C’è stata una guerra tra Israele ed Hezbollah però il cessate il fuoco Israele lo ha sottoscritto con il Libano. Già questa stranezza ci indica quanto arabescato sia l’accordo di tregua a cui si è giunti. Comunque sia, qual è il cuore dell’accordo? Il cuore dell’accordo è: “Ritorniamo alla risoluzione ONU numero 1701 del 2006, solo che questa volta la applichiamo sul serio”.
In sintesi: la Risoluzione 1701/2006 ordinava che Hezbollah non potesse schierare i suoi miliziani oltre il fiume Litani, cioè a dire nel sud del Libano, presso il confine con Israele. Da allora, e per 18 anni, 10.000 militari dell’ONU sono rimasti in quella zona con il solo compito di “monitorare” la situazione mentre l’esercito libanese avrebbe avuto il compito di agire nel caso Hezbollah avesse oltrepassato il Litani. Sappiamo che né l’UNIFIL né l’Esercito libanese hanno combinato alcunché.
Perché ciò che non ha funzionato tra il 2006 e il 2024 dovrebbe funzionare oggi? Il Libano è cambiato? L’Esercito libanese è cambiato? Sì. In peggio. Hezbollah in questi ultimi 18 anni ha aumentato la sua forza politica, economica e militare in Libano e lo controlla molto piú di allora. L’Esercito libanese è sempre più povero e per Hezbollah, che è sempre più ricca, e più facile comprare delle fedeltà al suo interno. Per contro, se Israele nel 2006 diffidava di UNIFIL e delle autorità civili e militari libanesi, oggi – dopo tutto quanto è accaduto – non crede a una sola parola di quanto i presunti esecutori della Risoluzione 1701 dicono. Ma gli estensori del trattato riguardante l’attuale cessate il fuoco ci spiegano che questa volta tutto funzionerà perché a far rispettare le regole ci sarà ora un super-monitoraggio di cui si sono fatti garanti Stati Uniti e Francia. Come avverrà il super-monitoraggio franco-statunitense? Verranno schierate sul campo delle truppe di questi due Paesi? Certamente no. Il testo dell’accordo di cessate il fuoco ci dice che ci sarà un “Meccanismo” – nel testo leggiamo: “ hereinafter: “the Mechanism” “ – “guidato da UNIFIL, presieduto dagli Stati Uniti e che includerà la Francia, il quale monitorerà, verificherà e darà assistenza per assicurare che le regole (del cessate il fuoco) vengano messe in atto”. Altro di concreto l’accordo di cessate il fuoco non dice.
PERCHÉ C’È UNA POSSIBILITÀ CHE L’ACCORDO POSSA FUNZIONARE, ALMENO PER UN PO.
C’è un’unica possibilità per la quale la tregua stipulata tra Israele ed Hezbollah possa durare, almeno per un certo periodo, e non ha nulla a che vedere con quanto è stato sottoscritto in questi giorni. Se l’Iran ha deciso di tirare i remi in barca, mettersi sulla difensiva e attendere tempi migliori prima di dare nuovamente l’assalto allo Stato ebraico, allora ordinerà ad Hezbollah di tenere un basso profilo e manterrà la tregua. Se così deciderà, Teheran non incontrerà soverchi problemi sul lato libanese; se già in precedenza Hezbollah era un’emanazione dell’Iran, oggi, senza più alcun capo carismatico ancora in vita, è direttamente guidata e comandata dalla Guardia Rivoluzionaria Iraniana.
PERCHÉ ISRAELE HA ACCETTATO IL CESSATE IL FUOCO
Hezbollah non è Hamas, è molto più forte. In questi due mesi ha saputo dimostrare la sua resilienza; le truppe con la Stella di Davide non sono entrate nel Libano meridionale come un coltello nel burro; hanno incontrato forte opposizione armata ed hanno perso 74 soldati. Per contro, i 250 missili lanciati da Hezbollah nel penultimo giorno di guerra (complice anche una nebbia che in quel frangente impediva la visione ai droni israeliani) hanno mostrato le durevoli capacità della sua logistica e del suo arsenale. Per Israele insistere nell’attacco avrebbe significato impegnarsi in una lunga guerra di attrito, ma le dimensioni dell’Esercito israeliano, il modo in cui è concepito e il numero di nemici che deve fronteggiare su più fronti, sconsigliano vivamente Israele di andare a impantanarsi in estenuanti guerre campali. Non bisogna mai dimenticare che i territori conquistati vanno poi controllati e difesi dalla guerriglia, compito che in anni recenti si è dimostrato impossibile per eserciti notevolmente più ricchi e numerosi di Tsahal. Inoltre, Israele dipende in una buona misura dagli Stati Uniti per i suoi armamenti e questo dà alle Amministrazioni americane una certa leva nei rapporti diplomatici con Tel Aviv.
Israele ha avuto anche buone ragioni economiche per sottoscrivere la tregua con Hezbollah. Israele è considerata la Patria delle start-up; ma se il proprietario della start-up, il sistemista della start-up, il magazziniere della start-up, sono al fronte con il mitra in mano, alla start-up non resta altro che abbassare la saracinesca. In questo anno le agenzie di rating hanno abbassato le loro previsioni sullo sviluppo del sistema economico israeliano e invece le guerre costano montagne di soldi. Non si può dimenticare che, sebbene il PIL pro capite israeliano sia molto più alto – ad esempio – di quello iraniano, Israele può contare in tutto su circa 9 milioni e mezzo di contribuenti potenziali, mentre l’Iran può di contribuenti potenziali ne ha 90 milioni. Un altro buon motivo per sottoscrivere la tregua è stata la necessità di ridare un po’ di fiato ai tanti riservisti che compongono Tsahal; persone che, al di là della volontà individuale, non hanno scelto il mestiere delle armi come perno e disciplina psico-fisica della loro esistenza.
Nessuno è in grado di dire quanto l’arsenale israeliano si è deperito in più di un anno di guerra, ma certamente molte delle sue risorse sono state utilizzate e non sappiamo quali saranno i futuri sviluppi del confronto tra Tel Aviv e Teheran. Il fatto che l’Iran abbia risposto alla risoluzione dall’Ente Internazionale per l’Energia Atomica, che lo accusa di scarsa collaborazione, promettendo di aumentare la quantità di uranio arricchito non fa prevedere tempi facili per il futuro. Se il confronto sulla questione nucleare con l’Iran dovesse superare ogni linea rossa, Israele dovrà avere a disposizione tutta la forza cinetica a disposizione. Anche questo è un buon motivo per tentare una tregua sul fronte libanese.
AL MOMENTO, CHI HA VINTO E CHI HA PERSO TRA ISRAELE ED HEZBOLLAH?
Se chiedete a Hezbollah vi diranno che hanno vinto loro. Nella psicologia degli islamisti non essere distrutti completamente equivale a una vittoria. A vincere ci penseranno poi i figli, i nipoti, i pronipoti dei ferventi miliziani sopravvissuti. Per gli islamisti questa è una certezza. Altri mille anni di guerra e di sangue per loro non rappresentano un problema. Però, a differenza dal 2006, nessun capo di Hezbollah ha avuto il coraggio questa volta di parlare di: “Vittoria divina”, e questo la dice lunga su come sono andate le cose. Per un anno Hezbollah ha giurato che senza la tregua a Gaza non ci sarebbe stata la tregua in Libano e invece Hezbollah si è dovuta piegare. Israele ha segnato un colpo, e di questo, nel medio-oriente allargato, si può star certi che molti hanno preso – magari segretamente – nota.
@riproduzione riservata