La nuova Forza Italia dei «nuovi» Berlusconi

«Siete sempre e solo dei poveri comunisti!». Il famoso grido di Silvio Berlusconi è la sintesi perfetta non solo di una opinione personale ma dell’idea politica che ha portato alla nascita di Forza Italia: fermare la sinistra. Vero, in 30 anni le cose cambiano, ma stando alle voci ricorrenti per i pochi politici ed osservatori rimasti a Roma quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi ha davvero del clamoroso: Forza Italia è sempre più attratta dal Pd. O, meglio, la famiglia Berlusconi, nelle persone di Piersilvio e Marina, si sentirebbero più vicine al Nazareno che al duo Meloni-Salvini.
Gli indizi sono molteplici; le recenti dichiarazioni dei due principali eredi del Cavaliere raccontano di aperture, mani tese, convergenze più che con Elly Schlein, con il mondo del Pd più europeista e centrista. In poche parole ad Arcore sarebbero più felici nel rivedere a Roma l’alleanza di centrosinistra che è stata da poco riproposta al Parlamento Europeo piuttosto che quella di centrodestra oggi alla guida di Palazzo Chigi. Facile a dirsi ma difficile, molto difficile, a farsi. Per tutta una serie di motivi.

Il primo è che a Bruxelles il PPE (Partito Popolare Europeo) ha la maggioranza relativa e quindi può dettare le carte a proprio piacimento in qualsiasi trattativa. In Italia invece la situazione non è così rosea, anzi. Nel giorno del voto europeo Forza Italia festeggiava il quasi 10% ottenuto ed il sorpasso sulla Lega. In realtà quel dato era «drogato» dall’alleanza con Noi Moderati ed oggi, nelle ultime rilevazioni, gli azzurri sono dati all’8,8%, 20 punti sotto Fratelli d’Italia. Un abisso.
La seconda ragione, più politica, è che tutta l’operazione prevederebbe, indovinate un po’, la «rinascita del Centro».

La Forza Italia che sognano Marina e Piersilvio avrebbe proprio questo come suo scopo principale: tornare a pensare ad uno schieramenti di centro di peso, in grado di orientare questo o quell’estremo (che sia esso destra o sinistra, anche se tra i due oggi la preferenza è molto netta). Peccato che gli italiani da un decennio hanno bocciato questo progetto preferendo il bipolarismo, destra vs sinistra, dove non ci sono vie di mezzo e ciascuno deve avere il coraggio di decidere dove posizionarsi. E oggi come oggi pensare a Tafani ed i suoi non solo con Elly Schlein ma addirittura con grillini oltre che Verdi e Sinistra è impensabile. Anche perché sono in molti a sospettare che un’eventuale «tradimento» della maggioranza di centrodestra sarebbe visto in maniera molto penalizzante dagli elettori.

C’è però un fattore a vantaggio di tutta questa situazione: il tempo. Lasciate perdere le elezioni regionali, che come racconta il recente passato valgono meno di zero nello scacchiere politico nazionale, le prossime politiche potrebbero davvero essere tra tre anni, a fine legislatura; un lasso di mesi sufficienti per creare le situazioni adatte a cambiamenti e ribaltoni. E non è un caso che in quella direzione centrista si siano mossi anche Renzi e Calenda. C’è poi un altro fattore nemmeno troppo nascosto: il Quirinale. Mattarella, lo sanno tutti, approverebbe senza remore una maggioranza di centrosinistra alla guida del paese e nel caso farà avere il suo appoggio a questa operazione. Con l’ausilio di un punto d’appoggio non da poco. Non è infatti sfuggito agli osservatori più attenti, che le interviste ai due figli del Cav (oltre a quella con Francesca Pascale) siano state concesse e pubblicate dal Corriere della Sera. E se Urbano Cairo, che di Silvio Berlusconi è sempre stato non solo discepolo ma soprattutto ammiratore, avesse deciso di scendere in politica con il suo giornale, la sua tv (La7) e forse persino in prima persona?

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