Ieri sera, se mai ne avessimo bisogno, abbiamo avuto la riprova di quelle che sono le distanze tra un certo mondo dell’informazione e la gente reale. Distanze ormai insanabili. Al centro di tutto la manovra economica. Fin dalla mattina le trasmissioni di «approfondimento» sono state dedicate alle indiscrezioni e poi, in tarda serata, alle prime notizie arrivate da Palazzo Chigi. Il riassunto delle discussioni è il seguente: se si è un parlamentare della maggioranza o un giornalista di qualche testata vicina al centrodestra il messaggio è «siamo rimasti nei parametri europei e non c’è alcun aumento delle tasse»; se invece si è della parte avversa «il Governo aumenta le tasse e ci saranno tagli alla sanità…». Cose che si ripetono non da anni, da decenni, indipendentemente dal colore e dal partito di chi siede alla guida dell’esecutivo. Chi fa la finanziaria la difende, chi sta all’opposizione la attacca. Sono le regole del gioco. Un gioco però che interessa zero se non meno di zero gli italiani.
Basta ad esempio guardare i dati di ascolto dei programmi che Mediaset, Rai e La7 hanno offerto ieri ai loro telespettatori e incentrati sulla manovra; 4 di Sera (Rete 4) e Otto e Mezzo su La7 hanno avuto insieme 2 milioni ed 800 mila spettatori. I due talk show di prima serata, È sempre Cartabianca e Di Martedì invece hanno avuto 2 milioni e 200 mila spettatori (parliamo di dati medi). Ecco, ora pensate al fatto che gli italiani sono più di 60 milioni e i maggiorenni, o gli elettori, sono oltre 48 milioni. Insomma, alla stragrande maggioranza della manovra e soprattutto delle relative polemiche (sterili) non frega “una beata mazza”.nNon vogliamo dire che sia giusto, e nemmeno dire che sia sbagliato. Diciamo solo che è così. E che forse la politica dovrebbe avere un approccio diverso alla cosa, e lo stesso vale per l’informazione.
Per vocazione e vicinanza preferisco i bar di paese, i mezzi pubblici, le sagre ai salotti eleganti e le feste vip. E questo mi consente di avere il polso di quella che viene definita «pancia» dell’Italia con i problemi concreti, le vere preoccupazioni. Oggi, più della manovra, spaventa la società, soprattutto quella dove crescono i nostri figli (la vera emergenza nazionale, come dimostrano anche recenti fatti di cronaca nera); più che il Frecciarossa in ritardo crea fastidio il disservizio cronico delle linee pendolari; più che l’apertura dell’hot spot in Albania fa paura uscire la sera in molte zone di grandi e piccole città; più che la tassa sugli extra profitti delle banche spaventa il prezzo della frutta e del pane. Populismo? Certo, ma non tutto il populismo è brutto-triste-sbagliato. Soprattutto è il mondo che riguarda il 90% degli italiani.
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