Un video, intitolato “Putin si converte all’Islam, bacia il libro sacro del Corano in una moschea in Cecenia”, sta circolando su X da ieri.
Il gesto del presidente russo Vladimir Putin, il bacio al Corano durante una visita in Cecenia, è un atto che può essere liquidato come semplice cortesia diplomatica? Si sarà veramente convertito? Conoscendo il soggetto in questione risulta difficile crederlo. Piuttosto, dovremmo vederlo come un tassello nell’intricato mosaico della politica russa, dove religione e potere si intrecciano in modo indissolubile.
Partiamo da un dato inconfutabile: Putin non è un credente, nel senso più autentico del termine. Da cosa lo possiamo dedurre?
Partecipare a una funzione ortodossa in Russia non è un semplice atto di fede, è un’immersione nel cuore profondo e misterioso di un Paese che, nonostante le sue contraddizioni politiche e sociali, non ha mai abbandonato del tutto la spiritualità. Entrare in una chiesa ortodossa significa varcare la soglia di un mondo in cui ogni dettaglio, ogni icona dorata, ogni sottile candela di cera pura racconta una storia che sfida il tempo e la ragione. Anche il più cinico degli osservatori, in quell’atmosfera intrisa di sacro e di antico, non può fare a meno di percepire una forza invisibile, qualcosa che trascende la dimensione quotidiana. Tuttavia, questa sacralità, per Putin sembrerebbe pragmaticamente legata al contesto storico e politico.
Facciamo un passo indietro. Durante l’epoca sovietica, il regime comunista cercò di estirpare la religione dalla vita pubblica, promuovendo l’ateismo di Stato e perseguitando le pratiche religiose. La Russia di Vladimir Putin è figlia di quel passato, ma, allo stesso tempo, ne rappresenta la negazione più evidente. Con la disgregazione dell’URSS e l’era di Michail Gorbačov, la religione ha riconquistato il suo posto nella vita dei russi, non più come espressione privata e soffocata, ma come elemento centrale dell’identità nazionale. Sotto il governo di Putin – e questo viene rimarcato all’occorrenza – la Chiesa Ortodossa Russa ha riconquistato una posizione di potere che pochi avrebbero immaginato possibile.
Il legame stretto di Vladimir Putin con la Chiesa Ortodossa è stato rappresentato come una difesa dei valori tradizionali russi contro l’Occidente secolarizzato e liberale. Ma la strategia del leader russo va oltre l’Ortodossia. Il bacio al Corano durante una visita in Cecenia non è stato solo un gesto di rispetto verso la fede musulmana, ma un atto politico ben calcolato. La Cecenia, devastata da guerre e instabilità, è oggi controllata con il pugno di ferro da Ramzan Kadyrov, il leader ceceno leale al Cremlino. Putin, con quel bacio, ha rafforzato la sua presa su una regione chiave e ha riaffermato la sua capacità di navigare tra le diverse comunità religiose del Paese.
Come detto in precedenza, Putin non è un vero credente, anche se potrebbe dichiarare il contrario. Se lo fosse, considerando la marcata spiritualità dei russi, non avrebbe mai osato baciare il Corano proprio come, del resto, sarebbe impensabile che Kadyrov si presti a baciare la Bibbia ortodossa.
Stando a quanto afferma The Independent, durante la sua visita a sorpresa in Cecenia, la prima in 13 anni, Putin ha incontrato il leader ceceno Ramzan Kadyrov dopo aver visitato un’accademia di forze speciali a Gudermes – dove si addestrano anche i combattenti mandati sul fronte ucraino – e aver partecipato a una cerimonia in una moschea a Groznyj. Nel corso della sua breve permanenza, gli è stata donata una rara edizione del Corano, che, sempre secondo The Independent, “ha baciato in segno di rispetto”. Si deve inoltre precisare che la visita di Putin è avvenuta in un momento delicato, con la guerra in Ucraina che continua a occupare una posizione centrale nella politica russa. Kadyrov ha sottolineato il contributo della Cecenia all’offensiva russa, con migliaia di soldati ceceni coinvolti nel conflitto. Putin ha infine elogiato i combattenti ceceni, definendo la Russia “invincibile” grazie al loro coraggio.
Ma cosa ne pensa di quel bacio il Patriarca Kirill della Chiesa ortodossa russa? Fino a questo momento, non vi sono state dichiarazioni ufficiali da parte dei vertici della Chiesa ortodossa russa; tuttavia, va detto che si tratta proprio degli stessi individui che sostengono ‘spiritualmente’ Putin nella guerra in Ucraina e pregano per la vittoria. Nondimeno, quel gesto è carico di contraddizioni. Se da una parte Putin si presenta come il difensore dell’Ortodossia, dall’altra deve mantenere l’equilibrio tra le varie anime religiose della Russia.
Al di là dei vertici religiosi, il bacio al Corano, simbolo di un’altra fede, potrebbe legittimamente sollevare interrogativi tra i fedeli ortodossi, che vedono nel cristianesimo ortodosso l’unica via alla salvezza. Quel gesto potrebbe apparire come una concessione eccessiva, sfumando i confini della propria fede e mettendo in discussione la centralità del cristianesimo ortodosso nella vita pubblica russa. La spiritualità ortodossa, con le sue rigide tradizioni, ha sempre considerato le altre fedi con rispetto, ma anche con una certa distanza. Il bacio potrebbe effettivamente offuscare i confini tra le religioni, creando disorientamento tra i credenti più devoti.
Tornando alla Cecenia, Ramzan Kadyrov, con il sostegno di Mosca, ha riportato una stabilità nella regione, sebbene ottenuta a un costo elevato in termini di gravi violazioni dei diritti umani. Consapevole dell’importanza strategica della regione e della necessità di mantenerne il controllo, Putin ha scelto tatticamente di rafforzare l’alleanza con Kadyrov, cercando al contempo di consolidare i legami con la comunità musulmana russa, che rappresenta circa il 15% della popolazione
Un’ambiguità di fondo che riflette con evidenza la sua strategia politica più ampia: utilizzare la religione non come fine, ma come mezzo per mantenere il controllo su un Paese vasto e diversificato. Se da un lato il Presidente promuove l’Ortodossia come elemento centrale della cultura russa, dall’altro si adopera per mantenere buoni rapporti con le comunità musulmane, necessarie per la stabilità di regioni come la Cecenia. In ogni caso, questo equilibrio precario crea tensioni tra la retorica ufficiale, che esalta i valori ortodossi, e le azioni politiche che sembrano avvicinarsi, almeno superficialmente, ad altre tradizioni religiose.
A sottolineare questa ambiguità di fondo è stata anche Irina Tsukerman, un’avvocatessa specializzata in sicurezza nazionale e diritti umani, la quale ha recentemente commentato: “Inizialmente [Putin] usò i terroristi ceceni come pretesto per un’operazione dell’FSB che fece esplodere palazzi residenziali e portò Putin al potere; ma nelle fasi successive, che contribuirono a consolidare il controllo, come Beslan e Nord-Ost [due tragici eventi accaduti in Russia, entrambi legati al terrorismo e all’insurrezione cecena, probabilmente il Cremlino e i servizi di sicurezza lavorarono fianco a fianco con gli islamisti ceceni, fino a quando le operazioni non gli sfuggirono di mano, ndr.], probabilmente il Cremlino e i servizi di sicurezza lavorarono fianco a fianco con gli islamisti ceceni, fino a quando le operazioni non gli sfuggirono di mano […]. Inoltre, Putin ha permesso alle moschee islamiste di proliferare in tutto il Paese, costruendo persino un’enorme moschea a Mosca, mentre ancora una volta ha reso un servizio a parole per contrastare l’estremismo islamico mettendo formalmente al bando i Fratelli Musulmani. Ma invitando innumerevoli lavoratori ospiti dall’Asia centrale e non applicando le deportazioni o qualsiasi tipo di controllo sui visti, Putin ha sostanzialmente dato il benvenuto agli islamisti”.
Il bacio al Corano, dunque, potrebbe essere solo l’inizio di un nuovo capitolo in cui la religione continua a essere una delle armi più potenti nelle mani del Cremlino. Quel gesto rivela l’essenza della strategia di Putin: consolidare il potere sfruttando la fede, mantenendo l’equilibrio tra le diverse anime religiose della Russia, e allo stesso tempo affermando il proprio ruolo di mediatore supremo tra le varie comunità. Tuttavia, questa strategia è fragile, e il rischio è che, alla lunga, le tensioni tra le diverse fedi possano minare il delicato equilibrio che Putin sembrerebbe aver costruito con tanta cura.