Iran: dubbi e fragilità

“Ci aspettavamo migliaia di missili e voi ce ne sparate 5 in saldo?”. Un paio di giorni fa ho letto questo commento, postato da uno sconosciuto utente israeliano di Twitter che commentava appunto il lancio di 5 missili verso il centro di Israele da parte di Hezbollah. Nella sua semplicità il post riassume una delle più grandi sorprese che la guerra in corso ci ha finora mostrato. Effettivamente il fronte libanese è sempre stato considerato da tutti gli analisti militari come il fronte più pericoloso per Israele. Le valutazioni ufficiali ci dicevano che Hezbollah era in grado di lanciare su Israele migliaia di missili al giorno, per diversi giorni consecutivi, con ondate di saturazione delle difese antiaeree che inevitabilmente avrebbero causato moltissime vittime e gravi danni alle infrastrutture dello Stato ebraico. Non è accaduto nulla di tutto questo. Forse Israele ha davvero fatto subito piazza pulita dei lanciatori di Hezbollah, forse anche degli uomini che dovevano effettuare i lanci. Forse Hezbollah non ha mai avuto 150.000/200.000 missili a disposizione. Sta di fatto che la sorpresa rimane.

L’Esercito americano non colpisce con i missili balistici le strutture aeroportuali nemiche. Perché non serve a niente. Gli aeroporti militari sono costituiti da poche infrastrutture disperse su una vasta area: è molto poco probabile che i missili balistici riescano a colpirle in modo decisivo, inoltre le piste sono due o tre volte più lunghe di quanto serve al decollo di un aereo e ripararle è un lavoro veloce ed economico: quando anche due o tre missili dovessero colpire una pista questo non sarebbe un problema. La guerra d’Ucraina è una dimostrazione di tutto ciò. All’inizio dei combattimenti i russi hanno lanciato centinaia di missili sugli aeroporti militari ucraini: l’aviazione ucraina ha regolarmente continuato a volare. Con i missili balistici l’unica azione utile contro gli aeroporti nemici è tentare di colpire gli hangar dove sono parcheggiati gli aeroplani.

Sappiamo che l’Iran nel suo ultimo grande attacco del primo ottobre ha mirato con i  missili a lungo raggio su tre aeroporti militari israeliani; questi aeroporti erano vuoti, i jet con la Stella di Davide erano già decollati e con loro tutti gli aerei cisterna pronti a rifornirli in volo; risultato dell’attacco iraniano: il nulla. Due le possibilità. La prima è che i vertici militari iraniani siano composti da stupidi, i quali non sanno che negli 11/12 minuti impiegati da un loro missile per raggiungere l’obiettivo, Israele  ha tutto il tempo di far decollare la propria flotta. La seconda possibilità è che, nella loro mente, i vertici iraniani abbiano potuto pensare che in questo modo avrebbero fatto ancora una volta un attacco “sotto soglia”; il che è molto difficile da immaginare: quando si manda per due volte un’intera nazione nei rifugi e se ne incendia il cielo non c’è da attendersi che risposte dure. L’Iran non ha un’aviazione né una contraerea di buon livello. Può contare su una manciata di Sukhoi-24 e alcune batterie antiaeree S-300 che i russi gli hanno venduto a suo tempo. Gli israeliani attaccheranno con aerei stealth di quinta generazione e lanceranno missili aria-superficie “standoff” (per i quali hanno una produzione specializzata), questi missili hanno una gittata così lunga da risultare superiore al raggio di rilevamento dei radar dei difensori.Il porto iraniano dell’isola di Kharg è il principale punto di transito del petrolio prodotto da Teheran, vi passano migliaia di navi all’anno. Stasera per curiosità siamo andati a vedere cosa diceva il sito dell’autorità portuale di Kharg e abbiamo letto: “Navi ormeggiate: 12. Navi attese: 0”. L’Iran si prepara a ricevere l’urto.

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