La guerra tra Israele e Hamas scoppiata in seguito all’eccidio perpetrato dall’organizzazione terrorista palestinese lo scorso 7 ottobre ha portato ad un innalzamento dello stato di allerta in Europa per il rischio di attentati. Due si sono già verificati: lo scorso 16 ottobre infatti, il tunisino Abdesalem Lassoued ha ucciso a colpi di arma da fuoco due tifosi svedesi a Bruxelles; attentato poi rivendicato dall’ISIS.
Tre giorni prima ad Arras, Francia settentrionale, il ventenne ceceno Mohammed Mogouchkov accoltellava a morte un insegnante al grido “Allahu Akbar”. Nello stesso giorno, una serie di evacuazioni venivano effettuate al Louvres e a Versailles in seguito a degli allarmi bomba. A Berlino e Parigi le pareti esterne di diverse attività commerciali ed abitazioni di ebrei sono state imbrattate con la Stella di David; azioni che ricordano periodi estremamente bui e drammatici della storia europea che mai avremmo voluto rivedere.
Il governo italiano, così come altri esecutivi europei, hanno deciso di rafforzare i controlli ai confini Schengen per evitare infiltrazioni di potenziali terroristi. Una misura che appare però inutile nel momento in cui non si provvede a sigillare la rotta principale attraverso la quale arrivano i terroristi e cioè quella mediterranea dall’Africa.
Migliaia di immigrati irregolari continuano infatti ad arrivare sulle coste siciliane per poi essere reindirizzati nei porti di altre città italiane rendendo di fatto aperto l’ingresso a potenziali terroristi.
Il mantra “i terroristi non arrivano con i barconi” è oramai stato confutato da tempo con i fatti, ma purtroppo c’è chi continua a minimizzare o a non voler vedere.
L’ultimo caso è proprio quello di Abdesalem Lassoued, l’attentatore di Bruxelles sopra citato, sbarcato a Lampedusa nel 2011 già radicalizzato e appartenente al gruppo jihadista tunisino Ansar al-Sharia, fatto che lo aveva anche portato a conoscere le patrie galere del Paese nordafricano.
Ci sono del resto altri tre tunisini tristemente noti e tutti arrivati in Europa sui barconi tramite rotta siciliana, ovvero Brahim Aouissaoui, Mohamed Lahaouiej Bouhlel ed Anis Amri. Il primo uccise tre persone, decapitandone una, nella cattedrale di Nizza nell’ottobre del 2020; il secondo è l’autore della strage di Nizza del 14 luglio 2016, quando schiantò un camion contro la folla sul lungomare uccidendo 87 persone e ferendone più di 300. Anis Amri è invece l’attentatore del mercatino di Natale del 2016 a Berlino, ucciso poi a Sesto San Giovanni in uno scontro a fuoco con la polizia.
Marouan Elkroumi, tunisino e nipote di Imed Hamouda (segnalato dalle autorità francesi come capo di una cellula jihadista) era invece entrato per ben due volte in Italia passando per Lampedusa, prima di venire rimpatriato a fine 2020.
Un altro cittadino tunisino, Noussair Louati, veniva arrestato a Ravenna nel 2015 mentre era in procinto di arruolarsi nell’ISIS; anch’egli era sbarcato in Sicilia nel 2011. Dopo la condanna a tre anni e mezzo in carcere si sarebbe pentito e una volta rilasciato nel 2018 è stato rimpatriato.
Sempre con i barconi erano arrivati i gambiani Sillah Ousman e Alagie Touray che avevano preso parte a un addestramento militare in un campo mobile jihadista in Libia ed erano pronti a compiere attentati in Europa. C’è poi Mohsin Omar Ibrahim, alias “Anass Khalil“, arrestato nel dicembre del 2018 a Bari mentre progettava di far saltare in aria le chiese durante il periodo natalizio.
Il 13 agosto 2018 le autorità tunisine fermavano poi un gruppo composto da 9 jihadisti che si stava imbarcando su un gommone assieme a una decina di altri immigrati, tutti diretti verso le coste siciliane. Due mesi dopo, un tunisino di 25 anni, arrivato a Lampedusa a luglio e ospite di un hotspot, veniva riconosciuto da un suo connazionale che lo indicava alle autorità come ex combattente dell’Isis in Siria.
Nell’ottobre del 2017 veniva invece arrestato nel ferrarese Anis Hanachi, tunisino 25enne sbarcato in Sicilia spacciandosi come cittadino libico e con falso nome. In seguito alla sua espulsione dal territorio italiano nel 2014, si era recato in Siria a combattere come jihadista nelle file dell’ISIS per poi rientrare in Italia dove veniva arrestato. Il fratello, Ahmed Hanachi, anch’egli irregolare, aveva accoltellato due donne a Nizza il 1° ottobre 2017 prima di venire abbattuto dalla polizia francese.
C’è poi il caso di Mehdi Ben Nasr, arrivato anch’egli in Sicilia a bordo di un barcone assieme ad altri duecento irregolari nel 2015; presentatosi come perseguitato politico e con il falso nome Mohamed Ben Sar, aveva ingannato le autorità italiane. Il soggetto in questione era infatti a capo di una cellula qaedista e pronto a compiere attentati in Europa.
Questi sono soltanto alcuni dei casi di jihadisti arrivati tramite la rotta siciliana, ma è impossibile sapere quanti altri ne siano entrati. Impossibile farsi un’idea di quanti potenziali terroristi o cellule siano in stato “dormiente”, in attesa di attivarsi al momento opportuno.
Persistere nel lasciar entrare altre migliaia di irregolari da tale rotta e distribuirli nei vari porti italiani significa porre a serio rischio la sicurezza nazionale e quella dell’Europa intera e sono i fatti a dimostrarlo. A questo punto intervenire sui confini Schengen diventa veramente poco rilevante, quando si lascia un “cancello” di tale portata totalmente spalancato.
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