Sul terreno dopo la conquista di Avdiivka la spinta delle truppe russe è proseguita ad ovest della ex-cittadina; questo dovrebbe testimoniare il fatto che i russi hanno un elevato numero di truppe a disposizione, tale da poter far rifiatare i reparti che hanno preso l’insediamento e fare subito avanzare nuove truppe, le quali hanno approfittato della ritirata degli ucraini. I russi hanno prodotto negli ultimi due/tre giorni una spinta in profondità di circa 6/7 chilometri, conquistando alcuni insediamenti. Questi insediamenti avrebbero dovuto rappresentare i capisaldi della prima linea di difesa ad ovest di Avdiivka, ma questa linea di difesa è crollata subito. Del resto la cosa non giunge inaspettata, le fortificazioni costruite dagli ucraini lungo questa linea difensiva erano molto approssimative e alcuni analisti lo avevano segnalato. Ora gli ucraini si stanno attestando su una seconda linea di difesa più ad ovest dove il terreno dovrebbe essergli maggiormente favorevole. Alcuni giornali parlano di “ritirata ucraina nel fango”; non c’è fango nel Donetsk in questo momento, le temperature oscillano sia di giorno che di notte intorno a zero gradi centigradi ed i carri armati possono muoversi agevolmente. In ogni caso non è ora importante se gli ucraini perdono qualche decina di chilometri quadrati in più od in meno, ciò che è significativo per loro è attestarsi su linee di difesa che gli garantiscano poche perdite in rapporto a quelle degli attaccanti, vista la penuria di uomini e di proiettili di artiglieria di cui soffrono. A proposito delle forniture di artiglieria, dal fronte giungono perorazioni sempre più allarmanti, che e volte descrivono situazioni drammatiche.
Parole in libertà
Il Presidente francese, Macron, spezza una linea rossa comune a tutti i Paesi partner dell’Ucraina, dichiarando di non potersi escludere l’invio di truppe europee a combattere in Ucraina. La Francia non è certo uno dei Paesi più generosi nei confronti dell’Ucraina, ha impegnato aiuti pari allo 0,07 del suo Prodotto Interno Lordo, una miseria in confronto allo 0,69% della Polonia od allo 0,55% del Regno Unito. Anche la Germania è stata molto più generosa in termini di aiuti. Oltretutto la Francia ha recentemente scoperto di essere a corto di missili SCALP per il proprio esercito e sta cercando di correre ai ripari. La disparità tra quanto la Francia per bocca del suo Presidente dice, e quanto effettivamente fa, risulta evidente. Alla dichiarazione di Macron ha fatto subito eco quella del Cancelliere tedesco Scholz, il quale – arrogandosi un diritto che non ha, cioè quello di parlare a nome di altre Nazioni – ha replicato che nessun Paese europeo intende andare a combattere in Ucraina. Macron ha risposto dicendo che le cose col tempo possono cambiare, visto che, ad esempio, Paesi europei che inizialmente mandavano all’Ucraina solo degli elmetti, e poi non volevano inviare carri armati, hanno poi cambiato idea. Il riferimento al comportamento cauto dei tedeschi nelle prime fasi della Guerra d’Ucraina è evidente. Che i leader delle due principali potenze economiche dell’Unione Europea si scambino battute e frecciatine pubblicamente mentre l’Ucraina sta perdendo la guerra non è uno spettacolo edificante. Sempre il Cancelliere Scholz ha finalmente dichiarato perché – anche contro molti pareri del proprio Governo – si rifiuta di inviare i missili Taurus a Kyiv. Ha detto che se la Germania li inviasse questo comporterebbe la presenza di soldati tedeschi in Ucraina, citando a questo proposito la presenza di soldati inglesi. L’esercito tedesco lo ha immediatamente smentito; gli inglesi sono andati su tutte le furie. A questo punto Scholz ha cambiato versione ed ha detto che non si fida degli ucraini ed ha paura che questi ultimi userebbero i missili su obiettivi in territorio russo. Insomma, alla fine Scholz ha svelato il segreto di Pulcinella: non manda i Taurus in Ucraina perché ha paura della ritorsione del Cremlino. Proviamo a passare alle buone notizie: il veto francese all’acquisto dei proiettili di artiglieria da 155 mm fuori dall’Unione Europea è caduto. Il Belgio si è detto disposto a finanziare quota-parte dell’acquisto dei proiettili da 155 mm reperiti all’estero dal Governo della Repubblica Ceca. Vedremo gli sviluppi.
C’è qualcosa di nuovo nell’aria?
L’aeronautica ucraina dichiara di aver abbattuto 13 areoplani russi tra il 17 ed il 29 febbraio. 10 Sukhoi-34; 2 Sukhoi-35 ed un Awacs A-50. In particolare la Russia ha perduto due A-50 negli ultimi due mesi; prima della guerra la Federazione Russa aveva in tutto nove A-50, ora dovrebbero esserne rimasti rimasti sei; un aereo-radar di questo tipo costa più di 300 milioni di euro e svolge una funzione di “sentinella dei cieli” indispensabile ed insostituibile. Ammesso che gli abbattimenti dichiarati dall’Ucraina corrispondano al vero (non di tutti questi aerei c’è l’immagine della caduta al suolo), se continua così i russi dovranno necessariamente far arretrare la propria aviazione dal campo di battaglia perché, a questo ritmo, le perdite dell’aviazione russa sono tali da non poter essere rimpiazzate, per quanto le sue industrie possano impegnarsi. Alla luce di questo recente picco di abbattimenti è lecito domandarsi se in Ucraina non stia agendo ora una nuova arma antiaerea non dichiarata pubblicamente. Prima la decimazione della navi, ora quella degli aerei, senza dimenticare l’ecatombe dei blindati. La Russia sta perdendo le sue risorse più costose, più avanzate tecnologicamente e più determinanti. A gioco lungo questo per il Cremlino potrebbe essere un fattore di debolezza determinante. Sempre se l’Ucraina nel frattempo riuscirà ad ottenere proiettili di artiglieria e ad attuare una nuova coscrizione di massa.
@riproduzione riservata