La lotta contro il terrorismo di matrice jihadista, caratterizzato da atti violenti e illegali quali omicidi, attentati e prese di ostaggi, è una sfida complessa e globale. Questi atti mirano a instaurare un clima di terrore e a minare la stabilità dei governi. È cruciale riconoscere che questa minaccia non è legata a specifiche nazionalità o religioni, e richiede una risposta unitaria e solidale da parte della comunità internazionale. La collaborazione e il monitoraggio costante sono essenziali per contrastare la diffusione di ideologie estremiste e la propaganda terroristica. L’Unione Europea, in particolare dal 2014, ha affrontato diverse sfide legate agli attacchi terroristici, con alcuni paesi più colpiti di altri. Questo sottolinea l’importanza dell’intensificazione degli sforzi condivisi, del dialogo interculturale e dell’educazione per prevenire l’escalation del terrorismo e promuovere la sicurezza e la pace.
Qualche giorno fa, il commissario europeo agli Affari Interni ha espresso preoccupazione per un aumento del rischio di attacchi terroristici. Questo allarme segue incidenti specifici, come quello in cui un individuo radicalizzato, già noto alle autorità francesi, ha aggredito delle persone vicino alla Torre Eiffel, ferendo un turista tedesco e altre due persone. L’individuo, identificato come Armand Rajabpour-Miyandoab, aveva precedentemente dichiarato la sua fedeltà allo Stato Islamico attraverso un video sui social media. In un episodio simile a Bruxelles, un altro attaccante, dichiaratosi affiliato allo stesso gruppo, ha causato la morte di due cittadini svedesi.
Questi atti di violenza sottolineano la necessità di un approccio più rigoroso e deciso contro il terrorismo di matrice jihadista in Europa. È essenziale abbandonare la politica del ‘laissez-faire’ nei confronti di individui radicalizzati che mirano a stabilire una società parallela all’ideologia dello Stato Islamico e non riconoscono le leggi democratiche occidentali. Dovrebbero essere prese misure severe, come la revoca della cittadinanza o del permesso di soggiorno, nei confronti di chi esprime apertamente sostegno al terrorismo jihadista.
Queste azioni rappresentano un passo necessario per proteggere la sicurezza dei cittadini e preservare i valori democratici in Europa. Il fenomeno della radicalizzazione in Italia e nel resto d’Europa, specialmente all’interno dei sistemi carcerari, è una realtà inquietante e inaccettabile. È indiscutibile che il carcere rappresenti uno dei principali terreni di indottrinamento e reclutamento per i gruppi jihadisti. Questi istituti, che dovrebbero essere luoghi di riabilitazione, si trasformano troppo spesso in focolai di estremismo, dove l’ideologia jihadista trova nuovi adepti.
La presenza di detenuti estremisti che svolgono attività di proselitismo e spingono altri detenuti verso la radicalizzazione è una grave minaccia che colpisce i sistemi penitenziari di molti paesi europei, tra cui Francia, Belgio, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Italia. Questa situazione richiede una risposta immediata e decisa. Non possiamo permettere che le nostre prigioni diventino serbatoi di terroristi. La comprensione del processo di radicalizzazione non è solo importante, è essenziale. È necessario un cambiamento radicale nell’approccio alla gestione della sicurezza nelle prigioni, con un focus specifico sulla prevenzione dell’indottrinamento estremista. È imperativo che si adottino misure di sicurezza più stringenti, programmi di deradicalizzazione efficaci e una vigilanza costante per contrastare la diffusione dell’ideologia jihadista all’interno delle mura carcerarie e proteggere la sicurezza nazionale. In carcere, la circolazione di testi che incitano all’odio e alla violenza è un grave problema, così come la formazione di reti di jihadisti in contatto con affiliati esterni, mirate alla pianificazione di attacchi terroristici.
Il rientro dei Foreign fighters dal territorio precedentemente controllato dall’ISIS in Siria e Iraq ha aggravato ulteriormente la situazione. Questi nuovi detenuti estremisti, difficilmente de-radicalizzabili, rappresentano una sfida significativa per i sistemi di sicurezza penitenziari, in quanto possono svolgere attività di proselitismo all’interno delle prigioni. È importante sottolineare che ogni individuo che si radicalizza e aderisce all’ideologia islamista estremista rappresenta una minaccia potenziale. Questi individui possono cercare di sfruttare i principi della democrazia per inserirsi nelle istituzioni, ma con l’obiettivo finale di sovvertirle. E questa doppia faccia rappresenta un serio rischio per la sicurezza e l’integrità delle società democratiche.
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