I dubbi sull’attacco all’ospedale di Gaza

Su Gaza, malgrado tutto, il sole sorge ancora, e ci regala le prime immagini in chiaro del bombardamento avvenuto nel parcheggio dell’Ahli Hospital. Queste immagini fanno sorgere qualche ragionevole dubbio. Se e quando, in futuro, altre immagini e prove ci giungeranno, l’analisi di quanto accaduto potrà essere modificata, precisata, ribaltata. Ma, ora e qui, i dubbi su quanto dichiarato immediatamente da Hamas sulla strage dell’Ahli Hospital permangono.

Nell’immagine 1) vediamo il parcheggio dell’ospedale dove è avvenuto l’impatto. Diciamo “il parcheggio dell’ospedale” perché la geolocalizzazione dello strike (31.504918 – 34.461601) è stata precisata da più fonti e perché, da ciò che osserviamo, possiamo notare che l’edificio dell’ospedale – quello con i grandi pannelli solari sul tetto – non risulta né distrutto né porta tracce di essere stato duramente colpito. Continuiamo a guardare: la tettoia con copertura in laterizi in primo piano a sinistra dell’immagine e la copertura in quella che sembra essere una struttura in lamiera sulla destra non sono state abbattute, alcune auto bruciate hanno i vetri dei fanali intatti. Sull’area geolocalizzata (circondata da un rettangolo rosso) non osserviamo alcun cratere. Passiamo ora all’immagine 2); qui abbiamo l’unica prova trovata finora della presenza di un cratere: è profondo 50 centimetri ed è largo un metro. Non sappiamo se c’è un altro cratere nella zona, ma ci permettiamo di ipotizzare che, se ci fosse un grande cratere dell’esplosione, Hamas – e non solo Hamas – ce lo avrebbe mostrato ormai da ogni angolatura.

Ora, le bombe standard che l’Aviazione Israeliana sta usando nella Striscia di Gaza sono ordigni da 1000 o 2000 libbre JDAM/Mk80. Ci sono poi immagini pubblicate dall’Aviazione Israeliana stessa che mostrano il montaggio di bombe “stupide” sugli aerei; sono delle vecchie M117 (roba da Guerra di Corea) che hanno comunque una testata da 750 libbre. Conservativamente, prendiamo in considerazione l’ipotesi di una bomba da 750 libbre: 340 chili di esplosivo ad alto potenziale creano un grande cratere, spaccano i vetri di un intero quartiere e sventrano come fossero di carta le tettoie che nell’immagine vediamo essere a poche decine di metri dal punto dell’impatto.

 

Arriviamo ora al  filmato pubblicato ieri notte dal Washington Post che ha fatto il giro del web. Secondo Justin Brook (Senior Research Fellow per l’Aviazione da Guerra e la Tecnologia Militare presso il Royal United Service Institute): “L’esplosione che si osserva sembra l’incendio prodotto da una grande quantità di propellente piuttosto che la detonazione di un esplosivo ad alto potenziale”.

Solo per inciso ed in subordine, alla luce delle immagini e della dichiarazione riportata, ci sembra lecito che a questo punto qualcuno possa domandarsi come un colpo di questo tipo abbia potuto uccidere 500 persone.

Ribadiamo il fatto che quanto fin qui scritto non segna affatto la parola “fine” su ciò che è accaduto all’Ahli Hospital di Gaza. Indagini maggiormente approfondite saranno necessarie. Ma una cosa ci sentiamo di stigmatizzare: come abbia potuto la stampa internazionale prendere immediatamente per buone le notizie diffuse da Hamas e riportarle con un copia/incolla all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale – senza usare alcuna forma dubitativa – ha dell’inquietante e dello scandaloso.

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