Roberto Torre è un gerarca fascista che tenta di fuggire alla fine del conflitto. Precipitato con l’aereo che doveva portarlo in Francia l’uomo tenterà di passare il valico montuoso a piedi. Arrivato in prossimità del confine, è riconosciuto dalla cameriera di una pensione. Torre dopo averla uccisa per far ricadere la colpa su alcuni emigranti tenterà l’impresa. Con il figlio al seguito l’ex camicia nera verrà fermato da alcuni uomini a causa di una foto sul giornale. Giunto a Grenoble si renderà conto di quanto sia difficile fuggire dalla giustizia.
Fuga in Francia è un film del 1948 diretto da Mario Soldati e intrepretato da Folco Lulli. La vicenda rientra nel noir neorealista, dove alla suspense si accompagnava un’analisi storica. Sceneggiato tra gli altri da Cesare Pavese ed Ennio Flaiano Fuga è un prodotto di grande spessore. Soldati rendere una storia complessa analizzandone le sfaccettature soprattutto dal punto di visti dei protagonisti. La scena iniziale è disarmante nel dimostrare quanto alcune personalità si sentano intoccabili nonostante tutto arrivando a chiedere aiuto a persone meno adatte. Il direttore del collegio, un prete, cui Torre chiede aiuto subisce la prevaricazione per abitudine. La cameriera della locanda, ex serva del fascista, soffre ancora di una sudditanza che le sarà fatale.
Personalità che il film descrive con estrema semplicità nel loro essere complesse. Un lavoro, quello di Soldati, che può essere considerato alla stregua di titoli come Il terzo uomo per temi affrontati e capacità di esposizione. La sceneggiatura è carica di emozione pur non scandendo mai nel sentimentalismo. Il rapporto con Fabrizio, il figlio, è quello di un padre poco interessato a suo figlio quanto alla sua salvezza. Un personaggio poco stratificato Torre che vive il figlio come un peso obbligato.
Folco Lulli, nel ruolo del protagonista, tratteggia ottimamente un uomo privo di scrupoli e incapace di dichiarare il suo fallimento. Gli emigranti, uno dei quali interpretato da Pietro Germi, sono esseri semplici e disperati che vorrebbero arrivare in Francia per lavorare e vivere degnamente. Martoriati nell’animo, i tre uomini umili dimostreranno verso il bambino quella pietà che è estranea al criminale. Fuga in Francia è invecchiato molto bene e si discosta dagli altri titoli neorealisti per la completa assenza di una morale e la sua semplicità nel trattare una vicenda stratificata.