Parliamo della categoria degli infermieri, eretti ad eroi durante la pandemia da Covid-19 e oggi non più considerati dall’opinione pubblica e forse dimenticati dalla politica italiana. La verità è che al nord si registra un esodo di personale sanitario che va all’estero o al sud. E lo stress da turni di lavoro all’interno delle strutture pubbliche aumenta e spesso non viene gestito. Che cosa è successo? Ci risponde Ivan Bufalo, nuovo Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino
Al di là dei più o meno opportunistici proclami di stima del periodo emergenziale credo che questo sia un Paese che non investe nella valorizzazione del suo personale sanitario. Nessuna delle attese degli infermieri e degli infermieri pediatrici italiani è stata soddisfatta. A fronte di una formazione dei nostri professionisti di altissima qualità, tanto da spingere altre nazioni a realizzare campagne di reclutamento degli infermieri italiani, nel nostro Paese gli infermieri continuano ad avere tra gli stipendi più bassi in Europa, anche la metà di quanto si guadagna in Germania, nel Regno Unito o nelle nazioni del nord. Anche sul piano della possibilità di accedere alla libera professione da parte degli infermieri dipendenti del SSN, al pari di quanto già avviene per i medici, il Parlamento non ha fatto i passi necessari.Sul versante del rapporto con i cittadini/utenti va forse anche peggio. Le aggressioni e i fenomeni di violenza verbale nei confronti degli infermieri non hanno subito inflessioni, anzi, sembra che dopo il Covid-19 sia aumentata l’insofferenza nei confronti degli operatori sanitari, quasi che questi possano essere in qualche maniera ritenuti responsabili della scarsità dei servizi offerti.
Quale è lo stato dell’arte e oggi come lavorano gli infermieri soprattutto nei Pronto Soccorso? Quale la mission dell’Ordine?
Oggi gli infermieri lavorano generalmente in condizioni di gravi carenze di organico, vale nelle aree dell’emergenza/urgenza come in quelle della degenza o dei servizi sul Territorio. Il ricorso al prolungamento dell’orario di lavoro o a turni aggiuntivi di lavoro per far fronte alle carenze è quotidianità. Gli infermieri che lavorano nelle strutture sanitarie della Provincia Torinese sono piuttosto provati. La mission dell’Ordine è quella di evidenziare presso le Istituzioni lo stato dell’arte, promuovendo la realizzazione degli interventi necessari a migliorare la situazione.
C’è un gap tra pubblico e privato e come si comporta l’Ordine professionale?
Per gli infermieri, più che l’aspetto economico, la differenza sostanziale tra pubblico e privato sta nella qualità di vita proposta. È questo che in alcuni contesti rende più attrattivo il privato. Minori sacrifici personali e familiari richiesti e possibilità di determinare la quantità di impegno orario da dedicare al lavoro. Sul versante contrattuale dei rapporti di lavoro l’ordine non ha competenza alcuna.
C’è un burnout che colpisce la categoria degli infermieri, è così? Di cosa si tratta? È un problema sottovalutato?
Il burnout che sta colpendo la categoria è emergente ed ampiamente sottovalutato. Abbiamo sempre più spesso notizia colleghi che scelgono di abbandonare la professione infermieristica per dedicarsi a tutt’altre attività lavorative. Frequentiamo gli ospedali e ci imbattiamo in colleghi sempre più insoddisfatti e frustrati. Chi necessita di ottenere un part time per avere più tempo da dedicare ai figli e alla famiglia e chi vorrebbe uscire dalla turnazione sulle 24h sette giorni su sette poiché fisicamente e socialmente logorato, chi vorrebbe cambiare Servizio, chi vorrebbe cambiare Presidio, chi chiede supporto psicologico, nessuno tra quelli che hanno una necessità sembranoriuscire a trovare risposta ai propri bisogni.
Che ruolo assume l’Ordine Professionale quando si tratta di pianificare le strategie con la Regione per orientare le politiche future? Come si orienta sulle strategie dell’Università e dei relativi corsi di laurea in scienze infermieristica?
La legge attribuisce all’Ordine il compito di concorrere con le Istituzioni politiche, sanitarie e formative nello studio e nell’attuazione dei provvedimenti strategici che riguardano la professione. Tuttavia, perché si collabori fattivamente, è necessario che ne abbiano interesse tutte le parti. Ad oggi, a pochi mesi dall’insediamento del nuovo Consiglio Direttivo dell’Ordine di Torino, le interlocuzioni risultano già più vivaci che in passato, siamo però convinti che si possa e si debba fare di più. Attualmente stiamo portando avanti richieste di collaborazione con la Regione e con l’Università per la realizzazione di progetti che attraverso la promozione dell’immagine delle professioni infermieristiche possano contribuire a migliorarne l’attrattività verso i ragazzi che frequentano le scuole secondarie di secondo grado in modo da orientarli verso la scelta dei corsi di laurea in infermieristica.
E nell’accogliere e gestire gli infermieri che arrivano da altri paesi? (parliamo dell’equipollenza dei titoli di studio, problema che coinvolge anche altri ordini professionali)
Bisogna ben distinguere tra coloro che ottengono il formale riconoscimento del titolo di studio da parte del Ministero della Salute e coloro che invece operano in deroga alle regole. I primi, di provenienza sia comunitaria sia extracomunitaria, dopo aver ottenuto il riconoscimento da parte del nostro Ministero della Salute titolo di studio conseguito nei paesi di origine si rivolgono all’Ordine professionale per sostenere un esame che certifichi la loro conoscenza della lingua Italiana e solo dopo aver sostenuto e superato questo esame potranno iscriversi all’Ordine ed esercitare la Professione soggiacendo a tutti gli obblighi deontologici e normativi relativi all’esercizio di una professione sanitaria, previsti dalla legislazione nazionale.
Verso questi colleghi l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino non si accontenta di somministrare l’esame previsto dalla legge ma sceglie di accompagnarli all’esame proponendo loro un percorso formativo di preparazione e avvicinamento. Utilizziamo poi l’esame di certificazione della conoscenza della lingua italiana quale occasione per approfondire la conoscenza dei principi deontologici che guidano la professione nonché della legislazione professionale italiana.
I secondi invece, a partire dai primi decreti emergenziali promulgati nel 2020 nel corso della prima ondata pandemica e prorogati poi dai Governi fino al 31/12/2025, sono persone che hanno conseguito un certo titolo di studio all’estero che presentano in copia autenticata ad un Ufficio dell’amministrazione regionale e che li autorizza ad esercitare la professione sanitaria da subito senza che lo Stato verifichi l’effettiva validità di quel titolo, senza che qualcuno certifichi la conoscenza della lingua e senza che questi siano iscritti all’Ordine o soggiacciano agli obblighi deontologici, formativi e assicurativi tipici dell’esercizio di una qualsivoglia professione sanitaria. Questi “infermieri” sfuggono alla nostra gestione e al nostro controllo.A tutti gli altri offriamo continui servizi consulenziali e formativi al pari di tutti i nostri iscritti.
Qual è il futuro della professione infermieristica?
Difficile dirlo, perché la volontà della Professione deve incontrare quello della politica. Per l’accesso ai percorsi di carriera sarà richiesto un percorso accademico sempre più completo e articolato ma prima di tutto sarà necessario che questi percorsi di carriera vengano effettivamente garantiti dall’ordinamento. Storicamente il rapporto di dipendenza presso la pubblica amministrazione è stato il rapporto di lavoro più ambito ma non è affatto detto che in futuro lo sarà ancora.
Certamente, indipendentemente dal tutto il resto, ci troveremo di fronte ad infermieri sempre più competenti e specializzati, poiché sono in primis le persone assistite e i sistemi organizzativi a manifestarne la necessità. Non solo l’ECM ma anche i percorsi accademici di formazione post base sono ormai intrapresi da quasi la maggior parte dei professionisti di area infermieristica.
Gli infermieri sono e possono essere ancora di più una grande risorsa per questo nostro Paese. Tuttavia, se ad essi non verrà garantito il supporto e gli strumenti necessari affinché le loro potenzialità possano essere al meglio utilizzate questo patrimonio e tutto questo sforzo rischia di essere miseramente vanificato.
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