Incursioni di droni russi in Bielorussia: errore tecnico o provocazione?

La crescente violazione dello spazio aereo bielorusso da parte dei droni russi Šahed ha profonde implicazioni per le relazioni tra Mosca, Minsk e Kiev, mettendo a rischio l'equilibrio geopolitico della regione

Dopo settimane di silenzio, Lukašenko ha dichiarato il 17 settembre di aver raggiunto un accordo informale con Kiev per minimizzare le incursioni di droni sul territorio bielorusso, suggerendo una possibile collaborazione segreta tra Minsk e l'Ucraina.

Dal luglio 2024, i cieli della Bielorussia hanno assistito a un numero crescente di incursioni di droni russi, che rappresentano un enigma preoccupante per le relazioni tra Minsk e Mosca, nonché una minaccia latente per la sicurezza della regione. Il gruppo di monitoraggio Belaruski Gajun ha documentato almeno 45 droni che, a partire dall’11 luglio, hanno violato lo spazio aereo bielorusso. Ma questi episodi sono davvero frutto di errori tecnici, o sono parte di una strategia più ampia del Cremlino per esercitare pressione su Aleksandr Lukašenko?

Durante i mesi estivi del 2024, il flusso di droni kamikaze russi, prevalentemente Šahed, ha mostrato una preoccupante costanza. A luglio, sono stati registrati 9 droni; ad agosto 12, e solo nella prima metà di settembre, ben 24. Alcuni di questi veicoli aerei non pilotati hanno sorvolato aree lontane dal confine ucraino, come le regioni di Brest, Vitebsk e Grodno, sollevando interrogativi sulla loro reale destinazione e sulle motivazioni che li spingono a penetrare così profondamente in territorio bielorusso.

Sorprendentemente, per diverse settimane, da parte di Minsk vi è stato un silenzio assordante. Solo il 17 settembre Lukašenko ha rotto il silenzio, dichiarando di aver raggiunto un accordo informale con Kiev per  “non dare risalto” alle incursioni di droni, russi o ucraini, nel territorio bielorusso, sostenendo che entrambe le parti “gestiscono male questi droni”. Il presidente bielorusso ha anche menzionato l’uso di sistemi di guerra elettronica per deviare i droni dalla loro rotta originaria, alimentando ulteriormente le speculazioni su una collaborazione segreta tra Minsk e Kiev.

Errori tecnici o strategia deliberata? Alcuni esperti, come l’analista militare israeliano Igal Levin, suggeriscono che gli sconfinamenti potrebbero essere semplicemente il risultato di difetti tecnici o di un’interferenza elettronica ucraina. Levin ha dichiarato che i droni Šahed possono essere neutralizzati utilizzando sistemi di guerra elettronica, che manipolano le loro coordinate fino a farli schiantare a terra senza arrecare ulteriori danni. Questo spiegherebbe perché alcuni di questi droni finiscono in Bielorussia o addirittura in Romania.

Pavel Narožnyj, esperto militare ucraino.

D’altro canto, Pavel Narožnyj, un esperto militare ucraino, ha presentato un’ipotesi differente: il Cremlino potrebbe star deliberatamente provocando Lukašenko, che ha cercato di mantenere la Bielorussia fuori dal conflitto. Secondo Narožnyj,, l’obiettivo della Russia potrebbe essere spingere Minsk a un coinvolgimento più attivo nella guerra contro l’Ucraina. Gli sconfinamenti dei droni potrebbero essere un pretesto per accusare Kiev di minacce alla sicurezza bielorussa e giustificare così una risposta militare.

Aleksandr Lukašenko, presidente della Bielorussia.

Sembrerebbe che si stia attuando un gioco di potere tra Mosca e Minsk in cui la  posizione di Lukašenko appare delicata. Sebbene ufficialmente alleato di Mosca, il leader bielorusso sembra voler mantenere una certa autonomia, cercando di evitare un coinvolgimento diretto della Bielorussia nella guerra contro l’Ucraina. Tuttavia, le incursioni dei droni e le possibili provocazioni rischiano di compromettere questo equilibrio, spingendo Minsk a rivedere la propria strategia diplomatica e militare.

Le continue violazioni dello spazio aereo bielorusso rischiano di intensificare le tensioni tra Bielorussia, Russia e Ucraina, alimentando una potenziale escalation del conflitto e accelerando il declino della stabilità geopolitica nella regione. Questo potrebbe destabilizzare ulteriormente il già fragile equilibrio dell’Europa orientale, con conseguenze di vasta portata.