L’incomunicabilità è il vero destino dell’uomo. In una Milano grigia e socialmente fredda lo scrittore Giovanni e la moglie si rincorrono tra feste senza alcun valore umano e strade dove la nebbia si fatica a vedere. Entrambi alla ricerca di qualcosa che li smuova dal torpore in cui sono caduti troveranno dei flirt amorosi che li lasceranno ancora più vuoti. La base per riprendere a conoscersi passerà attraverso la morte di un amico e quell’allontanamento quasi rassegnato e senza alcuna apparente motivazione.
Sceneggiato dallo stesso Antonioni in collaborazione con Ennio Flaiano e Tonino Guerra La notte è uno dei capolavori totali degli anni sessanta. Il regista ferrarese, qui al suo meglio torna a parlare d’incomunicabilità e lo fa attraverso il viso di un Mastroianni che appare indifferente a tutto. Con la sua recitazione quieta, Marcello riesce a trasmettere anche la noia che si prova nell’essere fedifrago.
Sullo schermo c’è un uomo rassegnato all’apatia svegliato solo dalle parole della figlia di un suo conoscente e dalla prossima e inevitabile perdita di quel compagno benevolo conosciuto molti anni prima. La fotografia sublime di Gianni Di Venanzo fa da cornice a una storia silente che solo nel finale e grazie alla moglie troverà quelle parole in grado di motivare la coppia. Un film completo, in grado di saziare ogni spettatore. A volte le crisi vanno affrontate per ripartire illuminati da un po’ di onestà intellettuale.