La drammatica vicenda di Alex Pompa: tra paura, sofferenza e legittima difesa

In appello, nel 2023, Alex Pompa fu condannato a 6 anni, due mesi e venti giorni per omicidio volontario.

Alex Pompa

Il caso di Alex Pompa, un giovane di 22 anni assolto in appello dall’accusa di omicidio volontario per aver ucciso il padre nel 2020, rappresenta una storia di dolore, paura e resistenza in un contesto familiare segnato da violenza e oppressione. Una vicenda che non può essere letta solo attraverso le fredde pagine di una sentenza, ma che richiede di calarsi nelle profonde ferite psicologiche e nel clima tossico che hanno condotto a un atto estremo.

Alex Pompa: un contesto familiare insostenibile

Giuseppe Pompa, padre di Alex, è stato descritto durante il processo come un uomo irascibile e ossessivo, capace di trasformare la quotidianità familiare in un incubo costante. L’ossessione patologica per la moglie Maria si manifestava in controlli esasperanti, culminati quel tragico giorno con ben 101 telefonate per un saluto ritenuto “sospetto”. Un gesto di gelosia che è solo la punta dell’iceberg di un comportamento violento e prevaricatore, che aveva reso la vita di Alex e della sua famiglia insopportabile.

In questo clima, la tensione era palpabile. Non si trattava solo di litigi, ma di una paura quotidiana per la propria incolumità. La violenza psicologica e fisica del padre era il perno di un ambiente in cui Alex, pur giovane, si trovò costretto a farsi scudo per proteggere chi amava.

La notte dell’orrore

La sera del 30 aprile 2020, nella casa di Collegno, tutto è precipitato. Secondo le testimonianze, l’ennesima lite stava per degenerare in tragedia. Giuseppe Pompa minacciava la moglie ei figli, alimentando un crescendo di violenza che avrebbe potuto portare a un massacro. Alex, terrorizzato e schiacciato da una pressione insostenibile, ha reagito. Con un coltello, ha colpito il padre per difendere sua madre e sé stesso.

Trentaquattro coltellate, un numero che da solo esprime l’angoscia e il caos psicologico di quei momenti. Un giovane, sopraffatto dalla paura, che ha agitato non per odio, ma per disperazione, per sopravvivere a una minaccia tangibile e immediata.

Il lungo calvario giudiziario di Alex Pompa

Dopo quel tragico evento, Alex ha chiamato i carabinieri, confessando tra le lacrime ciò che era accaduto. “Voleva ucciderci tutti. Quando l’ho visto andare verso la cucina, l’ho solo anticipato”, ha raccontato. Parole che testimoniano il livello di terrore che lo aveva spinto a compiere un gesto così drammatico.

Nonostante l’assoluzione in primo grado, il processo d’appello del 2023 aveva ribaltato la sentenza, condannando Alex a 6 anni e 2 mesi di carcere. Solo grazie all’intervento della Cassazione, che ha riconosciuto la necessità di rivalutare il contesto familiare e lo stato psicologico del giovane, il caso è tornato davanti alla corte di assise di appello di Torino. La nuova sentenza ha assolto Alex, riconoscendo l’atto come legittima difesa.

Le ferite invisibili

Dietro la parola “assoluzione” c’è una vita spezzata. Alex non ha ancora potuto vivere pienamente la sua giovinezza, intrappolato in un dramma familiare prima e in un calvario giudiziario poi. Le sue parole, semplici e toccanti – “Devo metabolizzare. Festeggerò con Zoe, la mia cagnolina” – rivelano una fragilità che è il riflesso di anni di sofferenza.

Il messaggio di una tragedia

Il caso di Alex Pompa è un grido di allarme contro la violenza domestica e le sue conseguenze devastanti. Racconta di un ragazzo che, sopraffatto da anni di tensione e terrore, ha trovato il coraggio di agire per proteggere la madre. Una scelta estrema, figlia di un contesto che non gli ha lasciato alternativa.

Ora, Alex deve poter ricostruire la sua vita. Come ha detto il suo avvocato, “Alex deve essere lasciato in pace”. La sua storia, però, resta un monitor per la società, affinché nessuno debba più vivere in una prigione fatta di paura e soprusi. Una tragedia che, pur nel dolore, ci spinge a riflettere sull’importanza di ascoltare, proteggere e intervenire prima che sia troppo tardi.