. Il 13 ottobre 2023, nel giorno in cui Hamas ha chiamato alla rivolta degli arabi ovunque nel mondo e in Cisgiordania, è stato gravemente accoltellato un impiegato dell’ambasciata israeliana in Cina a Pechino. Il 16 novembre, un’auto ha colpito una barricata vicino all’ambasciata israeliana a Tokyo e, per concludere l’anno, nella serata del 26 dicembre, il ministero degli Esteri israeliano ha fatto sapere di una esplosione vicino alla propria ambasciata a New Delhi, in India.
Speranza mal riposta è stata quella di pace per l’anno nuovo: con l’infuocarsi della situazione internazionale e mediorientale sono ripartiti anche gli attentati alle sedi diplomatiche estere; il 31 gennaio un oggetto sospetto è stato trovato oggi fuori dall’Ambasciata d’Israele in Svezia, a Stoccolma: si trattava di un ordigno, che è stato poi fatto detonare dalle forze svedesi. «Siamo stati oggetto di un tentato attacco contro l’Ambasciata d’Israele e i suoi impiegati», ha denunciato sui social l’ambasciatore Ziv Nevo Kulman, ringraziando le autorità svedesi per il rapido intervento. «Non ci faremo intimidire dal terrore». Il giorno prima oltre mille musicisti svedesi avevano firmato una lettera aperta, pubblicata sul quotidiano Aftonbladet, per chiedere che Israele fosse esclusa dalla prossima edizione dell’Eurovision, in programma a Malmö dal 7 all’11 maggio 2024. La European Broadcasting Union che organizza la kermesse canora europea ha subito messo in chiaro di non prendere in considerazione tale possibilità, ma l’allarme sicurezza, in una città con un’ampia fetta di popolazione musulmana, è rimasto molto alto.
Quasi non stupisce, quindi, la notizia di ieri dell’evacuazione dell’ambasciata israeliana dell’Aia, la terza città per grandezza dei Paesi Bassi, teatro di un attentato avvenuto in tarda mattinata che, fortunatamente, anche stavolta, non ha avuto conseguenze importanti. Minimo comune denominatore di tutti questi attentati è il fatto che nessuno di essi ha avuto conseguenze tragiche: nessuna persona è stata gravemente ferita e nessun edificio ha subito danni irreparabili; ma la quantità degli obbiettivi presi di mira dà da pensare alle forze dell’ordine che rimangono in allerta continua.
Il mancato raggiungimento dell’obbiettivo, fino ad ora, da parte degli attentatori è, probabilmente, merito dell’improvvisazione che non ha loro permesso di pianificare azioni e conseguenze. Quello che però deve far riflettere è la costanza con la quale questi individui perseguono i propri fini: non equipaggiati, non preparati, soli, eppure agguerriti. C’è bisogno, in questo momento storico, di placare le polemiche pubbliche per evitare che questi attentanti acquisiscano troppo clamore mediatico rischiando di attirare fondi ed organizzazione che li renderebbe sicuramente più pericolosi per le ambasciate e per i paesi che le ospitano.
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