La Guerra all’Isis e quella ad Hamas: due Pesi e due Misure

La strage portata dagli islamisti dello Stato Islamico alla discoteca Bataclan di Parigi (Novembre 2015) inorridì l’opinione pubblica. La necessità di rovesciare il Califfato Islamico che l’ISIS aveva creato tra Siria ed Iraq divenne impellente, perché era da quel territorio che si organizzavano gli attentati firmati dallo Stato Islamico. Gli eserciti della coalizione internazionale (formata da 23 Paesi, tra cui l’Italia) si trovarono a combattere una formazione terroristica che resisteva nelle città facendosi scudo dei civili. E’ banale sottolineare le similitudini con quanto accade oggi tra Hamas ed Israele. Se le conquiste sul terreno che portarono al rovesciamento del Califfato dell’ISIS furono opera principalmente della fanteria irachena e curdo-siriana, l’opera dell’artiglieria e dell’aviazione fu a carico della Coalizione Internazionale. Cioè dei “nostri” eserciti.

Ecco il risultato dei bombardamenti della Coalizione Internazionale a Mosul e Raqqa

Il numero di vittime collaterali, cioè di civili morti a Mosul, è stimato intorno ai 10.000/11.000. Tra i 1.200 ed i 1.600 è calcolato il numero delle vittime civili a Raqqa. Si noti bene che qui vengono prese ad esempio soltanto queste due città, ma furono molti e molti di più gli insediamenti a cui toccò un simile trattamento nel corso della Guerra allo Stato Islamico.Nell’ordine delle centinaia di migliaia fu il numero dei profughi in fuga dai centri urbani durante la presa del Califfato.

Eppure, all’epoca, non ci furono risoluzioni dell’ONU che richiedevano un cessate il fuoco immediato, né cosiddette pause umanitarie. Non ci furono Presidenti dell’Assemblea delle Nazioni Unite che pubblicamente condannarono con forza: “Le azioni dell’Isis , ma anche i bombardamenti della Coalizione Internazionale su Mosul (o su Raqqa)”. Non ci furono dichiarazioni di esponenti politici che chiedevano a gran voce alla Coalizione Internazionale di contenere la loro azione, né Presidenti di questo o quel Paese che ricordassero alla Coalizione la necessità di seguire le regole internazionali di guerra. Tantomeno la Coalizione Internazionale venne accusata di perpetrare crimini di guerra.

Anche l’atteggiamento della stampa a grande diffusione fu differente. Chi scrive ha dato una scorsa alle cronache della presa di Mosul e di Raqqa. Le immagini che venivano presentate erano principalmente quelle degli eserciti – più o meno festanti – che avevano a duro prezzo strappato le città all’ISIS. Le notizie sui civili innocenti uccisi dai bombardamenti erano a volte riportate, ma in modo anodino; una delle tante informazioni su cosa stava accadendo e nulla più. A titolo di esempio si cita qui un articolo de “La Repubblica” del 17.10.2017. Sotto il titolo: “Espugnata Raqqa” troviamo l’immagine di una combattente curda con bandiera che sorride felice. Verso la fine dell’articolo si fa riferimento in questo modo ai civili uccisi: “Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, la battaglia per la liberazione di Raqqa ha avuto un costo altissimo in termini di vite umane: 3.250 morti, di cui 1.130 civili. (…) Secondo l’osservatorio, “altre centinaia di persone mancano ancora all’appello e potrebbero essere rimaste sepolte vive nelle loro case” durante i bombardamenti aerei della Coalizione anti-Isis”.”

Punto e a capo, nessun commento del giornalista. Sempre nello stesso articolo si citano i civili sfollati: “C’è poi la triste condizione in cui versano i civili fuggiti da Raqqa mentre da inizio giugno infuriavano i combattimenti. Si tratta di circa 270mila persone ora ospitate in campi profughi (…) Dove, denuncia Sonia Khush, direttrice per la Siria di Save The Children, “non ci sono abbastanza cibo, acqua e medicinali”. L’appello di Khush è a “non dimenticarli”.”  Punto e a capo, nessun commento del giornalista sulla “triste condizione”.

Le immagini della distruzione delle città in mano all’ISIS possono farci riflettere su quale enorme problema, in termini di vittime collaterali, sia combattere un nemico in un centro urbano. Allo stesso modo, le diverse reazioni della politica e le diverse rappresentazioni della guerra nei mezzi di informazione di massa, tra quanto accadde a suo tempo tra la “i nostri eserciti” – cioè la Coalizione Internazionale – e l’ISIS, e quanto accade oggi tra Israele ed Hamas, possono suscitare riflessioni sui motivi che hanno portato a quella che allo scrivente pare una evidente disparità di orientamento. Al lettore di trarre le proprie conclusioni.

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