Kursk come Černobyl’! L’AIEA lancia l’allarme

Se gli Stati Uniti revocassero le restrizioni sull’uso di armi avanzate IN RUSSIA, le conseguenze sarebbero tragicamente prevedibili

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha lanciato un allarme preoccupante riguardo la situazione nella regione russa di Kursk, dove i combattimenti tra forze russe e ucraine minacciano gravemente la sicurezza nucleare. Martedì 27 agosto, il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi, ha visitato la centrale nucleare di Kursk su richiesta delle autorità russe, confermando i timori di un possibile incidente nucleare. “Esiste un pericolo reale”, ha dichiarato Grossi, dopo aver riscontrato “tracce di attacchi di droni” sul territorio della centrale, aggiungendo che l’impianto sta funzionando “quasi normalmente”, una situazione che paradossalmente aggrava ulteriormente i rischi.

Rafael Grossi, il direttore generale dell’AIEA, in visita alla centrale russa nella regione di Kursk.

Durante la sua ispezione, Grossi ha sottolineato l’importanza di mantenere il dialogo con tutte le parti coinvolte, evidenziando che i combattimenti si stanno svolgendo a pochi chilometri dalla centrale. “Non possiamo separare ciò che abbiamo visto qui dalle recenti azioni militari”, ha affermato, lanciando un appello alla comunità internazionale affinché si concentri sulla necessità di proteggere questo e altri impianti nucleari in zone di conflitto.

Il rischio di una catastrofe nucleare è reale. Grossi ha annunciato che la prossima settimana si recherà a Kiev per incontrare il presidente ucraino Zelenskij, ribadendo l’importanza di mantenere aperto il dialogo tra le due nazioni in guerra.

Grossi ha poi annunciato che la prossima settimana si recherà a Kiev per incontrare il presidente ucraino Zelenskij, ribadendo l’importanza di mantenere aperto il dialogo tra le due nazioni in guerra. Secondo quanto riportato da Reuters, Grossi ha dichiarato che l’impianto di Kurčatov, situato nella regione di Kursk, è estremamente vulnerabile, soprattutto perché, a differenza di altre centrali, non dispone di una cupola protettiva. Questa caratteristica lo rende simile alla centrale di Černobyl, nota per il disastro nucleare del 1986, ma con la differenza che il sito di Kursk non dispone di protezioni contro attacchi esterni. “Un proiettile o qualsiasi impatto esterno sul nucleo di questo reattore potrebbe causare un incidente nucleare, con potenziali rilascio di radiazioni”, ha avvertito Grossi.

Il discorso del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin sul canale Rossija24, durante il quale ha imputato all’Ucraina il tentativo di attaccare la centrale nucleare di Kursk.

Il contesto di questa crisi è ulteriormente complicato dalle accuse mosse dal presidente russo Vladimir Putin, il quale ha imputato all’Ucraina il tentativo di attaccare la centrale nucleare di Kursk, sebbene non siano state fornite prove concrete a supporto di queste affermazioni. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa russa TASS, le forze di sicurezza russe hanno affermato che, nella notte del 22 agosto, un drone kamikaze ucraino è stato abbattuto nelle vicinanze dell’impianto di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito della centrale di Kurčatov. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zacharova, ha definito questo tentativo un “atto di terrorismo nucleare” e ha sollecitato una risposta immediata da parte dell’AIEA.

La centrale di Kurčatov, nella regione di Kursk, in Russia.

La centrale nucleare di Kursk, una delle più grandi in Russia, è dotata di quattro reattori, due dei quali sono ancora operativi nonostante i combattimenti intensificati nella regione. L’8 agosto, Rosatom, l’agenzia nucleare russa, ha dichiarato che sul territorio della centrale sono stati ritrovati frammenti di missili abbattuti, segno tangibile del pericolo imminente. D’altra parte, le autorità ucraine hanno negato di aver pianificato attacchi contro la centrale nucleare di Kursk, ribadendo la loro volontà di evitare qualsiasi azione che potrebbe mettere a rischio la sicurezza nucleare.

Oleksandr Syrskij, comandante in capo dell’AFU, aggiorna sulla situazione a Kursk. Stando a quanto da lui riportato, le truppe ucraine sarebbero avanzate per oltre 30 chilometri ed avrebbero catturato circa 600 soldati russi.

Parallelamente, la situazione militare nella regione di Kursk si fa sempre più complessa. Dal 6 agosto, le Forze Armate Ucraine (AFU) hanno avviato un’operazione offensiva su larga scala, conquistando oltre 1.250 chilometri quadrati di territorio e quasi un centinaio di insediamenti. Il comandante in capo dell’AFU, Oleksandr Syrskij, ha dichiarato che le forze ucraine sono avanzate per più di 30 chilometri all’interno del territorio russo, catturando circa 600 soldati russi. In questo contesto di guerra, il presidente ucraino Zelenskij ha annunciato il successo del test del primo missile balistico di fabbricazione nazionale e ha rivelato l’uso di caccia F-16 per respingere i recenti attacchi aerei russi.

Secondo quanto riportato dal sito americano Politico, le autorità ucraine starebbero preparando un elenco di obiettivi a lungo raggio in Russia, pronti per essere colpiti qualora gli Stati Uniti dovessero revocare le restrizioni sull’uso di armi avanzate.

La centrale nucleare di Černobyl, teatro del disastro del 1986, ci ricorda tragicamente cosa può accadere quando la sicurezza nucleare viene compromessa. Un monito per il presente, mentre i rischi a Kurčatov aumentano.

L’allarme lanciato dall’AIEA non deve essere sottovalutato. La fragilità della centrale nucleare di Kursk, combinata con l’intensificarsi dei combattimenti nella regione, rappresenta una minaccia concreta non solo per la Russia e l’Ucraina, ma per l’intera comunità internazionale: vi è il rischio di replicare una seconda Černobyl’. Grossi ha ribadito che la sicurezza nucleare deve rimanere una priorità assoluta e che è necessario un intervento immediato per evitare una catastrofe di proporzioni incalcolabili.

Cosa succederebbe se gli Stati Uniti revocassero le restrizioni? La risposta è ormai tristemente nota.