Il trionfo della destra in Germania è un messaggio alla sinistra italiana

Il risultato delle elezioni amministrative in Germania è molto più che una semplice «batosta» per il premier, Olaf Scholz; è un messaggio a tutta l’Europa, a quella che pensa (ed agisce politicamente) sempre con lo stesso modello: mettiamoci tutti insieme per di non far vincere la destra. I dati sono storici: per la prima volta infatti il partito di estrema destra (se non filo-nazista) Alternative fur Deutschland vince un’elezione regionale, in Turingia, con oltre il 33%. Ed anche in Sassonia supera il 30,5%, poco sotto la Cdu (31,4%). Insomma, un trionfo totale che fa da contraltare alla debacle del partito del premier che in entrambe le regioni non supera il 7%. Il segnale interno è chiaro e replica quello delle europee: il governo tedesco, il suo cancelliere, sono in piena crisi di consensi e non solo.

Una debolezza che non ha precedenti per Berlino sia a livello nazionale che internazionale. Se qualcuno però pensa che questo convinca Scholz ad una riflessione (non al passo indietro, almeno ad una riflessione) si sbaglia di grosso. Più pesante è la sconfitta e più forte il successo della destra e più chi sta al governo si arrocca nei palazzi del potere evocando scenari nefasti. Peccato che questo tipo di politica alla fine crea delle situazioni complicate, anzi, negative per il paese, qualsiasi esso sia. Poco lontano, infatti, a Parigi, le cose non è che vadano molto meglio. Macron, superata la tregue politica interna per le Olimpiadi, si trova a mesi dalle elezioni politiche con un governo tutto ancora da costruire e, soprattutto, con il suo principale alleato, Melanchon, sempre più deciso a chiedere il premier e la guida del paese (come forza di maggioranza relativa del Campo Largo di sinistra).

In tutto questo dall’Italia arriva nel weekend l’ennesima dimostrazione di come questo progetto politico del Tutti-Uniti-Contro-La-Destra sia pieno di debolezza e contraddizioni. Sono passati infatti pochi giorni dalla intervista di Giuseppe Conte che chiudeva (con un briciolo di coerenza) le porte ad un accordo con Matteo Renzi che arriva dai vertici del Movimento 5 Stelle il via libera all’accordo con il Pd per le elezioni regionali in Liguria. L’appoggio dei pentastellati ad Orlando, annunciato ieri dopo l’abituale sequela di tira-e-molla ha scatenato l’entusiasmo di Elly Schlein («Passo avanti significativo del M5S») è il frutto di una trattativa legata anche alla costruzione della eventuale futura giunta di centrosinistra; soprattutto non scioglie il vero nodo sull’alleanza a livello nazionale. Per fortuna questo è un problema che si dovrà affrontare nel 2027, tra tre anni. A meno che non succeda qualcosa prima nella maggioranza. Germania, Francia, Italia, storie diverse con un unico denominatore politico: l’importante è sconfiggere la destra, senza un programma, senza vere congruenze. L’importante è non far vincere l’altro. E fa niente se, ragionando così, si uccide un paese.

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