“Non riusciamo a prendere le alture”, questa la voce che giunge dalle Brigate ucraine che sono all’attacco sulla linea tra Verbove e Novoprokopivka, sul lato occidentale del fronte sud. Finché queste truppe non riusciranno a smantellare le fortificazioni russe intorno a questi insediamenti la loro conquista sarà pressoché impossibile. Il problema per l’Esercito ucraino (così come per quello russo) è sempre il medesimo: i droni vedono tutto e non è possibile concentrare gruppi di forze corazzate sulla linea dei combattimenti, vengono immediatamente rilevati e successivamente presi di mira dall’artiglieria. In questo modo procedere diventa difficile.
Il fronte sud
Nel frattempo l’altro tentativo di penetrazione ucraino sul fronte sud, quello partito questa estate da Velika Novosilka, si è arrestato. Dopo la conquista di Urozhaine, il mese scorso, le truppe di Kyiv hanno testardamente continuato ad attaccare la linea russa; ad ovest, cercando di prendere Pryutne, ed a est, con ripetuti tentativi di conquistare Novodonetske e Novomaiorske, ma fin qui tutto è stato inutile. Da questo quadrante non giungono più notizie da alcuni giorni e ci si domanda se gli ucraini non abbiano deciso di abbandonare per ora i tentativi di avanzare nell’area.
I maggiori guadagni incrementali ucraini dell’ultimo periodo sono quelli a sud di Bakmut. In questa zona, dopo tre mesi di dure battaglie, gli ucraini hanno ripreso il controllo del Canale Donetsk, lo hanno superato e conquistato Klishchiivka e Andriivka e messo sotto assedio Kurdumivka. Questi tre insediamenti sono posti lungo la linea ferroviaria che da sud porta a Bakhmut, ed il fronte si è ora spostato lungo la strada ferrata. Gli ucraini sono riusciti recentemente a scavalcare la massicciata della ferrovia a nord di Klishchiivka, qui siamo a soli sei chilmetri a sud di Bakhmut. Tra la linea ferroviaria su cui si combatte e l’autostrada T-05-13, Horlivka-Bakhmut, intercorre una manciata di chilometri; gli ucraini dichiarano di avere ora messo stabilmente sotto il fuoco dei mortai questa importante arteria stradale che viene – o meglio veniva – usata per rifornire le truppe russe che stazionano tra le macerie della ex-città di Bakhmut.
Gli attacchi sulla penisola di Crimea
Degli attacchi con droni e missili sulla penisola di Crimea sono piene le cronache di questi giorni. Ciò che colpisce delle incursioni ucraine – al di là degli importanti obiettivi raggiunti – è la continuità. Gli attacchi nelle retrovie nemiche portano risultati significativi solo se vengono effettuati con continuità e pare che ora Kyiv riesca ad averne. I gravissimi danneggiamenti al sottomarino “Rostov”, alla Nave da Sbarco “Minsk” e la distruzione del Quartier Generale della Flotta del Mar Nero pongono poi un problema di non poco conto all’industria militare russa: in questi giorni è girata la battuta: “Chissà se gli acquirenti dei sistemi antiaerei russi S-400 hanno tenuto la ricevuta..”. E’ bene ricordare che l’esportazione di armamenti è una voce rilevante delle entrate statali di Mosca e che gli ultimi avvenimenti non fanno certo una buona pubblicità al complesso militare-industriale del Cremlino. Ci si domanda come si senta il Presidente turco Erdogan, che per acquistare gli S-400 russi ha dovuto rinunciare ai cacciabombardieri americani di ultima generazione, F-35. Un’ultima riflessione: prima di questa ultima invasione dell’Ucraina i russi avevano un porto sicuro e strategicamente importante sul Mar Nero, quello di Sebastopoli. Ora non più. Sebastopoli non sarà mai più un porto su cui la Russia potrà contare per il futuro, a meno che questo non possa essere oggetto di una futura trattativa. Se mai ci sarà.
Attacco ucraino HIMARS GMLRS su BM-21 Grad MLRS russo basato su KamAZ 5350 “Mustang” nella regione di Zaporizhzhia.