George Foreman era un pugile potentissimo, arrivò ad essere campione del mondo dei pesi massimi senza aver mai combattuto per più di cinque riprese, semplicemente i suoi avversari andavano al tappeto prima. Quando venne disputato l’incontro per il titolo con Mohammed Alì questi disse che il suo obiettivo era portare Foreman oltre la quinta ripresa, in questo modo Foreman sarebbe entrato in un mondo sconosciuto, mai incontrato precedentemente, e questo lo avrebbe psicologicamente indebolito. La storia militare di Israele assomiglia un po’ a quella di Foreman: ha combattuto molte guerre e le ha vinte tutte in breve tempo.
L’attuale guerra si prospetta però molto più lunga delle precedenti. E’ una guerra in qualche modo “nuova” ed Israele la affronta con un esercito di minuscole dimensioni. Israele è un Paese piccolo, con un piccolo numero di abitanti e conseguentemente ha in dotazione un piccolo esercito. Citare le forze israeliane indicando le Divisioni impiegate non rende l’idea della consistenza delle sue forze di terra. Come la maggior parte degli eserciti moderni l’esercito israeliano è organizzato per Brigate. Israele ha in tutto 9 Brigate professionali, la cui consistenza ammonta a circa 2.000 uomini per una Brigata di fanteria mentre è di circa 1.000 uomini per una Brigata Carri. Certo, Israele in caso di guerra aperta potrebbe essere in grado di mobilitare fino a 23 Brigate di riservisti, ma non si possono paragonare le Brigate regolari con le Brigate di soldati della riserva.
Gaza non è un semplice luogo geografico, Hamas ha trasformato Gaza in una grande base terroristica collocata in uno spazio urbano denso che beneficia della copertura di più di un milione di scudi umani; in questo spazio si muove un esercito senza divisa che conosce il territorio palmo a palmo e può contare su una rete di appoggio di difficile identificazione. La recente liberazione di Noa Argamani ha dimostrato come alcuni ostaggi vengano tenuti prigionieri presso “normali” famiglie – moglie, marito, figli, nonni che vivono insieme in una qualsiasi abitazione civile – che in nulla si distinguono dalle altre. Non è immaginabile che una Brigata della riserva possa condurre in prima persona una penetrazione in un territorio così complesso; solo le Brigate professionali sono deputate a combattere le battaglie di prima linea a Gaza, mentre le Brigate dei riservisti possono successivamente tenere il controllo su quei territori che queste hanno già conquistato.
Esistono poi le “Brigate di Addestramento”, sono Brigate combattenti a tutti gli effetti ma che – per le loro caratteristiche – possono essere utilizzate in prima linea per non più tre settimane. Quando Israele ha recentemente attaccato la parte meridionale di Jabalia lo ha fatto con sole tre Brigate, ma una di queste era la 460° Brigata, la quale, essendo appunto una Brigata di Addestramento, dopo un certo periodo è stata obbligatoriamente ritirata. A quel punto l’intera operazione ha dovuto essere sospesa.Come detto, le Brigate professionali dell’Esercito con la Stella di Davide sono in tutto 9, e devono dividersi su due fronti, quello con l’Hezbollah libanese a nord e quello con Hamas nella Striscia di Gaza.
Stiamo parlando di 15/18.000 combattenti professionali in tutto. In una guerra lunga mesi, come quella a cui stiamo assistendo, queste Brigate necessitano di una rotazione continua per poter avere almeno alcuni periodi in cui riprendere fiato. Per quanto si è stati in grado di ricostruire, una settimana fa operavano a Rafah la 401° Brigata, la Brigata Givati, la Brigata Nahal, la Brigata Commando (89) e la Brigata Negev, che però è una Brigata della Riserva. A Gaza centrale operavano la 7° e 35° Brigata e la Brigata Kfir appoggiate dalle Brigate della Riserva Carmeli e 679. Dunque 10 Brigate in tutto, per una consistenza totale che è stata valutata in meno di ventimila uomini. Pochi per la sfida che hanno di fronte, pochissimi se paragonati con il numero di truppe usato a suo tempo in altre battaglie urbane. Con queste consistenze numeriche la guerra in corso per Israele non può che prospettarsi come una guerra di lunga durata. In questo senso, per chi scrive, è difficile immaginare che con questi numeri lo Stato ebraico possa attualmente aprire un secondo fronte a nord contro l’Hezbollah libanese mentre è impegnato in battaglia contro Hamas a Gaza.
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