Le piste investigative
Lo chiediamo al Presidente dell’ Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, il noto avvocato Elisabetta Aldrovandi sempre impegnata in vertenze endofamiliari e in questioni legate alle vittime di reati, nonché sul fronte istituzionale, voce importante nella stesura di disegni legge sull’omicidio stradale, allo stalking e alle violenze domestiche.
«Tra pochi giorni saranno due mesi dalla scomparsa della piccola Kata. Un clamore mediatico iniziale che ha riempito le prime pagine di giornali e servizi di trasmissioni televisive, per poi scemare con la sospensione estiva dei maggiori programmi di cronaca nera. Ma Kata continua a restare una bambina scomparsa. Di lei, nessuna traccia. Sembra svanita nel nulla, quel caldo pomeriggio del 10 giugno, sparita dietro una porta, forse attratta da qualcuno o qualcosa. Certo è che non può essersene andata di sua iniziativa ed è altrettanto probabile che chi l’ha sottratta alla sua famiglia e alla sua vita non abbia fatto tutto da solo. Tuttavia, gli inquirenti non hanno ancora una pista certa, se non quella da cui è partito tutto: un hotel chiuso durante il Covid, occupato abusivamente da famiglie di peruviani e rumeni, in lotta tra loro per il racket degli affitti in nero. Un posto in cui l’illegalità si respira a ogni angolo, tanto che, pochi giorni prima della scomparsa di Kata, un cittadino ecuadoregno morì cadendo da una finestra dell’hotel. E per quella morte sono finiti in manette quattro ex residenti dell’Astor, chiuso e sgomberato a fine giugno. Tra di loro dicevamo figura anche lo zio materno della bambina, arrestato per tentato omicidio, rapina, estorsione, lesioni gravi. Può esserci un collegamento tra quel fatto e la sparizione di Kata?»
Sono al vaglio altre ipotesi in merito alla scomparsa della bambina?
«Gli inquirenti tengono aperte tutte le ipotesi, ma un dato è certo: le nicchie di illegalità, così spesso tollerate perché si è incapaci di trovare soluzioni di reale e concreta inclusione, facilmente possono degenerare in reati gravissimi, a volte irreparabili. Speriamo che l’ingiustizia perpetrata alla piccola Kata non sia uno di quelli. Intanto, continuiamo ad aspettare che l’attività investigativa dei vari operatori porti i suoi frutti . E sperare».
@riproduzione riservata