Stabilire il numero di vittime civili nel corso di “operazioni di combattimento su larga scala” (“LSCO”) in un “ambiente urbano denso” (“DUE”) è un’impresa quasi impossibile. Tentiamo qui un paragone tra i dati delle vittime che Hamas e l’Esercito Israeliano ci forniscono da Gaza e quelle che avvennero nel corso della Battaglia di Mosul (Iraq 2016/2017) tra lo Stato Islamico ed una Coalizione antiterrorismo formata da 23 Paesi. Abbiamo scelto il paragone con la Battaglia di Mosul perché questa è considerata dalla pubblicistica di settore come il paradigma per una valutazione delle battaglie moderne tra grandi formazioni armate in area urbana.
Iniziamo col dire che la certezza del numero delle vittime civili a Mosul non c’é. La maggior parte delle fonti ha valutato le vittime civili nel numero di 10/11.000; anche se ci sono fonti che hanno parlato di molte più vittime, fino ad arrivare a stime di 40.000 civili uccisi a Mosul. Noi abbiamo preso in considerazione il numero di 10.000 civili uccisi perché è il più prudenziale. L’unico dato riguardante il numero dei miliziani dello Stato Islamico caduti in battaglia che siamo riusciti a trovare è quello che venne fornito a suo tempo dall’Esercito Iracheno: 2.500. Benché di solito i conteggi dei vincitori sovrastimino il numero dei nemici uccisi, crediamo prudenziale aumentare questo numero da 2.500 a 3.000, perché potrebbero esserci stati dei militanti dello Stato Islamico sepolti sotto le macerie delle case i cui corpi non sono stati identificati.
Hamas tre giorni fa dava un totale di 25.000 “palestinesi” uccisi a Gaza, senza distinguere tra vittime civili, miliziani di Hamas e delle altre fazioni che combattono Israele e vittime civili prodotte dal “fuoco amico” di Hamas. Si tenga conto che ogni volta che Hamas lancia missili da Gaza una parte di questi ricade sul centro abitato, facendo vittime. L’IDF ha valutato che, dal 7 di ottobre a oggi, 2.000 missili di Hamas siano ricaduti sul centro abitato di Gaza. Comunque dimentichiamo i civili palestinesi uccisi da Hamas e dimentichiamo anche che non c’è alcuna verifica sulle cifre delle vittime che Hamas ci fornisce (dal 10 novembre 2023, Hamas ha dichiarato che fornisce i numeri delle vittime “sulla base di fonti informative attendibili” non meglio precisate). Dimentichiamo tutto ciò e chiediamo a chi legge di accettare soltanto un criterio: se prendiamo per buone le cifre di Hamas, prendiamo per buone anche quelle che ci fornisce Israele. Israele ci parla di 9.000 miliziani di Hamas fin qui uccisi solo sul territorio di Gaza, (i mille miliziani uccisi sul territorio israeliano subito dopo le stragi del 7 ottobre non rientrano in questo conteggio). Le valutazioni del Pentagono sull’uccisione di circa un terzo del totale della forza combattente di Hamas, coincide all’incirca con questo numero. Se accettiamo che nel numero dei 25.000 palestinesi uccisi sono compresi 9.000 miliziani di Hamas, allora il totale delle vittime civili palestinesi di tre giorni fa assommava a 16.000.
A questo punto, tra mille precauzioni, e dopo aver usato le stime più conservative possibili, tentiamo un paragone sul rapporto vittime militari/vittime civili nella Battaglia di Gaza e nella Battaglia di Mosul.
VITTIME DI MOSUL: 3.000 miliziani; 10.000 civili. Il rapporto percentuale è di 3,3 civili uccisi per 1 miliziano.
VITTIME DI GAZA: 9.000 miliziani; 16.000 civili. Il rapporto percentuale è di 1,7 civili uccisi per 1 miliziano.
Ci sono però molte differenze tra la Battaglia di Gaza e la Battaglia di Mosul, tra le altre:
- a) lo Stato Islamico ha avuto circa 29 mesi per preparare la guerra dei tunnel a Mosul; Hamas a Gaza ha avuto circa 20 anni (ma in realtà sono di più).
b) per quel che si può capire il rapporto numerico tra chi attacca e chi difende a Gaza è di circa 3 a 1; a Mosul era di circa 15 a 1.
c) man mano che la Coalizione Internazionale liberava i quartieri di Mosul i civili potevano essere immediatamente sgombrati fuori dalla zona dei combattimenti;
a Gaza tutto ciò è impossibile ed i civili vengono spostati da un luogo all’altro della Striscia ma sono sempre e comunque nell’area del conflitto.
d) a Mosul è stata data la possibilità allo Stato Islamico di ritirarsi, almeno fino alla Battaglia della Moschea di al-Nuri; a Gaza Hamas non può ritirarsi in alcun altro luogo.
Una prima notazione: non si pretende che le cifre qui fornite – risultato di un lavoro di ricerca comunque non banale – siano quelle giuste. Ciò che si vuole significare è che qualsiasi valutazione su massacri, genocidi e pulizie etniche vere o presunte deve partire da una valutazione dei numeri – per quanto complessa possa essere questa operazione – e non dalla percezione che ci forniscono i variabili umori di una stampa e di una politica che sembrano non usare la stessa sensibilità umana a seconda dei conflitti di cui si occupano. A questo proposito ricordiamo che, per la Battaglia di Mosul, le Nazioni Unite stimarono che l’azione dell’aviazione e dell’artiglieria dei Paesi della Coalizione Antiterrorismo (cioè delle principali Nazioni occidentali) aveva danneggiato o distrutto 40.000 case di civile abitazione e 47 edifici religiosi, con 10 milioni di tonnellate di detriti rimasti in strada dopo la fine dei combattimenti (Fonte: Modern War Institute at West Point).
La seconda ed ultima notazione è la seguente. Come si vede, abbiamo sempre parlato del numero delle vittime palestinesi riportato “da Hamas”. Troviamo francamente fuorviante che i giornali ad ampia diffusione facciano il copia e incolla del totale vittime riportato da Hamas attribuendolo ad anodine “Autorità di Gaza” o a quello che potrebbe sembrare una istituzione neutrale come “Il Ministero della Salute di Gaza”. Non esiste alcuna autorità a Gaza che non sia quella di Hamas, e non esiste alcun “Ministero” di Gaza che non sia controllato strettamente da Hamas. Ribadiamo il fatto che, in ogni caso, a far data dal 10 Novembre 2023 Hamas ha ammesso di non poter più conteggiare le vittime attraverso gli ospedali e le camere mortuarie perché non ne controllava ormai più che un numero esiguo. Come detto, da quella data Hamas conteggia le vittime “sulla base di fonti informative attendibili” di cui nessuno conosce né il nome, né la natura, né – se esiste – la metodologia di calcolo.
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