Kiev di nuovo sotto attacco: il mondo teme un’escalation nucleare

Tra droni e missili, la capitale ucraina resiste, ma il timore di un'escalation nucleare cresce. Zelenskij chiede un intervento urgente degli alleati occidentali per fermare la Russia

La cosidetta 'triade nucleare russa' include sottomarini con missili balistici (SLBM), missili balistici intercontinentali (ICBM) e bombardieri strategici come il Tu-95 MS e il Tu-160, tutti capaci di trasportare armi nucleari.

Nelle prime ore di questa mattina, Kiev si è trovata nuovamente sotto un pesante attacco aereo russo. Droni e missili hanno colpito la capitale ucraina, in un’operazione militare che sembra non avere fine. La difesa aerea ucraina è riuscita a distruggere la maggior parte degli ordigni, prevenendo vittime e limitando i danni materiali. Tuttavia, l’angoscia e la paura sono ormai parte della vita quotidiana per milioni di persone, mentre il conflitto continua a intensificarsi.

Kiev sotto attacco. Foto di repertorio.

È oramai palese che il conflitto in Ucraina sta assumendo una dimensione globale, e il rischio di un’escalation nucleare non può più essere ignorato. La Russia, infatti, possiede un arsenale nucleare tra i più grandi al mondo, secondo solo a quello degli Stati Uniti. Con circa 4.380 testate nucleari operative e un programma di modernizzazione avanzato, Mosca sta inviando un messaggio chiaro e inquietante al mondo intero. Questi dati sono stati recentemente confermati dal rapporto annuale del Bulletin of the Atomic Scientists, un’organizzazione indipendente con base negli Stati Uniti che monitora la proliferazione nucleare e altre minacce globali.

Ecco alcuni numeri chiave sull’arsenale nucleare russo – aggiornati da Bulletin of the Atomic Scientists al 2024 – che ne delineano la posizione dopo gli Stati Uniti: testate nucleari totali: circa 5.580, di cui circa 4.380 pronte per l’uso su vari vettori strategici e tattici; testate strategiche schierate: circa 1.710, suddivise tra missili balistici intercontinentali (870), sottomarini nucleari (640) e bombardieri pesanti (200). Inoltre, testate tattiche: circa 1.558 testate non strategiche.

Dopo oltre due anni e mezzo di conflitto, senza alcun compromesso in vista per la pace, sorge una domanda inquietante: ci si sta dirigendo verso un’escalation nucleare?

Il presidente Zelenskij è ben consapevole della minaccia nucleare russa e sa che, nonostante gli sforzi eroici delle forze ucraine, contro un potenziale attacco nucleare non ci sono difese convenzionali che possano realmente fermare la Russia. Per questo, il presidente ucraino sta esercitando una forte pressione sui suoi alleati occidentali, soprattutto sugli Stati Uniti, affinché aumentino il loro sostegno.

Nella giornata di ieri, Zelenskij ha lanciato un appello urgente agli alleati occidentali, chiedendo l’istituzione di una no-fly zone e l’invio di armi a lungo raggio per fermare i bombardamenti russi, sottolineando che non ci devono essere restrizioni nell’uso delle armi per difendere l’Ucraina.

 

Zelenskij, nella giornata di ieri, ha lanciato un appello disperato ai suoi alleati occidentali, sottolineando l’urgenza di agire. “L’America, la Gran Bretagna, la Francia e altri partner hanno la forza per aiutarci a fermare il terrorismo. Abbiamo bisogno di soluzioni”, ha dichiarato il leader di Kiev. L’Ucraina ha già fatto pressione sugli alleati europei affinché istituiscano una no-fly zone nella parte occidentale del Paese, utilizzando sistemi di difesa aerea dispiegati nelle vicine Polonia e Romania. Inoltre, ha formulato una richiesta ferma e chiara: “I difensori della vita non possono avere restrizioni sulle armi quando la Russia usa le proprie armi di tutti i tipi, dai droni Šahed alle armi balistiche della Corea del Nord”. E ha ribadito, con il supporto del premier ucraino Denis Šmygal’, la necessità di armi a lungo raggio e dell’autorizzazione a colpire obiettivi russi: “Per fermare i bombardamenti contro le città ucraine, è necessario distruggere i luoghi da cui vengono lanciati i missili”.

Il premier ucraino Denys Shmyhal ha dichiarato: “Per fermare i bombardamenti contro le città ucraine, è necessario distruggere i luoghi da cui vengono lanciati i missili”.

La richiesta di Zelenskij non è casuale: solo un mese fa, gli Stati Uniti hanno messo in allerta le loro basi militari in Europa per la prima volta in dieci anni, segno evidente di come la situazione possa ulteriormente degenerare. Ma c’è un altro aspetto che rende la situazione ancora più complessa: l’economia russa, nonostante le sanzioni e la pressione internazionale, si è dimostrata sorprendentemente resiliente. Zelenskij potrebbe sperare che un collasso economico della Russia possa indebolirne la capacità bellica, ma la realtà sembra ben diversa. Mosca è riuscita a mantenere una certa stabilità economica, e questo rafforza ulteriormente la sua posizione nel conflitto. Il potere economico russo, unito alla sua potenza nucleare, rende ogni tentativo di risoluzione del conflitto una sfida estremamente difficile per l’Ucraina e i suoi alleati.

Il mondo si trova a un bivio molto pericoloso. Ogni decisione, ogni mossa diplomatica o militare potrebbe determinare il destino non solo dell’Ucraina, ma dell’intera umanità. Mentre i leader internazionali cercano una via d’uscita, il timore di un conflitto nucleare cresce, e con esso la consapevolezza che gli attacchi di oggi potrebbero essere solo un assaggio di ciò che potrebbe accadere in futuro. La speranza è che, in qualche modo, prevalgano le trattative di pace e si riesca a evitare il peggio, ma finché la minaccia nucleare persiste e l’economia russa resta forte, nessuno può sentirsi al sicuro.