Il 3 luglio Ursula Von der Leyen ha partecipato all’inaugurazione della presidenza spagnola del Consiglio dell’UE affermando che a prescindere dall’esito delle elezioni che si terranno il 23 luglio è fiduciosa che il Governo e le istituzioni spagnole saranno in grado di esercitare una presidenza efficace ma dimenticando -ancora una volta!- di chiedere spiegazioni a Sánchez sui suoi soci e sugli accordi presi con loro.
Chi è Bildu?
Per capire cos’è il partito indipendentista basco Euskal Herria Bildu basta pensare che nelle elezioni regionali e municipali dello scorso 28 maggio tre le sue liste figuravano 44 persone che fecero parte dell’organizzazione terroristica ETA (Euskadi Ta Askatasuna), 7 delle quali già condannate per crimini di sangue. Infatti, dare uno sguardo al curriculum del suo coordinatore generale, Arnaldo Otegi, chiarisce rapidamente cosa significa per la maggioranza degli spagnoli vedere il partito nazionalista al Governo. Il leader della sinistra nazionalista, che all’età di 19 anni è dovuto fuggire in Francia dopo che è stato rivelato che era collegato a un comando dell’ETA responsabile di diversi attacchi come l’esplosione di una stazione di servizio, una moltitudine di rapine a mano armata di veicoli e l’assalto a un ufficio del ministero della Difesa a San Sebastián, è stato in prigione cinque volte.
Otegi finì in carcere per la prima volta nel 1987 dopo essere stato condannato per aver partecipato al rapimento del capo della Michelin nella città basca di Vitoria-Gasteiz. La seconda, nel 2005, ha trascorso “solo” due giorni in carcere, da dove è uscito dopo aver pagato una cauzione di 400.000 euro. Successivamente è stato escluso dal processo perché già processato in precedenza per appartenenza a banda armata. Appena un anno dopo, ha trascorso nove giorni in carcere accusato di essere il mandante degli atti di violenza avvenuti durante uno sciopero per la morte di due detenuti dell’ETA. È stato rilasciato dopo aver versato una cauzione di 250.000 euro. Nel 2007, la Corte Suprema lo ha condannato a 15 mesi di carcere per aver glorificato il terrorismo. E infine, nel 2009 è stato nuovamente incarcerato per appartenenza a un’organizzazione terroristica e aver tentato di creare un fronte sovranista agli ordini dell’ETA.
Patti tra Bildu e Sánchez
Dall’arrivo di Pedro Sánchez al Governo nel 2018 il ministero dell’Interno spagnolo ha completato l’avvicinamento di tutti i prigionieri dell’ETA nei Paesi Baschi e nella vicina Navarra. Ma non è tutto… Il 1° ottobre 2021, il Governo sanchista ha approvato che i Paesi Baschi assumessero la gestione delle sue carceri. Inoltre continua a permettere che i membri dell’ETA rilasciati vengano accolti con applausi e celebrazioni, in molte occasioni nelle piazze e nelle strade dove hanno commesso i loro attacchi e dove i parenti delle vittime non possono recarsi per paura di rappresaglie. Pertanto, è normale che il giorno dell’omaggio alle vittime del terrorismo non ci sia stata la presenza delle Associazioni delle vittime del terrorismo che non hanno voluto essere onorate dai loro carnefici di Bildu che non hanno ancora mostrato pentimento.
Anche se può sembrare incredibile, ci sono migliaia di baschi vittime del terrorismo dell’ETA che non possono tornare in patria mentre i terroristi vagano liberi. Indossare la bandiera spagnola può causare problemi al suo portatore se è spagnolo. E, ad esempio, nelle scuole non è facile trovare un centro dove si studia in spagnolo invece che in basco. Le bombe e gli attentati sono finiti ma non la loro ideologia o il loro terrorismo. Sì, l’ETA è morta ma non l’ATA (Amnistia Ta Askatasuna), cioè l’organizzazione che si oppone alla cessazione della violenza terroristica. Ed è che l’obiettivo dei separatisti baschi è stato e continua ad essere non solo quello di ottenere l’indipendenza, ma anche quello di distruggere lo Stato spagnolo dall’interno; qualcosa in cui Sánchez li sta aiutando.
L’indipendentismo catalano
Che la Catalogna voglia l’indipendenza dalla Spagna (ma non dall’Europa) non è una novità ed iniziò molto prima del Governo Sánchez. Infatti, la Catalogna gode di un alto livello di autogoverno previsto dallo Statuto di autonomia del 2006. Ma le tensioni tra gli indipendentisti catalani e lo Stato spagnolo si sono intensificate dal 1° ottobre 2017 quando i separatisti hanno tenuto un referendum illegale per la sovranità della Catalogna che era stato espressamente vietato dalla Corte Costituzionale. Le forze di sicurezza dello Stato spagnolo hanno tentato senza successo di impedire tale voto mentre la violenza ha preso il sopravvento nelle strade. Giorni dopo, il Tribunale Nazionale ordina l’incarcerazione dei principali organizzatori della dichiarazione di indipendenza della Catalogna, accusati di ribellione, sedizione e appropriazione indebita.
Mentre l’allora presidente della Generalitat di Catalogna, Carles Puigdemont (Junts per Catalunya), dopo la sua destituzione in applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola, fugge a Bruxelles. E, dopo che la Giustizia spagnola emessi un mandato d’arresto europeo contro di lui e quattro suoi ex consiglieri, si sono consegnati alla Giustizia belga, che li ha rilasciati con misure cautelari. A dicembre, la Corte Suprema ritira il mandato d’arresto europeo e la Giustizia belga archivia il processo.
Le successive manifestazioni indette dai sedicenti Comitati per la Difesa della Repubblica (CDR) sia per commemorare l’anniversario del referendum illegittimo e unilaterale sulla secessione sia per la sentenza sul processo ai leader del processo indipendentista catalano si sono concluse in rivolte. I sei giorni di disordini nel 2019 hanno causato, solo nella città di Barcellona, danni per oltre 7 milioni di euro. Gli indipendentisti hanno persino attaccato con fuochi d’artificio un elicottero della polizia autonoma della Catalogna (Mossos d’Esquadra).
I patti di Sánchez con gli indipendentisti catalani
Il 22 giugno 2021, dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri, il presidente del Governo spagnolo ha graziato e rilasciato i nove leader catalani condannati per sedizione e appropriazione indebita nel procés. Più recentemente, a fine dicembre 2022, il Senato ha approvato la riforma del codice penale che abroga il reato di sedizione e riduce le pene per appropriazione indebita a favore dei condannati e perseguiti per 1-O.
Sánchez ha anche consentito che oggi in Catalogna in nessuno dei centri educativi pubblici e praticamente in nessuno di quelli concertati sia possibile studiare in spagnolo nonostante sia la lingua ufficiale in tutta la Spagna e la maggioranza in Catalogna. Gli studenti studiano tutte le materie in catalano ad eccezione dello spagnolo e delle lingue straniere. Nelle scuole catalane non c’è un’ora settimanale di spagnolo nell’educazione infantile, solo 2 ore nell’istruzione primaria e 3 ore nell’istruzione secondaria, diploma di maturità e formazione professionale.
A pochi giorni dalle elezioni generali, l’atmosfera in Spagna è calda e non solo per il sole estivo. Presto sapremo se la Spagna opterà ancora una volta per i partner dei terroristi e dei secessionisti oppure no.