L’America Latina e i rischi per colpi di coda iraniani su obiettivi israeliani

L’America Latina è da sempre meta prediletta per il turismo israeliano assieme a India e sud-est dell’Asia. Sono inoltre molti i ragazzi che dopo gli anni passati nel servizio di leva, prendono lo zaino e vanno per qualche mese a godersi la meritata libertà in mezzo alla natura. Purtroppo però, in seguito alla potente risposta di Gerusalemme all’eccidio del 7 ottobre 2023, si è scatenato un odio diffuso nei confronti di israeliani ed ebrei che va ben oltre i confini dello Stato ebraico. Con Hamas ridotta a brandelli a Gaza e Hezbollah che perde pezzi nella sua roccaforte libanese, è sempre più alto il rischio che il terrorismo colpisca obiettivi al di fuori dell’area mediorientale, dove dispone di reti e cellule dormienti. Non a caso in Europa il livello di allerta è ai massimi livelli.L’area forse più sensibile e a rischio, in questo momento, è però quella latino-americana, per una serie di motivi. In primis perché Hezbollah è presente fin dagli anni’80 e oramai radicata, in particolare in Brasile, sulla “Triple Frontera” dove si intersecano i confini di Argentina, Brasile e Paraguay, ma anche in Venezuela dove i regimi di Chavez e Maduro hanno stretto forti legami col regime che siede a Teheran. Non a caso viene da tempo segnalata la presenza di Hezbollah nelle aree della selva e della sierra venezuelana, non soltanto in ambito terroristico ma anche in quello del narcotraffico, attività nella quale  il “Partito di Dio” libanese è ampiamente coinvolto.

Oltre al Venezuela, altri Paesi amici del cosiddetto “Asse della Resistenza” sono inoltre Nicaragua, Cuba e Bolivia, facenti parte dell’Alleanza Bolivariana (ALBA) e dunque ostili nei confronti di Israele.Poco dopo l’inizio dei raid israeliani contro Hamas, la Bolivia ha tagliato i rapporti diplomatici con Israele mentre a ottobre 2024 anche il Nicaragua ha annunciato di voler tagliare i legami diplomatici con lo Stato ebraico, mossa palesemente propagandistica che lascia il tempo che trova visto che i rapporti tra i due Paesi erano già praticamente inesistenti. Del resto, nel giugno 2023, il presidente nicaraguense Daniel Ortega aveva ricevuto a Managua, con tutti gli onori, l’ex presidente iraniano Ibrahim Raisi.Paesi che hanno invece mostrato il proprio sostegno a Israele sono l’Argentina di Javier Milei, il Paraguay (che ha recentemente inserito Hamas e Hezbollah nella blacklist del terrorismo) e il presidente salvadoregno Nayib Bukele, tra l’altro di origine palestinese, che ha paragonato la violenza perpetrata dai terroristi a quella delle Maras salvadoregne, elogiando la liberazione dei palestinesi da Hamas. In secondo luogo, è bene ricordare che numerosi attentati sono stati sventati in diversi Paesi dell’area. Nel 2021, le autorità colombiane hanno neutralizzato un piano iraniano per assassinare due uomini d’affari israeliani nel paese ed espulso due agenti di Hezbollah.A marzo di quest’anno, la polizia peruviana ha arrestato un cittadino iraniano e un peruviano che stavano pianificando l’omicidio di un uomo d’affari israeliano in occasione delll’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC), che si terrà a novembre 2024 nel paese andino. Inoltre, il 16 agosto, la polizia federale argentina ha sventato un piano dell’ISIS per colpire membri della comunità ebraica a Mendoza.

Sebbene fino adesso, grazie anche all’intensa attività di intelligence israeliana e statunitense nell’area, si è riusciti a intervenire in tempo per sventare i piani terroristici, è evidente che le comunità ebraiche e gli israeliani in America Latina rimangono un obiettivo primario delle organizzazioni terroristiche sia sunnite che sciite, per troppo tempo lasciate libere di agire impunemente. Del resto, in molti dei Paesi latini, ci sono enormi lacune nel settore della sicurezza, sia a livello legislativo che nell’applicazione della legge e ciò non aiuta a contrastare il fenomeno terroristico.Non bisogna poi dimenticare la difficoltà delle autorità locali nel controllare vaste aree della selva e della sierra dove è facilissimo valicare i confini. Alcune di queste zone sono diventate vere e proprie roccaforti di gruppi terroristici di estrema sinistra come FARC, ELN, Sendero Luminoso; ad esempio, la zona di confine tra Venezuela e Colombia, il Vraem peruviano, le zone di confine tra Bolivia, Peru e Brasile; tutti importanti punti di transito anche per le organizzazioni dedite al narcotraffico, frequentemente legate al terrorismo islamista sciita e sunnita. E’ dunque raccomandata la massima cautela nel momento in cui si decide di intraprendere viaggi nell’area latino-americana, evitando quei Paesi indicati come ostili o problematici ma con particolare attenzione anche in quelli ritenuti sicuri in quanto le reti iraniane e di Hezbollah sono ampiamente diffuse e radicate. Il terrorismo islamista, essendo in forte difficoltà in Medio Oriente, potrebbe decidere di colpire dove ha ancora i mezzi per farlo e l’America Latina è un’ipotesi plausibile.

@riproduzione riservata