E’ corsa contro il tempo per trovare la piccola Kataleya Alvarez

Un continuo impegno investigativo a far data dal 10 giugno scorso di più pubblici ministeri della Dda e di oltre cinquanta militari dell’Arma dei Carabinieri -tra Nucleo Investigativo, Ros di Roma e della sezione anticrimine di Firenze – ha portato all’arresto di quattro cittadini peruviani legati al ‘ racket delle camere’ dentro l’hotel Astor, l’immobile dove ricordiamo scomparve il giugno scorso la piccola Kataleya e che il 17 luglio successivo e’ stato sgomberato. Tra i destinatari delle misure cautelari disposte dal giudice delle indagini preliminari c’è anche lo zio materno della bambina. I reati contestati sono stati commessi nel quadro di un’illegittima attività di compravendita delle stanze a partire dal settembre 2022 da parte di cittadini peruviani e rumeni: per ogni stanza si pagava fino a 700 euro. Perquisiti anche i familiari della bimba rapita in qualità di terzi non indagati.

Le piste investigative 

Orbene, che cosa significano questi arresti ? Che legame hanno con la perdita delle tracce della minore?
Sicuramente rientrano in una delle presunte piste per la ricerca della bambina, quella legata al contesto dell’ex hotel Astor per cui il rapimento sembra essere avvenuto per rappresaglia nei confronti dei parenti e all’interno di una probabile tratta dei minori. E certo ben si incastrano con le dinamiche più vicine alla bambina, ai genitori e ai parenti stretti.
Ma perché si sono perse immediatamente le tracce della bambina ? Dove sarà e quali saranno i risvolti della vicenda piu probabili ?

Lo chiediamo al Presidente dell’ Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime,  il noto avvocato Elisabetta Aldrovandi sempre impegnata in vertenze endofamiliari e in questioni legate alle vittime di reati, nonché sul fronte istituzionale, voce importante nella stesura di disegni legge sull’omicidio stradale, allo stalking e alle violenze domestiche.

«Tra pochi giorni saranno due mesi dalla scomparsa della piccola Kata. Un clamore mediatico iniziale che ha riempito le prime pagine di giornali e servizi di trasmissioni televisive, per poi scemare con la sospensione estiva dei maggiori programmi di cronaca nera. Ma Kata continua a restare una bambina scomparsa. Di lei, nessuna traccia. Sembra svanita nel nulla, quel caldo pomeriggio del 10 giugno, sparita dietro una porta, forse attratta da qualcuno o qualcosa. Certo è che non può essersene andata di sua iniziativa ed è altrettanto probabile che chi l’ha sottratta alla sua famiglia e alla sua vita non abbia fatto tutto da solo. Tuttavia, gli inquirenti non hanno ancora una pista certa, se non quella da cui è partito tutto: un hotel chiuso durante il Covid, occupato abusivamente da famiglie di peruviani e rumeni, in lotta tra loro per il racket degli affitti in nero. Un posto in cui l’illegalità si respira a ogni angolo, tanto che, pochi giorni prima della scomparsa di Kata, un cittadino ecuadoregno morì cadendo da una finestra dell’hotel. E per quella morte sono finiti in manette quattro ex residenti dell’Astor, chiuso e sgomberato a fine giugno. Tra di loro dicevamo figura anche lo zio materno della bambina, arrestato per tentato omicidio, rapina, estorsione, lesioni gravi. Può esserci un collegamento tra quel fatto e la sparizione di Kata?»

Sono al vaglio altre ipotesi in merito alla scomparsa della bambina?

«Gli inquirenti tengono aperte tutte le ipotesi, ma un dato è certo: le nicchie di illegalità, così spesso tollerate perché si è incapaci di trovare soluzioni di reale e concreta inclusione, facilmente possono degenerare in reati gravissimi, a volte irreparabili. Speriamo che l’ingiustizia perpetrata alla piccola Kata non sia uno di quelli. Intanto, continuiamo ad aspettare che l’attività investigativa dei vari operatori porti i suoi frutti . E sperare».

@riproduzione riservata