Guerra nella Striscia di Gaza: la situazione militare

Prima dell’inizio della Guerra la forza militare di Hamas a Gaza era stimata in circa 30.000 miliziani, organizzati in battaglioni e compagnie. Questa forza militare si muoveva all’interno di una rete di circa 500 chilometri di tunnel che correvano sotto un’area urbana ad alta densità. Una fitta rete di tunnel transfrontalieri con l’Egitto consentiva il contrabbando di armi ed altri materiali nella Striscia ed una serie di fabbriche occultate nel sottosuolo garantiva all’organizzazione la produzione autonoma di missili, proiettili, rampe di lancio, mortai ed altro ancora. L’Esercito Israeliano stima le perdite di Hamas in combattimento in circa 18.000 uomini, dunque possiamo stimare che al momento ci siano ancora 12.000 miliziani attivi nella Striscia, i quali si muovono ancora tra quei tunnel che i militari di Israele non hanno ancora individuato ed il cui numero ed estensione non sono quantificabili; questi uomini sono ancora in possesso di parte delle molte armi che Hamas ha accumulato per decenni e che sono stoccate in una miriade di magazzini e nascondigli disseminati sopra e sotto il territorio. È una guerra lunga la Guerra di Gaza e questo gli strateghi israeliani lo avevano messo in conto sin dall’inizio delle operazioni. Se si ha chiaro questo quadro si comprende come la domanda retorica: “Ma come, dopo dieci mesi Israele ancora non ha battuto Hamas?” non ha molto senso.

L’attacco ai campi centrali

L’Esercito con la Stella di Davide non può e non vuole occupare l’intera Striscia di Gaza e quindi cerca di individuare dove Hamas si raggruppa, dopodiché entra nell’agglomerato urbano, colpisce e si ritira. Ad inizio offensiva Israele si è concentrata sui grandi insediamenti: Gaza città, Khan Yunis, Rafah. Ora gli attacchi si dirigono verso le zone centrali della Striscia: Deir al-Balah, Al Qarara, l’insediamento di Hamed e, purtroppo, anche di alcuni settori dell’area umanitaria di Al Mawasi, di cui gli israeliani hanno chiesto l’evacuazione visto che Hamas ha iniziato a lanciare missili accanto alle tende dei rifugiati. Le formazioni corazzate israeliane in queste ore stanno procedendo ad un attraversamento in orizzontale della Striscia, partendo dalla linea di confine sono ora giunti al porto dei pescatori di Al Qarara. Il taglio est-ovest della Striscia che Tsahal ha eseguito a nord di  Khan Yunis separa questa città dai campi centrali della Striscia. Se Israele dovesse decidere di stabilizzare questa resezione con una presenza militare statica si genererebbe un’ulteriore cantonalizzazione di Gaza, con il nord separato dal Corridoio Netzarim, il centro imbrigliato tra il Corridoio Netzarim a nord ed un possibile (ma non diamolo per certo) nuovo corridoio “Kissufim” a sud che lo separerebbe dalla parte meridionale della striscia (Khan Yunis, Rafah).

Il fronte libanese.

Hezbollah sa che ad Israele non conviene aprire un secondo fronte, a maggior ragione quando sono in corso – almeno in linea teorica – le trattative per lo scambio degli ostaggi. Israele per parte sua non deflette dalla quotidiana eliminazione di quadri intermedi terroristi e depositi di armi. Ieri le esplosioni dei magazzini militari di Hezbollah a Baalbek – nel nord del Libano – hanno scosso il silenzio della notte, oggi un dirigente delle Brigate Martiri di Al Aqsa in Libano, Khalil al Makdeh, è stato eliminato. In risposta Hezbollah ha lanciato più di 50 missili sul paese israeliano di Kazrim, distruggendo case e provocando grandi incendi.

Fronte iraniano

Tarda ad arrivare la “vendetta” promessa dall’Iran a Israele per l’eliminazione del Capo di Hamas,  Ismail Haniyeh, ucciso mentre era a Teheran. Ci si consenta una notazione: una rappresaglia in queste situazioni può mandare un messaggio di determinazione e di forza a patto che giunga a stretto giro di posta. Se invece “il vendicatore” ci mette tanto ad agire dà un’idea di debolezza. Uno Stato non può avere i tempi militari di una qualsiasi organizzazione mafiosa e a questo punto è chiaro che l’Iran tentenna. A frenare l’Iran è il timore della contro-replica israeliana, il suo esercito ha scarse difese aeree, le quali si riducono ad alcuni sistemi S-300 acquistati dalla Russia nel 2016, (a meno di non voler credere alle notizie dei media delle settimane scorse, secondo le quali i cargo di Mosca, nel giro di 24 ore dall’eliminazione di Ismail Haniyeh, hanno scaricato a Teheran il fior fiore dell’antiaerea del Cremlino che, si suppone, gli iraniani avrebbero dovuto imparare ad usare in tre giorni).

Le Idf nell’area di Tel Sultan 

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