La Guerra in Ucraina: Attacco Multidominio (video)

Dopo il grande attacco di droni su sei regioni russe effettuato nella notte, gli ucraini questa mattina hanno aperto una breccia nella cosiddetta Linea Surovikin, presso l’insediamento di Verbove.  Elementi dell’82° Brigata Ucraina sono stati geolocalizzati in prossimità dell’insediamento di Verbove ed ora sono sotto il fuoco dell’artiglieria russa. La geolocalizzazione non lascia dubbi, queste truppe sono ben oltre la barriera di denti di drago e la grande trincea antitank che compongono la prima struttura della linea russa a difesa del fronte sud ed hanno anche superato le prime trincee poste dietro a questi sbarramenti. Neglii giorni scorsi le immagini satellitari avevano evidenziato come le fortificazioni della Linea Surovikin nei pressi di Verbove fossero meno complete di quelle poste subito a sud di Robotyne, recentemente conquistata dalle truppe di Kyiv.

Il fronte sud non è “in stallo”

Sembrava agli osservatori che i lavori di fortificazione a difesa di quella zona non fossero stati completati e forse era proprio così visto che dopo aver impiegato più di due mesi per conquistare Robotyne – che era formidabilmente difesa – gli ucraini hanno poi impiegato soltanto una settimana a fare breccia nella linea a sud-est di quel centro abitato. Attualmente non siamo in grado di dire se le truppe ucraine segnalate alla periferia di Verbove stiano conducendo un’operazione di ricognizione o siano l’avanguardia di una più massiccia formazione (per ora le immagini filmate ci danno unicamente la visione di truppe di fanteria e non quelle di mezzi corazzati), così come non conosciamo l’entità della breccia che è stata creata sulla principale linea di difesa russa. Inutile quindi azzardare previsioni su quali movimenti gli ucraini abbiano progettato nel caso in cui la frattura nella Linea Surovikin si dovesse ampliare. Una cosa però si può dire: il fronte sud non è “in stallo” come alcuni frettolosi commentatori – di qua e di là dall’Atlantico – avevano ultimamente dichiarato.

La guerra nei cieli

Mentre i russi scatenavano sulla regione di Kyiv un massiccio attacco di missili da crociera Kh-101, Kh-55 e Kh-555 e di droni di “Shahed”, gli ucraini ieri notte hanno intrapreso il più grande attacco di droni sul territorio russo. Il Ministero della Difesa di Mosca parla di sei regioni attaccate, in pratica tutta la grande area nord occidentale che circonda la capitale è stata colpita. Frammentarie ed incomplete per ora le notizie dei danni arrecati: colpito un deposito di carburante a Kaluga, una fabbrica di microelettronica a Bryansk, a Tula sono state filmate delle esplosioni. Certamente l’attacco che ha prodotto i danni più evidenti è stato quello avvenuto nell’aeroporto di Pskov dove, secondo le Agenzie russe, sono stati danneggiati 4 aerei da trasporto truppe Ilyushin-76, ma i filmati ci mostrano almeno due di questi aerei distrutti dalle fiamme.

Al di là dell’entità dei danni subiti, colpisce la dinamica di quanto è avvenuto a Pskov, località situata a circa 730 km in linea d’aria del confine ucraino. L’attacco dimostra ancora una volta come Kyiv abbia ora la tecnologia per colpire molto lontano con i suoi velivoli senza pilota; ma ciò che più sconcerta è la qualità delle difese antiaeree della Federazione Russa. Sembrerebbe che, dopo un viaggio di centinaia di chilometri che si deve essere necessariamente svolto presso il confine occidentale russo, i droni siano giunti pressochè indisturbati su questa struttura militare (sede della 76° Brigata Aviotrasportata di Assalto della Guardia); i filmati evidenziano come la reazione all’attacco sia avvenuta soltanto con l’uso di mitragliatrici; ancora una volta i velivoli militari russi non erano collocati in hangar blindati ma parcheggiati a cielo aperto. Tutto ciò in quello che è l’aeroporto russo in assoluto più vicino ai Paesi del blocco NATO. Si suppone che molti cittadini della Federazione abbiano preso nota degli evidenti problemi che il Cremlino avrebbe in caso di un confronto militare con l’Alleanza Atlantica.

 

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