La guerra del 7 ottobre non è scoppiata per caso

All’indomani delle stragi di Hamas in territorio israeliano, da fonti mediorientali considerate “indipendenti” è stata fornita la seguente narrazione: Hamas, ha attaccato a sorpresa Israele. Hezbollah, che nulla sapeva, presa anch’essa di sorpresa, ha esitato ad attaccare contemporaneamente il territorio israeliano, ma ha iniziato un lancio di missili ridotto a pochi chilometri oltre il confine con lo Stato ebraico per attirare verso di sé parte dell’Esercito con la Stella di Davide con l’intento di scaricare almeno parte della pressione militare su Hamas, ma senza alcuna intenzione di entrare in guerra aperta.

Si noti come in questa descrizione (copiata e incollata dalla stampa internazionale e fatta propria da autorevoli analisti) la casualità sia elevata a origine degli accadimenti. Ne ricaviamo una lettura secondo le quale ciò a cui abbiamo finora assistito sia figlio di una serie di situazioni non previste di fronte alle quali “L’Asse della Resistenza” contro Israele si è trovato di volta in volta a rispondere: Hamas attacca, Hezbollah sostiene, gli Houti reagiscono insieme alle forze filo iraniane in Iraq e Siria; Israele colpisce alti funzionari iraniani e delle organizzazioni sorelle, l’Iran entra in azione… Questa narrazione ci porta per mano ad assistere alle dinamiche classiche di una zuffa di strada: c’è un litigio, parte un pugno, risponde una coltellata, parte la guerra tra le bande, eccetera…

Chi scrive è giunto alla conclusione che non sia andata affatto così. Erano molti i segnali dell’approssimarsi di un conflitto aperto contro Israele e il fatto che quest’ultimo non se ne sia reso conto non rappresenta una controprova. Che Hamas fosse pronto ad attaccare il 7 ottobre era noto ad Hezbollah, a Mosca e a Teheran. Molto probabilmente era noto anche a Doha e ad Ankara. Hezbollah non “ha esitato ad attaccare Israele” il 7 ottobre 2023  perché Hamas ed Hezbollah non hanno mai pensato, nemmeno per un istante, di invadere Israele con una manovra a tenaglia.

Questo avrebbe comportato – al netto della sorpresa iniziale – una battaglia campale per la quale queste formazioni sanno di non essere preparate: Hamas ed Hezbollah non hanno aviazione né battaglioni corazzati; in una guerra aperta contro Israele sarebbero state distrutte. L’ordine di battaglia era che Hamas eseguisse i suoi pogrom rintanandosi poi nella Striscia di Gaza ad attendere la reazione israeliana, reazione che – per essere efficace – avrebbe inevitabilmente comportato molte vittime civili. L’ordine di battaglia per Hezbollah era quello di sottoporre il nord di Israele a bombardamenti volti allo sfollamento delle sue comunità presso il confine, attendendo pazientemente che Israele, per sbloccare la situazione insostenibile, attaccasse il Libano del sud.

Attaccare e poi ritrarsi in un territorio sfavorevole al nemico. Questa è la tattica predisposta e preventivata dall’Asse della Resistenza, la cui guerra ha tre obiettivi:

L’obiettivo militare di dissanguare Israele, militarmente ed economicamente, attraverso una lunga guerra di attrito.

L’obiettivo politico di far crollare la simpatia verso Israele a livello mondiale.

L’obiettivo politico-militare di dividere Israele dai suoi alleati storici.

Per raggiungere questi ultimi due obiettivi è necessario che ad apparire come “attaccante” sia Israele. Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano hanno usato la stessa metodologia:  colpire e poi ritirarsi in un territorio abitato da comuni cittadini in cui sanno muoversi perfettamente. Tentare di sconfiggere Hamas a Gaza oppure Hezbollah in Libano comporta necessariamente il danno collaterale di colpire gli scudi umani dietro ai quali queste organizzazioni si nascondono. Così – nell’inevitabile e pur necessaria cronaca quotidiana – a fare notizia è Israele che distrugge Gaza, Israele che colpisce Beirut e invade il Libano; così gli orrori dei pogrom del 7 ottobre 2023 vengono dimenticati, spinti indietro e lontano nella memoria del cittadino comune dagli aggiornamenti sui bombardamenti, sulle vittime civili, sulla disgraziata sorte degli sfollati, a Beirut così come nella Striscia. È un sistema che funziona ed è stato studiato, preparato e finanziato in ogni minimo dettaglio con anni di anticipo. No, la guerra che stiamo osservando non è scoppiata per caso.

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