Una Techno hall dell’architetto Riccardo Bocchini per Sanremo al Teatro Ariston. È stata svelata la scenografia della nuova edizione: dopo le astronavi di Gaetano e Maria Chiara Castelli, ci aspettavamo un cambio più radicale e invece siamo nel clima del disco volante.
Le maestranze della Rai sono fantastiche e in grado di produrre ogni prodigiosa opera di artigianato scenografico eppure il collaudato Conti cambia tutto, perché tutto resti uguale.
Vi sfido a ricordare negli ultimi anni una particolare ambientazione del festival che non sembri una base spaziale. Elemento imprescindibile.
Sanremo e il suo amore per la scala
La scala. Un poverissimo elemento barocco, vecchio come il mondo, per creare profondità e per accorciare le distanze.
Pensate a Trinità dei Monti in piazza di Spagna e alle tante sfilate. Alle scalinate dei palazzi italiani, a quella mitica del casinò. Sembra che non se possa fare a meno. Ci provò a eliminarla Fazio nel 2014 con la complicità di Francesca Montinaro che vestì la scena con elementi da biblioteca del Settecento. Non andò benissimo quella edizione. Se torniamo indietro invece ai decenni 50, 60 e 70 siamo al caffè chantant della sala del casinò, addirittura coi tavolini, dove vi era proprio solo il posto per orchestra e cantante. Stretti stretti sulla ribalta. E tanti fiori.
Poi la grande ariosa novità del 1992, Pippo Baudo sempre a firma di Gaetano Castelli, lo “scarlet boulevard” una serra, un giardino d’inverno. Il cielo sul mare entra sulla scena di Armando Nobili nel 1997.
Un’estetica ripetitiva: la discoteca degli ultimi vent’anni
Da vent’anni invece poco più che la discoteca. Tutto scuro. Una specie di variazione sul tema della scala. Eppure il teatro Ariston sacrifica le prime file quindi lo schiacciamento della scena non è più un pericolo. Ma qualche elemento più naturale? Più concreto, alberi, giardini nuvole o proiezioni di fondali con piazze scorci italiani? I disegni di Giuseppe Ragazzini? www.giuseppe.ragazzini.it
Sembra anche quest’anno tutto nella sola esagerazione ripetitiva di una onda del mare. Eleganze estetiche le scene dei maestri architetti che tuttavia, come Carlo, rischiano poco sulla innovazione e non sfruttano mai del tutto la potenza del genio di Mario Catapano, un vero genio delle luci.