Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre 2024, la comunità di Pont-Sondé, Haiti, situata nel quinto distretto municipale di Saint-Marc, nel dipartimento dell’Artibonite, è stata teatro di un massacro perpetrato dalla banda armata “Gran Grif”, guidata da Laksan Elan. Secondo la Rete Nazionale per la Difesa dei Diritti Umani (RNDDH), l’attacco sarebbe motivato dall’accusa che gli abitanti sostenessero gruppi di autodifesa locali, come la “Coalizione”, che ostacolavano le attività criminali della banda.
Testimonianze raccolte da RNDDH indicano che membri della “Gran Grif”, utilizzando auto e barche, avrebbero attaccato Pont-Sondé, sorprendendo le squadre di autodifesa che sono state costrette a ritirarsi. Dopo l’assalto iniziale, gli aggressori sono tornati a piedi, uccidendo indiscriminatamente chiunque incontrassero. Voci di un possibile attacco circolavano da due mesi, alimentando tensioni nella comunità.
Haiti: sotto scacco Pont-Sondé
Il bilancio preliminare parla di oltre 110 morti, tra cui neonati, bambini e anziani. Molti corpi non sono stati ancora recuperati a causa dell’insicurezza nella zona. Ad esempio, la famiglia di Shelote Joseph non ha potuto recuperare il suo corpo e ignora la sorte della moglie e del figlio. L’ospedale Saint-Nicolas ha registrato 23 pazienti con ferite da arma da fuoco, otto dei quali hanno necessitato di interventi chirurgici urgenti. Alcuni sono deceduti prima di arrivare in ospedale.
Numerose abitazioni e veicoli distrutti e incendiati. Centinaia di famiglie hanno cercato rifugio temporaneo nella piazza Philippe Guerrier. Ad esempio, Roseline Sanon, con il marito paralizzato e cinque figli, ora vive nella piazza dopo che la loro casa è stata distrutta.
Gli abitanti sono fuggiti a piedi, nascondendosi e passando accanto ai corpi delle vittime. Donald Joseph, con la moglie incinta e tre figli, ha raggiunto la piazza dopo ore di cammino, trovando rifugio presso una sconosciuta.
Cité Soleil, vicino al porto della capitale haitiana Port-au-Prince, è una delle aree più povere e pericolose dell’isola. Divisioni politiche e debolezza governativa hanno permesso alle bande armate di rafforzarsi nella capitale e dintorni. Dal 2022, il governo haitiano ha richiesto assistenza internazionale per rafforzare la polizia locale, ma la missione approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel 2023 è stata solo parzialmente implementata e affronta carenze di risorse.
Instabilità ad Haiti: il terrore regna sovrano
La situazione ad Haiti è aggravata dal crescente controllo delle bande armate, che spesso agiscono impunemente. L’instabilità politica, la povertà e la mancanza di risorse per le forze dell’ordine rendono la lotta alla criminalità estremamente difficile. A Cité Soleil, le bande controllano quasi completamente l’area, imponendo le proprie regole. Mantenendo la popolazione locale in uno stato di terrore.
Il massacro ha suscitato indignazione a livello internazionale. Organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto un intervento immediato e un maggiore supporto alla polizia locale. Rappresentanti dell’ONU hanno sottolineato la necessità di aumentare le risorse per la missione avviata nel 2023, affinché possa operare efficacemente. Nel frattempo, il governo haitiano ha rinnovato l’appello per assistenza internazionale. Il presidente haitiano ha sottolineato l’importanza di combattere l’influenza delle bande e ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime.
La situazione ad Haiti rimane estremamente tesa. Il rafforzamento dell’aiuto internazionale e l’aumento delle risorse per le forze dell’ordine locali sono considerati passi chiave per stabilizzare la situazione. Tuttavia, l’instabilità politica e le divisioni interne mettono in dubbio la possibilità di una rapida normalizzazione.