La strage al Nova Music Festival è stata programmata, organizzata ed eseguita con cura e con precise modalità. Dietro a questo “Bataclan nel deserto” ci sono delle menti in azione: Hamas sapeva che lì si teneva un raduno musicale, sapeva che c’era un gran numero di giovani ed ha ordinato ad un suo gruppo di fuoco specializzato di recarsi sul posto e di eseguire la strage con le stesse modalità con cui l’ISIS massacrò i giovani che ballavano alla discoteca Bataclan di Parigi.
Le stragi modello Bataclan non sono figlie della furia incontrollata. Le modalità stragiste che non distinguono i civili dai militari, la particolare crudeltà che pervade queste azioni, sono effettuate allo scopo preciso di incutere un timore incontrollato tra le popolazioni considerate nemiche, di mostrare la vulnerabilità dell’avversario, di dimostrare che il nemico non è in grado di proteggere la propria popolazione. Gli ingegneri dell’orrore hanno accuratamente studiato l’effetto psicologico di queste azioni ed approntato appositi manuali.
Un elemento fondamentale della Strage del Nova Music Festival è il suo aspetto mediatico. Il “jihad mediatico” lanciato dall’ISIS è stato qui interamente ripreso. E’ necessario che gli orrori abbiano immediata diffusione attraverso video ed immagini perché é dimostrato che le modalità del terrore diffuso attraverso il web hanno a suo tempo aumentato il numero degli adepti allo Stato Islamico, soprattutto tra le persone di giovane età.
La strage del Nova Music Festival è una chiamata alle armi per tutte quelle persone o formazioni che gravitano intorno alla galassia jihadista, mira ad attirare verso Hamas, e quindi verso Gaza, i foreign fighter stranieri e i cosiddetti “lupi solitari” che agiscono individualmente in Palestina, ma anche i giovani della Cisgiordania delusi dall’inattività di Fatah, come ad esempio il gruppo “Fossa dei Leoni” che agisce nella West Bank.
Ma soprattutto il “Bataclan nel deserto” compiuto da Hamas è una chiamata generale al jihad e travalica i confini del conflitto arabo-israeliano. E’ un appello alle armi che si rivolge contro l’intero occidente. C’è un doppio aspetto nella programmazione della strage al Nova Music Festival: al tradizionale pogrom anti-ebraico si assomma la distruzione delle vite di giovani che ballavano musiche occidentali, bevevano, fumavano, ed erano vestiti in “scandalosi” abiti occidentali.
Gli anglosassoni hanno coniato il neologismo “glocal” per definire quelle rivolte che sembrano avere soltanto un aspetto locale ma in realtà informano di sé la battaglia generale per la distruzione dell’occidente e l’avvento del Califfato. La strage di Hamas in modalità ISIS ne è un buon esempio e, in questo senso, si attaglia perfettamente alla teoria “dei molti fronti” immaginata da Bin Laden, cioè all’idea di un’azione volta a creare molti fronti diversi di scontro, ciascuno calato nella sua realtà regionale, che – presi complessivamente – renderanno impossibile all’occidente la difesa di tutte le aree attaccate, portandolo così al collasso.
Si scrive Hamas e si legge ISIS, ciò a cui siamo di fronte non è soltanto un filosofico “male assoluto”, ma una nuova recrudescenza del jihad globale. La guerra in corso a Gaza non è solo una questione israeliana. I governi e l’opinione pubblica occidentale dovrebbero tenerne conto.
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