Juventus: la responsabilità amministrativa di cui non si parla

Che fine ha fatto la responsabilità amministrativa della Juventus nell’ambito dell’inchiesta penale denominata “Prisma”? Già, perché il mese scorso i media nostrani hanno riportato all’unisono che i pm romani (i quali hanno sostituito quelli torinesi a seguito del pronunciamento della Corte di Cassazione sulla competenza territoriale) hanno chiesto il rinvio a giudizio per alcuni esponenti della società torinese (tra cui spiccano i nomi dell’ex presidente Andrea Agnelli, dell’ex vice Pavel Nedved e degli ex dirigenti Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene) ma nulla è stato riferito sulla citata responsabilità amministrativa del club. Ci riferiamo, segnatamente, alla responsabilità che incombe “in proprio” sulle persone giuridiche nel caso in cui dipendenti/dirigenti/amministratori commettano determinati reati che avvantaggino l’ente di cui fanno parte. Nella fattispecie, i reati contestati ai dirigenti in questione sono quelli di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni, i quali risultano essere tra quelli per i quali “scatta” anche la citata responsabilità amministrativa del club in base a quanto previsto dalla legge 231 del 2001.

In particolare, come noto, gli inquirenti ipotizzano plusvalenze fittizie nonché irregolari manovre sugli stipendi dei calciatori durante il periodo pandemico volte ad “aggiustare” il bilancio della società. Orbene, i pm torinesi avevano a suo tempo non soltanto contestato espressamente alla Juventus la responsabilità per i suddetti reati (si veda il comunicato stampa del 25.10.2022) ma ne avevano chiesto il rinvio a giudizio (con tanto di udienza preliminare tenutasi davanti al GIP del Tribunale di Torino, il quale, come noto, dopo alcune sedute, rimise preliminarmente in capo alla Cassazione la questione della competenza territoriale che venne trasferita a Roma).Orbene, se in quel periodo i media ne avevano dato il giusto risalto, adesso però tacciono. In sostanza, allo stato attuale, stando alle notizie fin qui riportate dalle testate nostrane, non è dato sapere se tale responsabilità amministrativa del club sussista ancora o se essa sia in qualche modo venuta meno. La questione non è assolutamente banale ed anzi è certamente rilevante poiché, per i reati in contestazione, il club potrebbe andare incontro ad una pena pecuniaria fino ad un massimo di tre milioni e mezzo di euro (circa), oltre che ad alcune sanzioni interdittive previste specificatamente per il reato di false fatturazioni (per un resoconto dettagliato sulla tipologia di sanzioni – pecuniarie ed interdittive – leggi qui)

In particolare, tra le sanzioni interdittive spicca il “divieto di pubblicizzare beni e servizi”. Ciò significa che, in caso di condanna per il reato di false fatturazioni (art.25 quinquiesdecies legge 231/01), la Juventus rischierebbe di incorrere in seri problemi con i propri “sponsor” non potendone pubblicizzare (per un periodo che comunque non potrebbe superare i due anni) i prodotti ovvero i servizi dei propri partners con comprensibili ricadute – in negativo – sul piano economico. Evidenziata l’importanza della sussistenza o meno dell’ipotesi accusatoria riguardante la società torinese prevista dalla legge 231 del 2001, va detto che con un comunicato stampa del 17 luglio scorso, la Juventus ha in effetti dato atto di aver ricevuto (tramite i propri legali) la notifica della richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pm capitolini per i reati sopra indicati (clicca qui per visualizzare il comunicato).Tale richiesta di rinvio a giudizio della società bianconera era peraltro pressoché scontata visto che essa era stata preceduta da un avviso di conclusioni delle indagini preliminari di cui il club aveva dato atto con un proprio comunicato del 22/12/2023 (clicca qui per leggerlo).

Per completezza d’informazione va tuttavia detto che soltanto sedici giorni prima di tale ultima data (ovvero il 6 dicembre 2023) il club aveva invece dato atto di non essere indagato per i reati in questione (clicca qui per leggere il comunicato).

Alla luce di questi comunicati (in particolare quello del 17/7/24) appare davvero strano che i media non abbiano fatto alcun cenno circa l’avvenuta richiesta di rinvio a giudizio del club torinese, riferendo soltanto – come già rimarcato – del chiesto rinvio a giudizio per alcuni suoi  (ex) dirigenti. Appurato che la richiesta in questione riguarda anche la società bianconera, va tuttavia osservato che sarà comunque il GIP presso il Tribunale di Roma a decidere, all’esito dell’udienza preliminare, se in base agli elementi probatori raccolti, il club dovrà essere processato o meno per i reati di che trattasi. Chiarito ciò, un opportuno accenno va fatto rispetto alla posizione di “responsabile civile” che il club torinese assumerebbe rispetto alle richieste risarcitorie che verrebbero avanzate dalle parti civili nei confronti dei dirigenti eventualmente rinviati a giudizio. È bene a tal proposito sottolineare che tale posizione prescinderebbe dall’imputazione della società ai sensi della legge 231/01, essendo quest’ultima del tutto autonoma.

Quale responsabile civile, il club bianconero sarebbe difatti legalmente obbligato a risarcire i soggetti danneggiati da questi reati previa idonea dimostrazione, da parte di costoro, di aver subito dei danni e rispetto a ciò nessuna refluenza avrebbe l’esito del procedimento penale in ipotesi pendente in capo al club ai sensi della legge 231/01.

In tal senso, va evidenziato che dinanzi al GIP di Torino (o meglio dinanzi al Giudice dell’Udienza Preliminare) si erano già costituiti quali parti civili le autorità di vigilanza (Consob), le associazioni esponenziali di interessi diffusi e collettivi (Codacons e Associazione Consumatori) nonché alcuni azionisti ed è logico ritenere che tali soggetti, che assumono essere danneggiati dai citati reati, si costituiranno nuovamente parte civile dinanzi al GUP di Roma non appena verrà fissata la data dell’udienza (che probabilmente potrebbe celebrarsi entro la fine del corrente anno). Infine, un ultimo accenno va fatto con riferimento al filone d’inchiesta concernente il bilancio del club bianconero chiuso al 30 giugno 2022 (di cui la società torinese da atto nel suindicato comunicato stampa del 6/12/2023), il quale è tuttora al vaglio degli inquirenti. Se anche in relazione a detto bilancio i pm capitolini dovessero riscontrare ipotesi di reato analoghe a quelle già contestate avuto riguardo ai bilanci degli anni precedenti, ciò comporterebbe un ulteriore problema per la Juventus non soltanto sul fronte penale ma anche su quello sportivo, atteso che la società bianconera potrebbe essere chiamata a rispondere per fatti costituenti illeciti disciplinari non ancora presi in considerazione dalla giustizia sportiva italiana (e quindi non coperti dalle sentenze e dal patteggiamento a suo tempo posto in essere con la Procura Federale).

Per la medesima ragione si potrebbe inoltre aprire una nuova inchiesta da parte della UEFA per l’eventuale violazione delle proprie regole finanziarie. A conferma di ciò si consideri che la Juventus ha definito in maniera tombale la sua posizione sul piano sportivo con riguardo agli illeciti disciplinari contestati con riferimento ai bilanci fino al 30/6/2021. Con riguardo al bilancio chiuso al 30/6/2022 resterebbe pertanto aperta la possibilità per la giustizia sportiva domestica (e per la UEFA) di procedere all’applicazione di nuove sanzioni. In definitiva sono diversi i fronti rispetto ai quali la Vecchia Signora potrebbe essere chiamata a difendersi. Il tempo ci dirà, ovviamente, l’esito delle battaglie legali che ne potrebbero conseguire per il club bianconero.

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