La pista che va da Sesto San Giovanni, all’Ecuador e ai narcos albanesi

Lo scorso 9 luglio davanti al locale “Glass cube” di piazza Indo Montanelli a Sesto San Giovanni, durante una rissa tra latinoamericani, un giovane cittadino peruviano era stato aggredito a colpi di mannaia al torace e alle spalle e conseguentemente ricoverato al Niguarda in condizioni critiche per poi essere dimesso giorni dopo con una prognosi di 90 giorni. Altri due ragazzi che erano con lui erano invece stati colpiti con calci e pugni.

I due arrestati, due cittadini ecuadoregni 23enni, sono stati indicati come appartenenti alla pandilla (gang) Latin Kings “Chicago”.

La zona di Sesto San Giovanni è da tempo teatro di attività per questa pandilla; non a caso lo scorso aprile un’operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Milano, aveva portato all’arresto di nove appartenenti alla medesima, tutti tra i 20 e i 36 anni (quattro cittadini ecuadoregni, tre peruviani, un salvadoregno e un argentino) accusati di associazione a delinquere, tentato omicidio, lesioni personali, rissa, danneggiamento, furto aggravato e lancio pericoloso di oggetti.

L’operazione era nata a seguito di indagini relative a un’aggressione avvenuta il 5 marzo 2022 davanti al chiosco “el Asadito” in via Chiese, sempre a Sesto S.G., nei confronti dell’ex capo di una pandilla rivale, la MS13; in quell’occasione i Latin Kings avevano colpito il soggetto in questione, identificato con l’alias “Kamikaze”, con pugni, bottiglie e a colpi di machete su una mano.

Gli stessi membri dei Latin Kings si erano inoltre resi responsabili di due risse avvenute il 30 aprile 2022 in un parco di Brenta e in via Avezzana a Milano (incluso il furto di un monopattino elettrico durante il parapiglia) e il 30 giugno 2022 ad Assago, in entrambi i casi con membri della MS13. Inoltre, la mattina del 6 novembre 2022, alcuni membri dello stesso gruppetto avevano aggredito dei ragazzi latinoamericani non legati ad alcuna pandilla fuori della discoteca “Caffe Glamour” in via Stamira d’Ancona. Uno di loro veniva anche ripetutamente colpito con una pietra al petto, alla nuca e alla fronte mentre era a terra, con conseguente trauma cranico e diverse fratture.

A inizio ottobre sono arrivate le condanne: il 35enne Kleber Miguel Cortez Cortez, alias “Cao”, è stato condannato a due anni con il rito abbreviato, mentre il 27enne peruviano Jhonny Farfan Chavez, alias “Don”, leader della “clica” di Cologno Monzese, ha patteggiato a 3 anni. Le pena più alta, 3 anni e 4 mesi, è invece stata inflitta al 25 enne ecuadoregno Isaac Giovanny Velez Garcia, alias “Chukino”, principale autore dell’aggressione all’esterno del “Caffe Glamour”.

I legami con i Latin Kings in Ecuador e con i narcos albanesi

L’aspetto forse più interessante riguarda però un’intercettazione telefonica del 15 maggio 2022 tra il leader dei Latin Kings Chicago di Milano, “Cao” e un suo connazionale dove si fa riferimento all’omicidio dell’ex leader dei Latin Kings in Ecuador, Manuel Zuniga “Majestic”, ucciso in un agguato a Quito il 14 maggio 2022. Durante la conversazione, Cao afferma che a eseguire l’omicidio sarebbe stato un membro del loro schieramento, vantandosi che l’agguato era avvenuto alle 7 di mattina e lui aveva ricevuto le foto sul suo cellulare dieci minuti dopo il fatto.

Cao faceva poi riferimento a una faida all’interno dei Latin Kings in Ecuador, spiegando al suo interlocutore che la pandilla risultava divisa, che pochi mesi prima l’altro schieramento aveva ucciso un loro “Inca” (capo) e dunque “un Inca per un Inca”. Cao andava oltre e spiegava anche che, secondo voci provenienti dall’Ecuador, a uccidere Majestic sarebbe stato un altro leader degli stessi Latin Kings “Chicago”, indicato come “El Diablo”, alias di Carlos Manuel Macias Saverio. Cao affermava poi che “Majestic comandava, ma quello che effettivamente ammazzava era el Diablo”, arrivando ad ipotizzare che a breve potesse cadere anche quest’ultimo.

Attenzione, perché “El Diablo” Carlos Manuel Macias Saverio è un nome pesante nell’ambito della criminalità organizzata ecuadoregna, indicato da un membro della sua stessa pandilla (alias “Junior”), in un’intervista al quotidiano britannico Daily Mail come uomo di punta in Ecuador per un’organizzazione di narcos albanesi capeggiati da niente meno che Dritan Rexhepi. Secondo l’inchiesta britannica, la cocaina viene caricata sulle navi nel porto di Guayaquil per poi essere trasportata nei porti europei di Rotterdam e Anversa.

Rexhepi era ricercato dalle autorità belghe, albanesi ed anche da quelle italiane in quanto era evaso nel 2011 dal carcere di Voghera dove stava scontando una pena per tentato omicidio ed è stato individuato ed arrestato lo scorso 10 novembre in Turchia.

Va tra l’altro evidenziato che nonostante Rexhepi fosse stato arrestato in Ecuador nel 2015, aveva continuato a gestire i traffici dal penitenziario di Latacunga, mettendosi a capo del cartello albanese “Kompania Bello”. Un aspetto ancora poco chiaro riguarda poi il suo strano rilascio deciso dalle autorità giudiziarie ecuadoregne che nel novembre del 2021 gli avevano concesso un regime di semi-libertà. Rexhepi aveva ovviamente fatto perdere le proprie tracce. La scorsa estate fonti locali avevano ipotizzato che il leader dei narcos albanesi si nascondesse in un lussuoso quartiere non lontano dal porto di Guayaquil, poi però a novembre è arrivato l’arresto in Turchia. Ora resta da capire dove si trovi “El Diablo” che secondo fonti ecuadoregne gestirebbe gli affari nella zona di Duran, a est di Guayaquil.