In una Parigi preda del caldo un serial killer si aggira per le strade uccidendo giovani donne. Il commissario Maigret investiga sui delitti con proverbiale zelo. Tra le vie e le bettole più malfamate della città l’ufficiale scoprirà alcuni indizi che porteranno a un giovane rampollo. Arrestato l’uomo, gli omicidi continuano e a Maigret non resta che ricominciare da capo. Utilizzando i suoi metodi poco convenzionali il funzionario pubblico riuscirà a stanare il colpevole ma dopo un confronto del tutto inaspettato.
Il commissario Maigret è un film del 1958 tratto dal famoso personaggio di Simenon. Diretto da Jaques Dellanoy e interpretato da Jean Gabin appartiene all’insieme dei Polar transalpini che nella seconda metà del 900 hanno fatto scuola arrivando a diventare veri e propri classici. Atmosfere ovattate e personalità approfondite sono la forza del film che rappresenta uno dei veri e propri capostipiti del noir. Sullo schermo vanno vicende umane di umani, che la penna dello scrittore belga avrebbe fissato in più occasioni. I dialoghi di Michel Audiard sono un vero e proprio valore aggiunto perché capaci di ricreare quella gamma umana che solo la realtà porta con sé. Cinema verità adattato a una trama gialla, ma non solo, dove i generi si confondono passando attraverso la varietà di sensazioni proprie della vita.
Gabin diventa Maigret attraverso una recitazione che fa di sguardi e movenze la chiave di un’efficacia evidente. Il cast è di tutto rispetto anche per i ruoli dei non protagonisti. Nomi quali Lino Ventura e Annie Girarodt affiancano il protagonista mettendo in scena una storia credibile ed emozionante. La regia di Dellanoy alterna momenti di quiete a scatti improvvisi, tecnica che trasporta il pubblico nella vicenda. Un film classico che viaggia in maniera lineare riflettendo perfettamente il giallo ma aggiungendo quel tocco d’ironia necessaria a tramettere i caratteri dei personaggi.
Il commissario Maigret è l’esempio di come il cinema francese ha saputo proporre polizieschi dove la suspense arriva soprattutto dagli individui. Le storie di Simenon sono efficaci perché ben piantante nella realtà e il film porta con sé la stessa caratteristica. In contrapposizione con il cinema americano degli anni 30 e quaranta quello francese sceglie soggetti, dove l’azione è molto misurata ma molto efficace.