Conduttore di treni con il vizio dell’alcol si accorge della sua vita. Sposato con tre figli l’uomo è stanco del suo lavoro e del mondo che lo circonda. Dopo aver travolto accidentalmente un suicida, il macchinista è destinato ad altro compito. Poco incline all’immobilismo prova a riabilitarsi chiedendo aiuto al sindacato. I risultati non arrivano e la famiglia si sgretola con il suo capo. Ormai disoccupato decide di vivere da solo e darsi alla dissoluzione, per fortuna il figlio più piccolo riuscirà a farlo ragionare.
Il ferroviere è un film del 1955 diretto e interpretato da Pietro Germi. Il regista raccoglie in questa pellicola tutti i generi narrativi in voga negli anni 50 facendoli propri. Quello che ne esce è una favola intimista tra neorealismo e melodramma che racconta la vita in Italia senza alcun setaccio. Dalle tradizioni alla paura Germi da vita a un uomo massacrato dagli eventi che vede le sue certezze andare in fumo. Perfettamente sceneggiato il Ferroviere è un lavoro garbato che pesca nel cinema di Capra come in quello di Rossellini fino a creare un genere proprio. La forza del regista è di rendere la vicenda umana e ben piantata nel contesto storico.
Matrimoni riparatori e velleità di emancipazione passano sullo schermo con la naturalezza che solo un grande autore conosce. Quello che stupisce è la semplicità di alcune scene che lavorano chiamando il sentimentalismo e mettendolo in crisi allo stesso tempo. La figura della moglie potrebbe essere l’essenza della tradizione novecentesca. Una donna in grado di sorridere nonostante le difficoltà, legata alla famiglia ma allo stesso tempo capace di una mediazione tra gli elementi. Il figlio più piccolo sembra uscito da un racconto Dickensiano, un bambino riflessivo e dotato di grande carattere capace di reagire alla paura.
Un film che stimola i sentimenti e avvolge lo spettatore grazie alla sapienza di dialoghi pieni di quella vita che descrive. Il risultato è un esempio di cinema dagli echi ottocenteschi in grado di ricordare opere letterarie in immagini. Germi nel ruolo del protagonista da prova di essere la maschera che il personaggio richiede senza quasi palesare la sua bravura.