Iran: tra proteste, missili e quegli affari con le aziende europee

I capelli tagliati in Occidente come gesto di solidarietà con le donne iraniane, violentate dal Regime degli ayatollah -assieme alle loro famiglie e alla società che vivono- sono ricresciuti. E le proteste dimenticate. Eppure il popolo iraniano continua a lottare e a morire: si possono vedere le città coinvolte dalle nuove proteste nell’immagine in basso: una mappa delle recenti proteste pubblicata da United Against Nuclear Iran (UANI), l’organizzazione bipartisan senza scopo di lucro con sede negli Stati Uniti che ha come obiettivo dichiarato “impedire all’Iran di realizzare la sua ambizione di diventare una superpotenza regionale in possesso di armi nucleari”.

Le proteste continuano ma il regime è più forte. Soprattutto grazie ai denari che arrivano dall’Europa. Questo mese, sempre la benemerita UANI, ha identificato diverse aziende europee che si ritiene siano attivamente impegnate con Ozone Hobby, un’azienda sanzionata dagli Stati Uniti fondata da Ozone, Murat Bukey, cittadino turco, che sta scontando una pena detentiva di 28 mesi negli Stati Uniti dopo essersi dichiarato colpevole di aver cospirato per esportare tecnologia bellica statunitense a Teheran.  Infatti, la Ozone Hobby ha fornito motori al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) per il suo programma di fabbricazione di droni militari, quelli che vengono utilizzati in Ucraina nella guerra contro l’Occidente e dal Frente Polisario nel Sahara occidentale contro il Regno del Marocco, ai confini con l’Europa degli sbarchi, perché la Russia lo vuole e l’Algeria lo consente.

UANI

(Fonte UANI)

Il team investigativo di UANI ha anche intercettato prove che i processori di pagamento con sede negli Stati Uniti, Visa e Mastercard, continuerebbero a facilitare le transazioni della stessa Ozone. Inoltre, UANI ha contattato diverse aziende che si ritiene mantengano legami con Ozone, tra le quali l’olandese AMT Jets, la tedesca StefansLipoShop (SLS) e la spagnola Jets Munt.

In risposta alle accuse di UANI

In risposta alle accuse di UANI, Jets Munt ha tagliato i legami con Ozone e ne ha rimosso i collegamenti dal proprio sito Web “impegnandosi a indagare su eventuali collegamenti con l’Iran, affermando la loro ferma condanna di “qualsiasi tipo di terrorismo” e accettando di contattare l’Ufficio tecnico spagnolo per gli ostacoli all’internazionalizzazione OTBI) per ulteriori consigli. Tuttavia, AMT Jets e SLS -si legge sul sito di UANI- non hanno risposto. A proposito dell’AMT: UANI fa sapere che secondo “il Wisconsin Project on Nuclear Arms Control, i motori Titan prodotti da AMT vengono utilizzati per azionare il missile terra-aria SAM “358” dopo l’esaurimento del combustibile solido. Secondo il gruppo di esperti delle Nazioni Unite sullo Yemen, istituito ai sensi della risoluzione 2140 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, i motori AMT sono stati spediti a Hong Kong tramite HSJ Electronics e Vista Automation prima di arrivare in Iran. Il motore Titan di AMT è attualmente pubblicizzato da Ozone. UANI aveva già contattato AMT nel marzo 2022”.

E l’Unione Europea?

L’Europa non sembra dormire. Perlomeno da quanto ha riportato lo scorso 29 giugno la Reuters “diplomatici europei hanno detto all’Iran che intendono mantenere le sanzioni dell’Unione europea sui missili balistici che scadranno a ottobre in base al defunto accordo sul nucleare iraniano del 2015, secondo quattro fonti, un passo che potrebbe provocare ritorsioni iraniane”. L’agenzia di stampa britannica ha consultato alcune fonti che hanno preferito l’anonimato per citare i tre motivi per i quali mantenere le sanzioni: l’uso da parte della Russia di droni iraniani contro l’Ucraina; la possibilità che l’Iran trasferisca missili balistici alla Russia; e privare l’Iran dei benefici dell’accordo nucleare dato che Teheran ha violato l’accordo, anche se solo dopo che gli Stati Uniti lo hanno fatto per primi. Hanno “invitato” l’Iran a non fare nulla per sviluppare missili balistici che potrebbero trasportare armi nucleari e hanno vietato a chiunque di acquistare, vendere o trasferire droni e loro componenti in grado di volare per più di 300 km da o verso l’Iran senza previa autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, permesso che non è stato concesso.

Ma le mere parole incoraggiano gli ayatollah: l’Iran, che ha sviluppato capacità missilistiche balistiche basate su tecnologia o sistemi d’arma russi, nordcoreani e cinesi sin dai primi anni ’80, ha testato più di 30 missili balistici con capacità nucleare dal luglio 2015, nonostante una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiede esplicitamente all’Iran di astenersi da tale attività. A maggio la Repubblica islamica dell’Iran ha testato un missile con una portata potenziale di 2.000 km. L’Europa avrà di che preoccuparsi. Oltre al taglio dei capelli.