Parroco di provincia riceve in eredità un bordello da suo zio. Don Simone è un prete che vorrebbe svecchiare la sua parrocchia avvicinando le nuove generazioni. I risultati tardano ad arrivare anche perché la sua “casa del signore” è fatiscente a causa dei pochi finanziamenti della curia. Al prete non rimane altro che recarsi in Svizzera per un sopralluogo alla sua eredità. Giunto a destinazione l’uomo dovrà decidere se accettare o no un lascito così atipico.
Il sesso degli angeli è il nuovo lavoro di Leonardo Pieraccioni in uscita al cinema. Commedia in stile anni sessanta il film si presenta come un piacevole e usuale passatempo che viaggia nella comicità italiana della seconda metà del novecento. A dispetto della sua usuale innocenza Pieraccioni sceglie una riflessione morale che vira al moralismo senza infastidire lo spettatore. La vicenda si compone di una sequela di siparietti che giocano sul rapporto tra un curato e delle mestieranti. L’uomo parzialmente innocente fa il suo lavoro provando a salvare le ragazze da una scelta che non approva ma allo stesso tempo viene indotto in una simpatica tentazione alla quale deve resistere.
Un prodotto senza alcuna pretesa che riesce a far sorridere attraverso dialoghi ben scritti anche se dal sapore conosciuto. Sabrina Ferilli, nel ruolo della maitresse, è caratterista capace che ben conosce le dinamiche della comicità. Massimo Ceccherini, nel ruolo di uno zio, è un ottimo improvvisatore nel creare personaggi memorabili. Pur non brillando, il film ha il pregio di riportare in vita la commedia standard che reggeva sul parlato comune anteponendo i desideri del suo pubblico di riferimento. La forza di Pieraccioni è di vivere i gusti del pubblico e di riprodurre sullo schermo una comicità a meta tra la televisione e una sala biliardi. Il sesso degli angeli riesce a far sorridere sintetizzando morale e moralismo ma senza darne una definizione precisa.