I fantasmi di Kursk: il mistero dei soldati nordcoreani scomparsi

Dalla lealtà assoluta al silenzio inquietante: dove sono finiti i combattenti d’élite inviati da Kim Jong-un per sostenere l'esercito di Putin?

Tra le polveri di una guerra che non conosce tregua, il conflitto in Ucraina continua a rivelare storie tanto incredibili quanto drammatiche. Tra queste, il mistero dei soldati nordcoreani inviati nella regione russa del Kursk per combattere accanto alle truppe di Vladimir Putin. Chi sono, qual è il loro scopo, e soprattutto, dove sono finiti?

Stando a quanto riferito da Adnkronos, i militari inviati da Pyongyang sono stati definiti un’autentica élite: altamente addestrati, motivati ideologicamente e dotati di equipaggiamenti superiori rispetto ai russi. A confermare queste caratteristiche, anche il racconto di un membro dell’Ottavo Reggimento delle Forze per Operazioni Speciali ucraine, riportato dal Washington Post. “I russi hanno cercato di impressionare i nordcoreani”, ha osservato un soldato, riferendosi ai sofisticati armamenti messi a loro disposizione.

Nonostante ciò, i nordcoreani hanno dimostrato un’autonomia tattica superiore: combattono fino alla morte, si sacrificano per salvare i compagni feriti e studiano meticolosamente gli errori delle battaglie passate per migliorare. Gli scritti ritrovati sui loro corpi, spesso trascritti su fogli esposti alle intemperie, testimoniano una profonda dedizione e motivazione ideologica, sottolineata anche dalla presenza di versi patriottici come “Il mio destino è sempre condiviso con la patria”.

A fine 2024, Kim Jong-un aveva inviato ai suoi soldati messaggi scritti a mano per incoraggiarli. “State facendo sacrifici incredibili, provando la gioia di vittorie in battaglia ottenute a caro prezzo… Mi mancate davvero, compagni”, recitava uno dei messaggi.

Tuttavia, la scomparsa improvvisa dei soldati nordcoreani dal fronte di Kursk nelle ultime settimane ha sollevato molte domande. Secondo il presidente ucraino Vladimir Zelenskij, almeno 4.000 soldati nordcoreani sono stati uccisi o feriti, una perdita che potrebbe aver costretto le truppe a ritirarsi per riorganizzarsi. “Stanno leccandosi le ferite”, ha dichiarato Vitali, un soldato ucraino di 25 anni, ricordando uno scontro a fuoco durato otto ore.

L’11 gennaio 2025, le autorità ucraine hanno annunciato la cattura dei primi due soldati nordcoreani nella regione di Kursk. Entrambi feriti, sono stati trasferiti a Kiev e ricevono assistenza medica. Uno di loro, appena diciottenne, ha raccontato di essere stato inviato in Russia per un addestramento, non per combattere. L’altro, un cecchino nato nel 1999, ha dichiarato di servire nell’esercito nordcoreano dal 2016.

In un video pubblicato da Zelenskij il 20 gennaio, uno dei prigionieri ha spiegato che erano stati trasportati in Russia su una nave cargo, prima di essere trasferiti in treno. “Non sapevo che stavo andando in guerra, non sapevo contro chi combattessi”, ha confessato il giovane, parlando attraverso un interprete.

I soldati nordcoreani rappresentano molto più di una forza militare. Il loro arrivo simboleggia un cambiamento nei rapporti di forza tra Mosca e Pyongyang. Già la visita di Vladimir Putin in Corea del Nord nell’estate del 2024 aveva mostrato un rovesciamento di ruoli rispetto all’epoca sovietica, quando Pyongyang era considerata una rozza provincia.

“Non ci devono essere dubbi sul fatto che l’esercito russo dipenda dall’aiuto militare della Corea del Nord”, ha dichiarato il presidente ucraino, mostrando foto dei prigionieri e degli equipaggiamenti.

Gli appunti ritrovati sui cadaveri nordcoreani forniscono una chiara immagine della loro dedizione. “Anche quando il cielo crolla, sono le braccia della patria che proteggono le nostre vite”, recita uno degli scritti. Tuttavia, emerge anche un’implicita accusa ai russi: “Non eravamo preparati, non ci avevano informato sui dettagli cruciali delle postazioni nemiche”.

L’arrivo di questi militari ha inizialmente sorpreso le truppe ucraine. “Appena arrivati, si muovevano in gruppo e non si disperdevano all’arrivo dei droni. Poi hanno imparato”, ha spiegato un combattente ucraino.

Nonostante le recenti catture, la scomparsa di massa dei nordcoreani resta avvolta nel mistero, alimentando interrogativi sempre più inquietanti. Le ipotesi spaziano dalle pesanti perdite subite, alla necessità di un ritiro strategico per riorganizzarsi. “Potrebbero essersi ritirati in aree più sicure o essere stati redistribuiti altrove”, suggerisce un analista militare.

Inoltre, la cattura di due prigionieri non chiarisce il destino di migliaia di altri combattenti, e lascia aperte domande sulla reale portata della loro presenza in Russia. Queste incertezze alimentano le speculazioni sull’effettivo ruolo della Corea del Nord nel conflitto e sull’entità delle perdite subite.

Il mistero dei soldati nordcoreani continua, ma una cosa è certa: la loro presenza ha segnato una svolta nel conflitto, dimostrando come alleanze improbabili possano influenzare il corso di una guerra tanto complessa quanto brutale.