In un mondo dove i riflettori mediatici sono puntati su crisi e conflitti globali, la Grecia è spesso relegata ai margini delle notizie internazionali. Anche una manifestazione di grande impatto simbolico e politico, come quella del 10 luglio 2024, è passata quasi inosservata. Questo silenzio mediatico riflette una tendenza più ampia a sottovalutare le tensioni interne dei paesi europei meno influenti sulla scena globale.
L’incipit potrebbe far pensare alla grande adesione dei tassisti allo sciopero di 24 ore proclamato ad Atene. Gli autisti hanno incrociato le braccia dalle 6 di giovedì 11 luglio 2024 fino alla stessa ora di venerdì 12 luglio. Molto partecipato è stato il presidio organizzato di fronte al Ministero dei Trasporti. L’obiettivo della protesta era evitare una liberalizzazione “sfrenata” del settore, una notizia che ha avuto grande riscontro mediatico.
Il 10 luglio, tuttavia, ha avuto luogo ad Atene un’altra manifestazione di grande impatto simbolico e politico che, agli occhi del mondo, è passata quasi inosservata. Mercoledì è stata di fatto una giornata di forti tensioni in Grecia. Attivisti greci hanno messo in atto una manifestazione eclatante, bruciando le bandiere degli Stati Uniti e della NATO. Il gesto simbolico, carico di significati, è stato accompagnato da richieste precise: la chiusura delle basi militari a Salonicco e la fine delle guerre a Gaza e in Ucraina. I manifestanti, con gesti forti e parole decise, hanno voluto lanciare un chiaro messaggio al mondo. “Vogliamo lanciare un chiaro messaggio al mondo: siamo contro l’occupazione militare straniera e le operazioni belliche in territori lontani”, hanno dichiarato durante la manifestazione. Anche la scelta di bruciare le bandiere è stata un gesto simbolico potente: “Bruciare le bandiere rappresenta il nostro rifiuto delle politiche neoimperialiste. Continueremo a lottare per la sovranità e l’autodeterminazione delle nazioni, opponendoci fermamente a un neoimperialismo mascherato da interventi militari”, hanno spiegato gli attivisti”. Queste politiche sono simboleggiate, secondo loro, dalla presenza militare americana e dalle operazioni della NATO in Grecia come in altre parti del mondo.
La manifestazione avviene in un momento particolarmente delicato per nazione. Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis, accompagnato dalla moglie Mareva Grabovski Mitsotakis, sempre il 10 luglio, ha partecipato alle celebrazioni del 75esimo anniversario della fondazione della NATO a Washington. Coincidenze? Mitsotakis, in un’intervista alla CNN riportata dal quotidiano Kathimerini, ha espresso soddisfazione per l’impegno “chiaro” di tutti i membri della NATO a destinare almeno il 2% del loro PIL alle spese per la difesa. Ha sottolineato che i paesi europei non possono “stare soli davanti agli Stati Uniti per la protezione”. Mitsotakis ha evidenziato che la Grecia ha rispettato questo impegno da molti anni e ha notato con piacere che altri paesi stanno ora aumentando le loro spese per la difesa. Ha anche suggerito che “forse il 2% non è sufficiente nel contesto geopolitico attuale”, citando la guerra in Ucraina, e ha parlato della necessità di una “struttura di difesa europea”, menzionando una proposta congiunta con il primo ministro polacco Donald Tusk per creare uno scudo comune di difesa aerea europeo.
Durante la sua visita, Mitsotakis ha avuto incontri con alti funzionari americani e, in programma, c’era anche un breve incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Questo summit ha messo in evidenza le tensioni e le alleanze strategiche che caratterizzano la politica estera greca. Una politica estera, quella del governo Mitsotakis, che sembrerebbe essere sotto il fuoco delle critiche. Il rappresentante parlamentare del KKE (Kommounistiko Komma Elladas), Nikos Karathanasopoulos, ha criticato duramente il governo e i partiti Syriza e Pasok per il loro sostegno ai piani imperialisti della NATO, accusandoli di approvare contratti militari con l’Arabia Saudita e di inviare armi all’Ucraina, azioni che, secondo lui, indeboliscono la difesa della Grecia.
Il gesto degli attivisti di bruciare le bandiere è chiaramente un segnale di sfiducia e dissenso verso le politiche del governo greco e le sue alleanze internazionali. I manifestanti chiedono un cambiamento radicale e una posizione più indipendente che privilegi gli interessi della Grecia e la pace nei territori in conflitto. La critica principale è che il governo sia troppo allineato agli interessi di USA e NATO, compromettendo la sovranità nazionale e la stabilità regionale. Questo sentimento è particolarmente forte tra chi vede le basi militari straniere come simboli di occupazione, non di protezione. Le proteste si inseriscono in un contesto internazionale di crescente sfiducia verso gli Stati Uniti, recentemente colpiti dal tentato attentato all’ex presidente Donald Trump, che ha evidenziato le fragilità interne del paese già segnato da tensioni politiche e sociali. La percezione di un’America vulnerabile rafforza il sentimento antiamericano in Europa e nel mondo, alimentando movimenti di protesta come quello greco.
Non mancano le speculazioni riguardo possibili influenze esterne dietro le manifestazioni in Grecia. Alcuni analisti ipotizzano che la Russia possa avere un ruolo nell’alimentare il dissenso. Mosca ha storicamente cercato di destabilizzare l’unità della NATO e di influenzare le politiche interne dei paesi europei attraverso campagne di disinformazione e supporto a movimenti antioccidentali. L’idea di una mano russa dietro le proteste non sembrerebbe poi così priva di fondamento; è evidente che la Russia ha interesse a ridurre la presenza militare della NATO vicino ai suoi confini e potrebbe vedere con favore una Grecia più isolata dalle alleanze occidentali. Inoltre, la Russia ha già dimostrato in passato la capacità di influenzare l’opinione pubblica in vari paesi attraverso l’uso
La protesta di Atene è solo l’ultimo episodio di una serie di manifestazioni contro la politica estera greca e la presenza militare straniera. Mentre il primo ministro Mitsotakis continua i suoi incontri diplomatici in America, la tensione in patria resta alta. La richiesta di chiudere le basi militari e di terminare le guerre a Gaza e in Ucraina risuona come un grido di pace e indipendenza, riflettendo il desiderio di una Grecia libera da influenze esterne e concentrata sul benessere dei suoi cittadini. Tuttavia, i sospetti di influenze russe aggiungono un ulteriore livello di complessità, suggerendo che le dinamiche internazionali siano più intricate e manipolabili di quanto appaiano superficialmente.