Il team di consiglieri di Donald Trump starebbe esplorando piani per la deportazione di massa degli immigrati irregolari presenti negli Stati Uniti. Una promessa elettorale che potrebbe concretizzarsi con l’aiuto di fondi e risorse del Pentagono. L’obiettivo: realizzare la “più grande deportazione di massa nella storia degli Stati Uniti,” come indicato dallo stesso Trump durante la sua campagna elettorale.
Secondo il Wall Street Journal, l’operazione si baserebbe su una dichiarazione di emergenza nazionale, emessa nel primo giorno della presidenza. Una misura di tale portata permetterebbe di accedere ai fondi del Dipartimento della Difesa, utilizzare strutture militari per la detenzione degli immigrati e aerei militari per le espulsioni. L’amministrazione starebbe anche valutando una serie di incentivi per spingere gli immigrati a lasciare il Paese volontariamente. Dando la possibilità di ridurre il divieto di rientro, attualmente di 10 anni.
Trump: primo passo deportazione
Se attuata, la dichiarazione di emergenza rappresenterebbe una delle mosse più audaci della nuova amministrazione in tema di immigrazione, intensificando i toni già tesi sul fronte dei rapporti tra Washington e i Paesi dell’America Latina. Tale politica includerebbe un uso senza precedenti delle risorse militari per scopi civili, con possibili implicazioni costituzionali e giuridiche.
Il ruolo del Pentagono e le critiche
L’ipotesi di utilizzare risorse e strutture del Pentagono, incluse infrastrutture per la detenzione e mezzi aerei per le espulsioni, ha già sollevato numerose domande sia dal punto di vista etico che giuridico. Per i critici, si tratterebbe di una militarizzazione della politica interna e di una deviazione radicale dai precedenti interventi in materia di immigrazione.
Secondo alcuni esperti legali, la dichiarazione di emergenza, sebbene consentita, rappresenterebbe una forzatura mai vista prima per giustificare misure restrittive in ambito migratorio.
Conseguenze economiche e sociali sulla deportazione voluta da Trump
Un’operazione di massa avrebbe conseguenze significative per la società e l’economia statunitense. Gli immigrati irregolari rappresentano una parte importante della forza lavoro, specialmente nei settori dell’agricoltura, delle costruzioni e dei servizi. La loro rimozione potrebbe destabilizzare alcuni segmenti economici e aumentare il costo del lavoro per le imprese locali, con ripercussioni sui prezzi al consumo.
Incertezza e reazioni
La notizia ha già scatenato forti reazioni tra le comunità di immigrati e organizzazioni per i diritti civili, che promettono battaglia legale contro quello che definiscono un “abuso di potere”. Se confermato, il piano porterebbe gli Stati Uniti a un livello di divisione e tensione senza precedenti, rendendo l’inizio della presidenza Trump uno dei più controversi degli ultimi decenni.
Conclusione
La decisione finale sul piano di deportazione di massa potrebbe ancora subire modifiche o rallentamenti. Tuttavia, è chiaro che la futura amministrazione intende mantenere fede alla promessa elettorale di una linea dura sull’immigrazione.
Resta da vedere se questo approccio contribuirà davvero alla sicurezza nazionale. Contrariamente alimenterà un clima di scontro sociale e politico senza precedenti. Intanto notizia certa l’elezione di Thomas Homan l’uomo a tolleranza zero come responsabile controllo frontiere.