Cinque morti e tre feriti. Una trave che crolla in un cantiere molto grande con il cemento che sembra fragile. Lavoratori in nero. Una marea di subappalti, sembra oltre 60 ma è un dato da verificare. Un fuggi fuggi dopo il crollo. Lavoratori intervistati che non si fanno riprendere in viso.Dove siamo? In che parte di mondo? A Firenze siamo. Incredibile. Il quinto corpo che non si riesce a trovare.
Oggi tutti piangono nonostante che i morti per lavoro siano diventati una triste consuetudine. Stavolta più delle altre volte, forse però era evitabile. Starà alla procura ovviamente dirlo. Analiticamente il mondo degli appalti sia pubblici che privati rappresenta un mondo assai complesso, fatto di norme che cambiano, codici, direttive europee e sentenze. Un mondo assai complesso in attesa del PNRR. Un mondo in cui spesso oltre al normale rischio di impresa si infilano le mafie. In Italia tra l’altro, ma tutto il mondo è paese, siamo ancora in attesa di capire come finiranno le inchieste sui cartelli stradali che cadono sulle auto per l’acciaio di scarsa qualità. È accaduto più volte di quanto sia possibile e normale immaginare. Oggi tutti propongono e promettono.Propongono nuove norme, promettono nuovi impegni per la sicurezza del lavoro. Ma cosa serve effettivamente per migliorare?
È inutile girarci attorno. Servono diverse cose scomode e costose per provare a migliorare la situazione. Innanzitutto va rivisto in toto il sistema dei controlli attualmente sotto organico. Il numero degli ispettori va aumentato di 10 volte e vanno aumentati gli stipendi. Fare l’ispettore del lavoro è pericoloso. Va rivisto il metodo con cui si controlla il cemento affinché non sia depotenziato. Troppo prevedibile. Va convinta l’Unione Europea a limitare il subappalto. Le attuali norme son lascive e la mafia le può utilizzare. Va limitato il ricorso al “general contractor” che per sua natura favorisce il ricorso al subappalto.
Va controllato poi accuratamente il mondo dei trasporti che gira attorno al mondo degli appalti e soprattutto va controllato lo smaltimento dei rifiuti. A volte sotto i cantieri si nascondono sotterrandole le peggio tipologie di rifiuti. Il caso Keu insegna. La lista è lunga e probabilmente pure parziale, ma se non vogliamo versare lacrime di coccodrillo, senza offesa per i coccodrilli, bisogna agire.In caso contrario, a breve, piangeremo i prossi morti sul lavoro da qualche altra parte in qualche altro cantiere. Per quanto riguarda Firenze, deve diventare un punto di riferimento culturale internazionale contro le morti sul lavoro, ne ha le capacità etiche, essendo la citta del mai dimenticato La Pira. Affinché avvenga questo propongo che la zona di via Mariti, dove è avvenuto il disastro, diventi un parco in memoria dei “Caduti sul lavoro”. Firenze se vuole, può.
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