Quando il virus sarà sconfitto “dovremo imparare a uscire dai sentieri battuti, dalle ideologie, e a reinventarci. Io per primo”. Su un tono decisamente più umile e meno epico del solito, ieri sera Emmanuel Macron ha comunicato ai francesi una nuova data in cui sperare. La quarantena è estesa all’11 maggio, mentre le regole rimangono invariate, “né rafforzate né alleggerite”. Tra mea culpa e orgoglio, riconoscenza e pragmatismo, le parole di Macron sottintendevano una matura reazione alle critiche ricevute nelle ultime settimane. Di aver mancato di trasparenza nella comunicazione dei dati e schermato le necessarie risposte con una meno necessaria empatia. Come in quell’ultimo discorso ufficiale tenuto 4 settimane fa, quando annunciando l’inizio della quarantena paragonava la pandemia a una “guerra”.
Una data in cui sperare e nuove promesse
Redenzione, rinnovato impegno e intenzione di comunicare “in tutta trasparenza” ai francesi quello che li aspetta si sono palesati sin dall’apertura del discorso. Secondo le nuove disposizioni del governo, a partire dall’11 maggio asili, scuole elementari e licei dovrebbero essere riaperti. Insieme, progressivamente, a qualche attività commerciale, in vista di una ripresa dell’economia. Gestori e avventori di bar, ristoranti, teatri o sale da concerti dovranno ancora aspettare. Condizioni fondamentali per l’effettiva riuscita della graduale apertura: che i cittadini “continuino ad essere civili e responsabili e che la trasmissione del virus abbia continuato la sua discesa”, sulla linea degli ultimi giorni.
Oltre al personale medico e gli altri eroi al lavoro, Macron ha ringraziato e lodato tutti i cittadini, schierati “in terza linea” contro il “temibile, invisibile, imprevedibile” virus. Pazienti, rispettosi delle regole, solidali come si sono dimostrati. Alle famiglie più povere, le cui condizioni disagiate rendono la quarantena un vero inferno, ha promesso nuovi aiuti economici. Cercare di sbrogliare l’intricato nodo delle disuguaglianze sociali, ha aggiunto, dovrà essere una priorità in uscita dal virus.
Insufficienze e conquiste di fronte al virus
«La situazione ha svelato delle mancanze, delle insufficienze», ha ammesso Macron. Insufficienza di maschere per il personale medico, per cominciare, come di respiratori e test. Che però adesso sarebbero state identificate e colmate a grande velocità. «Siamo pronti» ad affrontare questa nuova fase, ma possiamo farcela solo con l’aiuto dei cittadini, invitati a perseverare nella solidarietà, umiltà, volontà e cura di se stessi. “Il nostro Paese non è mai stato così unito” e bisogna tutti insieme credere che “giorni migliori arriveranno”.
Se il governo francese – come tanti altri, ognuno a suo modo – sembra aver fallito su alcuni aspetti nella gestione della pandemia, le regole imposte per la quarantena, insieme alla sproporzionata ampiezza della questione, lo salvano da una condanna radicale. Sebbene meno dure di quelle italiane, le misure che regolano le uscite dei francesi hanno avuto finora risultati simili nella lotta al contagio. Riuscendo, con poche accortezze, ad offrire nei limiti del possibile un prezioso sfogo alla gente.
Uno sfogo necessario, ma mai quanto una certezza
Non 200 metri ma 1 km di raggio d’azione è concesso in Francia, ovvero più apertura e alternative per il percorso scelto, con un conseguente mantenimento della giusta distanza tra le persone. Il divieto di correre o allenarsi all’aria aperta dalle 10 alle 19 sembra aver azzerato la polemica sui runner “untori”, lasciando libero sfogo per le strade vuote ai veri sportivi e più spazio a chi esce durante il giorno.
Le impossibili maratone delle famiglie con bambini sono invece alleviate da possibili, brevi uscite per sgranchirsi le gambe e la mente. Piccoli ma tattici accorgimenti per aiutare ogni categoria a non scoppiare. Non che poi cambi il mondo, s’intenda. L’essenziale rimane sempre stare a casa il più possibile.
Se una data e risposte concrete sono riuscite a confortare, nonostante il prolungamento della quarantena, molti francesi, quasi tutti sanno bene che non si tratta che di pure ipotesi, la cui tesi ed eventuale confutazione dipende dall’andamento del contagio. Certo, chi governa ha un’enorme responsabilità, ma sono gli scienziati a possedere la vera chiave della certezza che tanto aspettiamo: un vaccino che significa libertà e che in qualsiasi momento arriverà ci saremo ben meritati.