La scomparsa di Ezio Bosso, il suo amore per la musica e per la vita

Era davvero contagioso l’entusiasmo nel fare musica di questo straordinario artista

Ezio Bosso

“Musica e il resto scompare”. Prendiamo a prestito le parole di una canzone dell’ultima edizione di Sanremo (di Elettra Lamborghini, Nda) per commentare la morte a 48 anni del Maestro Ezio Bosso, pianista, compositore, direttore d’orchestra. Un po’ perché lui era balzato all’attenzione del grande pubblico proprio a Sanremo, chiamato nel 2016 come ospite del Festival da Carlo Conti, e un po’ perché per lui e con lui, si percepiva davvero il grande potere della musica, capace di fare scomparire tutto il resto: problemi, pregiudizi, malattia.

L’improvvisa popolarità, frutto di anni di impegno e affermazioni meno note

Nato a Torino nel 1971, Ezio Bosso conviveva da tempo con una malattia neurodegenerativa insorta o comunque aggravata dagli esiti di un tumore per il quale era stato operato nel 2011. Nonostante questo, quando la ribalta sanremese gli aveva conferito all’improvviso la popolarità aveva alle spalle già una lunga storia professionale fatta di importanti performance, composizioni, riconoscimenti, portata avanti anche negli ultimi cinque anni precedenti quell’evento mediatico, nonostante gli esiti gravemente invalidanti della malattia.

Foto di: Francesco Modeo – All rights reserved ©

Una passione precoce e indomabile per la musica

Aveva lasciato presto la casa paterna di Torino, il giovane Ezio Bosso, per seguire la passione della sua vita, la musica. A 16 anni debutta come solista in Francia, poi arriva all’Accademia di Vienna, dove studia contrabbasso, composizione, direzione d’orchestra. Bosso dopo aver partecipato a numerosi concerti sulla scena internazionale arriva a dirigere importanti orchestre, compone musiche, alcune delle quali diventano colonne sonore. E riceve diversi riconoscimenti (come il “Flaiano d’Oro” e due nomination al David di Donatello). Ma come detto, il grande pubblico lo scopre quando dal palco del Festival colpisce e conquista suonando al pianoforte, con evidente maestria nonostante l’altrettanto evidente difficoltà causata dalla malattia dalla quale è affetto, “Following a bird”, brano da lui composto.

Dal 2017 era testimone e ambasciatore internazionale dell’Associazione Mozart14, l’organizzazione nata per promuovere i progetti sociali ed educativi voluti dal maestro Claudio Abbado, del quale Bosso era stato allievo. Direttore della Orchestra Filarmonica Europea, da lui fondata, amatissimo dai suoi musicisti, come dal pubblico che assisteva ai suoi concerti. Il motivo è facile da capire: basta guardare le immagini del suo modo totale di farsi possedere dalla musica quando suonava o dirigeva, una “trance” esplosiva che si faceva beffa delle limitazioni impostegli dalla disabilità.

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La sua filosofia, il suo spirito e la musica, sempre

E poi ci sono le sue frasi, che sembrano a posteriori quasi delle didascalie da leggere a commento delle sue esibizioni: “La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme”, “Ascoltate Cajkovskij ad alto volume: l’arte e la bellezza sono contagiose”; e sulla disabilità: “Ho smesso di domandarmi perché. Ogni problema è un’opportunità” oppure “Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”. E poi la bacchetta da direttore d’orchestra: nei concerti, sosteneva, era lei a dar vita a lui e non viceversa.

Dal settembre 2019 aveva dovuto smettere “di fare a botte”, come diceva lui, con il pianoforte, perché le sue mani non gli consentivano più di suonare lo strumento invece amatissimo. Ma la voglia di vivere era rimasta intatta; anche in tempi di emergenza Covid-19 e di quarantena, come pure i progetti per il dopo: “La prima cosa che farò è mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero”.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha così commento la notizia: “Sono rimasto molto colpito dalla prematura scomparsa del maestro Ezio Bosso. Desidero ricordarne l’estro e la passione intensa che metteva nella musica, missione della sua vita, e la sua indomabile carica umana”.

Carica umana che Ezio Bosso traduceva nell’amore per la musica, ma anche in quello per la stessa vita.