Hayat Tahrir al Sham, il gruppo di formazioni jihadiste che ha rovesciato il dittatore Bashar Assad, ha un consistenza di circa 35.000 militanti. Con 35.000 uomini non è possibile controllare tutta la ex-Siria. Quindi Hayat Tahrir al Sham deve fare alleanze con altre milizie che attualmente controllano pezzi della ex-Siria. Come si configura la ex-Siria da questo punto di vista? Iniziamo da nord. Il territorio a nord di Aleppo è controllato da diverse milizie pro-turche raccolte sotto la sigla Syrian National Army. Nell’area di loro competenza, che a oggi va dal Cantone di Afrin fino a Manbij, la moneta di scambio non è la Lira Siriana ma la Lira Turca. In questa fascia di territorio sono attivi uffici postali turchi. Di fatto il nord-ovest della ex-Siria è una provincia turca; pare difficile che la Turchia la voglia donare ai jihadisti che ha tutorato fino a oggi. E non sono chiari quali siano i veri rapporti tra la Turchia e le milizie di al-Jolani. A est, oltre tutto il percorso dell’Eufrate, giù fino al confine iracheno, il territorio è presidiato, per ora, dalle milizie curdo-arabe delle Syrian Democratic Force,alleate ufficialmente con gli Stati Uniti. Non sappiamo quanta parte di questo territorio in futuro lo sarà ancora. Le milizie pro-turche hanno rifiutato il cessate il fuoco proposto dagli americani, attaccano le SDF, e sono decise ora a conquistare Kobane, non sappiamo come si evolverà la situazione. Comunque sia, le SDF a guida curda tengono l’est della ex-Siria, dove c’è la concentrazione dei pozzi di petrolio e ci sono anche importanti risorse agro-alimentari. Inoltre i curdi siriani sono sunniti, ma hanno uno stile di vita laico, che con la legge islamica ortodossa promossa da Hayat Tahrir al Sham poco ci azzecca. Tutto questo non depone bene per future alleanze sotto la guida dell’islamista al-Jolani. Al centro della ex-Siria c’è il deserto di al-Badia, controllato dallo Stato Islamico (senza più l’ostacolo dell’aviazione russa gli americani lo stanno bombardando intensamente in questi giorni).
Al centro del confine sud, con l’Iraq e la Giordania, ci sono gli americani con la base militare di al-Tanf, intorno alla base, per un’estensione che non sappiamo più misurare dopo la fuga dell’esercito di Assad, c’è una zona cuscinetto presidiata dalla milizia a guida americana Maghawir al-Thawra. A sud, nelle province a ridosso dei confini con la Giordania, c’è la Provincia di Daraa, controllata da un cartello di milizie della South Operation Room. Tra i capi di queste milizie spicca il nome di Ahmad al-Hawda l’uomo che negli ultimi anni ha sostanzialmente controllato militarmente Daraa con il beneplacito dei russi. Sappiamo che al-Jolani si è incontrato con i capi dei ribelli del sud e che hanno fatto una bella foto tutti insieme. Se l’accordo trovato oggi durerà anche tra un mese od un anno non sappiamo dire. Poi c’è la zona del Golan ex-siriano controllato dai drusi. E poi c’è il confine con Israele. Quel confine Israele lo ha contrattato con Assad padre nel 1973, dopo che la Siria aveva perso la Guerra del Kippur, e successivamente ha continuato a contrattarlo con Assad figlio. Quel confine, in attesa di una sistemazione definitiva, prevedeva una fascia smilitarizzata tra Siria e Israele sotto monitoraggio dell’ONU. In brutale sintesi: su come doveva essere quel confine con Assad padre e figlio non si è mai arrivati a un accordo, ma per 50 anni si è continuato a trattare, (accordi segreti in capitali europee saltati all’ultimo minuto, incontri segretissimi per fare diventare la zona smilitarizzata un parco con due uscite (!), saltato). L’accordo non è mai arrivato ma per 50 anni il confine “contestato” non è mai stato violato. Oggi però la Siria degli Assad non esiste più e Israele, per cautelarsi dal bailamme a guida jihadista che è la ex-Siria attuale, ha occupato la fascia smilitarizzata prevista dall’accordo del ‘73.
Due notazioni: ad Aqaba si è recentemente tenuto l’Incontro del Comitato di Contatto Ministeriale Arabo sulla Siria. Vi hanno aderito l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Giordania, l’Iraq, il Libano e il Segretario della Lega Araba. Nel comunicato finale sono state scritte bellissime parole, Israele è nominato alcune volte ma sempre con il nome tra virgolette: “Israele”… Colui che non si può nominare senza virgolette, cioè “Israele” viene condannato, al punto 13., per l’incursione nella zona smilitarizzata prevista dall’accordo del ‘73, nonché in una serie di siti sulle colline del Golan. Sul fatto che i turchi controllino di fatto un 15% del nord ex-siriano e che gli statunitensi in Siria controllino al-Tanf e la zona circostante neppure una parola. Con questi “vicini” che Israele (noi qui in Europa lo scriviamo senza virgolette) si ritrova, io non mi stupirei se lo Stato ebraico, nel dubbio, piazzasse un super radar sul picco del Monte Hermon. Tanto per controllare cosa combinano i suoi “vicini” nella ex-Siria e dintorniSeconda notazione: è normale leggere in questi giorni che la Siria: “è uscita dal suo periodo più buio”. Giusto. Siamo contenti. Però non è che prima del buio sulla Siria splendesse la luce. Tra il 1947 ed il 1970 ci furono in Siria 21 cambi di governo tra i quali 10 colpi do stato. Quando si parla di Siria è bene non essere troppo ottimisti.
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