Il presidente turco Tayyip Erdogan, durante una riunione con il partito islamista AKP, ha dichiarato che “i militanti di Hamas sono dei “liberatori” che combattono per la loro terra e “non dei terroristi”, accusando inoltre Israele di “uccidere i bambini palestinesi” ed annullando una sua prossima visita nello Stato ebraico. Erdogan ha poi accusato anche gli alleati occidentali di Israele di complicità nel massacro dei palestinesi.
Le dichiarazioni di Erdogan hanno subito scatenato la reazione del Vice-Primo Ministro italiano, Matteo Salvini, che ha reso noto di voler chiedere al Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, di richiamare l’ambasciatore turco per delucidazioni.Le dichiarazioni di Erdogan non devono sorprendere considerata la storia del personaggio in questione, a capo di un partito islamista ideologicamente legato a quegli stessi Fratelli Musulmani dai quali è nata Hamas. Durante il periodo della guerra civile siriana fu del resto proprio il MIT (i servizi segreti turchi), agli ordini di Erdogan, a rifornire di armamenti i jihadisti dell’ISIS.
La faccenda venne scoperchiata dal quotidiano turco “Cumhuriyet” e il risultato fu una condanna a 27 anni e 6 mesi di carcere nei confronti dell’ex direttore del quotidiano, Can Dundar, accusato di “spionaggio” e “sostegno al terrorismo”. Il processo si tenne in absentia dell’imputato in quanto Dundar era dovuto fuggire in Europa dopo essere stato gambizzato in un agguato a colpi di pistola fuori dal tribunale di Istanbul nel maggio del 2016. La Turchia di Erdogan è del resto stata definita da Amnesty International come “la più grande galera per giornalisti a livello globale”. Non che vada meglio ai membri del Parlamento considerati scomodi dall’esecutivo, come Enis Berberoglu, Leyla Guven e Musa Farisugullari, membri del partito CHP arrestati a inizio giugno 2020 anche loro con l’accusa di “spionaggio”, molto in voga da un po’ di tempo nei tribunali turchi.
Erdogan ha una concezione di terrorismo alquanto singolare in quanto riesce a definire come “liberatrice” un’organizzazione terrorista che ha decapitato bambini, bruciato vive le persone, stuprato vivi e cadaveri, sterminato famiglie intere ed altro ancora e nel contempo accusa di terrorismo quei giornalisti che fanno il proprio dovere documentando i servizi segreti turchi che riforniscono i terroristi. Del resto è proprio in Turchia che sono ospitati diversi leader di Hamas ed è stato lo stesso governo turco, lo scorso 23 ottobre, a smentire le voci secondo cui sarebbero stati espulsi a breve. E’ curioso poi come Erdogan accusi Israele di “bombardare civili palestinesi” quando è esattamente quello che fa l’esercito turco con i curdi. Non risulta infatti che i militari di Ankara abbiano mai messo in atto un corridoio per far defluire i civili curdi che vivono nel terrore, come riportato anche dalla BBC, media certamente non filo-israeliano o islamofobo. La Turchia non ha poi soltanto sostenuto, addestrato e rifornito i jihadisti in Siria, ma li ha anche trasferiti in Libia a sostegno del GNA di Tripoli, altra fazione legata ai Fratelli Musulmani, per combattere Haftar. A tal fine è bene ricordare un filmato girato a Idlib dove si vedono soldati turchi e jihadisti assieme al grido “Allahu Akbar”.
La questione del sostegno turco al jihadismo venne sollevata nel settembre del 2020 anche da Mordekhay Kedar sul Jerusalem Post, mettendo in evidenza l’attività destabilizzante perpetrata da Erdogan in Medio Oriente.E’ del resto difficile credere che le centinaia di migliaia di volontari giunti in Siria per unirsi all’Isis transitando per il territorio turco possano averlo fatto senza la piena conoscenza e consapevolezza delle autorità di Ankara. Non a caso, nel marzo del 2019, il sito della Homeland Security Today pubblicò un’intervista fatta da Anne Speckhard, direttrice dell’International Center for the Study of Violent extremism (ICSVE) ad un alto uffciale dell’ISIS identificato come Abu Mansur al-Maghrebi, il quale affermò di aver svolto un ruolo di rappresentanza per l’ISIS in Turchia e di essersi incontrato con rappresentanti del MIT (i servizi segreti turchi) ed esponenti dell’esercito, presso strutture militari ed uffici nei pressi del confine ma anche ad Ankara e Gaziantep. Abu Mansur affermò inoltre di non aver mai avuto alcun problema a oltrepassare il confine per entrare in Turchia e che erano le stesse autorità turche ad inviargli un’auto a prelevarlo.
Fu proprio Erdogan poi a difendere ad oltranza Mohamed Morsy dopo che l’ex presidente islamista egiziano venne rovesciato da una rivolta popolare sostenuta dall’esercito nell’estate del 2013. Lo stesso Morsy che aprì le porte d’Egitto a Hamas e alle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Insomma, da Erdogan non ci si poteva aspettare niente di differente e tutto ciò va tenuto bene a mente.
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