I dubbi sull’attacco all’ospedale di Gaza

In questi giorni ci sono giunte nuove immagini e nuovi filmati del cortile dell’Ahli Hospital di Gaza dove un ordigno esplosivo ha portato una strage la cui entità precisa – in termini di vite umane distrutte – non ci è dato di conoscere. Queste nuove immagini e filmati confermano la mancanza di un cratere di impatto compatibile con l’arrivo di una bomba, anche di dimensioni più piccole di quelle normalmente usate dall’Esercito Israeliano. Il piccolo cratere nel cortile dell’ospedale che ci viene mostrato dalle fotografie non è neppure compatibile con quello che produce un proiettile di artiglieria di 152/155 mm (vedi foto).

La mancanza di un cratere sul luogo dove è avvenuto l’impatto potrebbe allora farci prendere in considerazione l’esplosione di una bomba con spoletta aerea, cioè di una ordigno che non esplode al contatto con il suolo ma in aria, a poca distanza dall’obiettivo. La frammentazione a pochi metri dal suolo di questo tipo di bomba avrebbe però crivellato i tetti delle auto nel parcheggio dell’ospedale, mentre invece l’analisi delle immagini non ci mostrano alcuna perforazione. In assenza di un cratere, in assenza degli effetti di una frammentazione, i sospetti degli esperti si spostano sull’ipotesi che a causare la tragedia sia stato un missile. Sì, ma quale missile?

Le immagini ed i filmati del cortile dell’Ahli Hospital di Gaza, si caratterizzano più da ciò che manca che da ciò che si vede. Manca un cratere, mancano i fori da frammentazione, cos’altro manca? Mancano i resti del proiettile che ha colpito. Quando leggiamo, ad esempio, della Guerra d’Ucraina, e sui media ci vengono indicate le armi che hanno bombardato il terreno, l’origine di queste indicazioni proviene sempre dal reperimento dei resti dell’arma usata. E’ stato tramite il recupero di questi resti che abbiamo scoperto che i russi usano i droni iraniani Shahed, oppure i droni Orlan o Lancet, allo stesso modo sono stati i resti recuperati dopo il bombardamento dell’aeroporto di Berdiansk che ci hanno fatto scoprire che ora l’Ucraina è in possesso di un certo tipo di missili ATACMS. A questo proposito, Marc Garlasco – ex investigatore dei crimini di guerra delle Nazioni Unite – intervistato sulla strage dell’Ahli Hospital, ha rilasciato alla CNN la seguente dichiarazione: “Quando indago sul luogo di un potenziale crimine di guerra la prima cosa che faccio è localizzare ed identificare le parti dell’arma. L’arma ti dice chi l’ha fatto e come. Non ho mai visto una tale mancanza di prove fisiche di un’arma in un sito. Mai. C’è sempre un pezzo di bomba dopo il fatto. In 20 anni di indagini sui crimini di guerra questa è la prima volta che non vedo resti di armi. E ho lavorato a tre guerre di Gaza.”.

I seguaci di Hamas, tramite la rete social, ci hanno mostrato i corpi delle povere persone uccise e – nella “twittersfera” – si fanno in quattro per dimostrare che lo strike all’Ahli Hospital è opera degli israeliani, producendo però analisi che sono invariabilmente congetturali. Hamas, per gettare la colpa su Israele, dovrebbe invece fare ciò che fanno tutti gli eserciti del mondo quando vengono colpiti: mostrarci il cratere dell’esplosione e mostarci i resti dell’arma che l’ha provocato. Non lo sta facendo e quindi i dubbi sulla presunta “bomba israeliana” permangono e, anzi, aumentano. Ma, e conclusivamente, bisogna dire che solo un gruppo di lavoro di esperti indipendenti, che potesse andare all’Ahli Hospital ad investigare, potrebbe mettere la parola fine ai tanti dubbi che questo attacco ci pone. Viste le condizioni attuali a Gaza, è poco probabile che tutto questo potrà mai avvenire.

@riproduzione riservata