Un rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) ha puntato il dito contro le forze dell’ordine italiane, accusandole di pratiche di profilazione razziale nei confronti delle comunità rom e delle persone di origine africana. Un’accusa che ha scatenato reazioni immediate e contrastanti nel panorama politico italiano.
L’ECRI ha evidenziato come le autorità italiane non stiano affrontando adeguatamente la questione, ignorando in gran parte l’ampiezza del problema. Secondo il rapporto, è necessario uno studio indipendente per valutare con precisione l’incidenza della profilazione razziale. Le raccomandazioni sono chiare: vietare esplicitamente la pratica e introdurre misure che rendano le forze dell’ordine più responsabili in caso di abusi.
Questa non è la prima volta che l’Italia si trova sotto i riflettori per questioni legate alla discriminazione razziale. Già nel 2023, il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale aveva lanciato un allarme simile, citando preoccupazioni per l’accesso ineguale ai servizi pubblici e per l’indipendenza limitata dell’Ufficio nazionale contro la discriminazione.
Di fronte a queste accuse, la risposta del governo italiano è stata ferma. Giorgia Meloni, in una dichiarazione ufficiale, ha difeso con forza le forze dell’ordine: “Le nostre forze dell’ordine sono composte da uomini e donne che ogni giorno lavorano con dedizione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni”. La premier ha definito le accuse ingiuste, sottolineando come gli agenti meritino rispetto e non critiche gratuite.
Anche Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno, ha ribadito la propria fiducia nel lavoro delle forze di polizia: “Le critiche mosse dal Consiglio d’Europa sono inaccettabili. I nostri agenti affrontano rischi quotidiani per proteggere il Paese, e non meritano di essere dipinti come fautori di discriminazione”.
Tuttavia, il problema della profilazione razziale non è esclusivo dell’Italia. In Francia, il caso di Nahel, un giovane di origine algerina ucciso dalla polizia nel 2023, ha alimentato dibattiti simili, portando alla luce una questione comune a molti paesi occidentali. Anche nel Regno Unito, le accuse contro la polizia di Londra per fermo e controllo sproporzionato su minoranze etniche hanno scosso la società.
Secondo il rapporto della Commissione europea, in Italia le minoranze rom e africane sono tra le più colpite. L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha segnalato che il 70% delle persone fermate nei dodici mesi precedenti riteneva che il controllo fosse stato motivato da ragioni razziali. Episodi di abuso e uso eccessivo della forza nei confronti delle minoranze continuano a emergere, alimentando un senso di frustrazione tra le comunità colpite.
Nonostante le rassicurazioni del governo, resta da vedere se l’Italia affronterà questa sfida con riforme concrete. Di certo, la questione della profilazione razziale è destinata a rimanere al centro del dibattito pubblico, non solo in Italia, ma anche nel contesto europeo più ampio.