LIBANO: Israele fa da sé
I numerosi filmati delle stragi di Hamas del 7 ottobre 2023 ci hanno mostrato come gli uomini che le hanno eseguite non avrebbero alcun problema, all’occorrenza, a sterminare 7 milioni e mezzo di ebrei. Israele combatte ora per la sua vita e per quella dei suoi cittadini, e non sarà disposto a tenere in conto più di tanto degli avvisi alla moderazione dei suoi alleati nel raggiungimento dei propri obiettivi. Uno di questi è l’eliminazione metodica della leadership di Hamas. L’eliminazione del vice capo di Hamas, Saleh al Arouri, in un quartiere di Beirut che è la roccaforte di Hezbollah nella capitale libanese, va in questa direzione. Al Arouri in quel momento era sotto la protezione di Hezbollah ed era lontano dalla linea dei combattimenti sul fronte nord dello Stato Ebraico.
Per le milizie filo-iraniane questo ha significato il superamento di una linea rossa oltre che uno smacco. Per ora la reazione del “Partito di Dio” libanese si è limitata ad attacchi missilistici molto duri ma diretti soltanto su installazioni militari israeliane nei pressi del confine. Vedremo gli sviluppi, ma se Israele avrà ancora l’occasione di eliminare altri dirigenti di Hamas sul suolo libanese certamente lo farà. Non daremmo per scontato che non ci sarà una guerra in Libano solo perché “l’Iran probabilmente non la vuole”. Gli alleati dell’Iran in medio oriente non sono semplici burattini, se Hezbollah dovesse perdere la faccia in altre occasioni simili a questa nulla esclude l’esplosione del conflitto campale su questo fronte. Ricordiamo inoltre che Israele ha tra gli 80 ed i 100.000 abitanti presso il confine nord che sono sfollati ormai da tre mesi.
IRAQ: Gli USA calano l’asso di bastoni
L’eliminazione – con un attacco aereo statunitense a Baghdad – di un importante capo delle milizie filo-iraniane irachene, “Abu Taqwa” al-Saaedi, rappresenta la più importante azione militare americana sul suolo dell’Iraq degli ultimi anni. Il governo iracheno ha protestato fermamente. Al-Saeedi era un comandante di primo piano della milizia Harakat Hezbollah al-Nujaba.
Questa milizia è stata finora la più attiva nell’organizzazione degli attacchi alle basi americane in Iraq ed in Siria (il Washington Institute attribuisce ad al-Nujaba il 70% circa dei 120 attacchi che le basi americane in Iraq e Siria hanno subito dallo scoppio della guerra di Hamas). Le altre formazioni filo-iraniane nell’area sono state molto più caute finora; sembra strano dirlo – visto che parliamo di esplosioni – ma pare che fin qui abbiano “timbrato il cartellino”, rendendosi protagoniste di attacchi di facciata, più che altro per far sentire la propria presenza. Non così al-Nujaba. Con questa uccisione gli Stati Uniti hanno avvertito che, se ulteriormente provocati, non intendono rimanere in eterno sulla difensiva.
YEMEN: un avviso anche per gli Houti
Le tre imbarcazioni dei ribelli Houti affondate con i loro equipaggi nel Mar Rosso da elicotteri statunitensi sono un chiaro avviso ai ribelli Houti. Quelle imbarcazioni potevano essere dissuase in altro modo dall’attacco ad una nave cargo che stavano compiendo. Pochi giorni dopo, 13 Paesi hanno mandato agli Houti un messaggio scritto: “Gli Houti si assumeranno le responsabilità delle conseguenze se continueranno a minacciare vite umane… etc”. Vedremo anche qui gli sviluppi, ma l’attuale situazione non potrà durare in eterno.
Navi da guerra indiane e pakistane stanno dirigendosi verso il Golfo di Aden, lo Shri Lanka ha deciso di entrare nella coalizione internazionale per la difesa del traffico attraverso gli Stretti di Bab el Mandeb. L’Egitto sta perdendo circa il 28% dei ricavi provenienti dalle tasse per il passaggio del naviglio attraverso lo Stretto di Suez, i costi di assicurazione per i portacontainer che seguono la rotta del Mar Rosso sono aumentati del 170%. La British Petroleum ha deciso di far circumnavigare l’Africa alle sue petroliere. Nessuno vuole “espandere la guerra” tra Israele e Hamas ma il fatto che l’Iran ed i suoi alleati yemeniti tengano in mano il 30% del traffico mondiale su container sta e rimane; e in qualche modo andrà risolto, anche indipendentemente dalla guerra in Israele.
Continuano le attività dell’IDF nell’area di Al Maghazi nella Striscia di Gaza centrale e Khan Yunis nella Striscia di Gaza Meridionale; sono stati attaccati più di 150 obiettivi, eliminate cellule terroristiche armate e svolte operazioni per eliminare i terroristi palestinesi mentre sono stati trovati molti mezzi di combattimento. da @Lion Udler
@riproduzione riservata