“Era uno dei buoni”: Fabio Tosi muore nell’incidente di Bologna

Fabio Tosi ennesima vittima sul lavoro. In centinaia fuori dai cancelli, oltre ai dipendenti, tanti rappresentanti delle sigle sindacali e le istituzioni.

Fabio Tosi Toyota

A due giorni dalla tragedia della Toyota Material Handling, la protesta contro l’ennesima strage sul lavoro. Vittime Fabio Tosi e Lorenzo Cubello. In centinaia fuori dai cancelli, oltre ai dipendenti, tanti rappresentanti delle sigle sindacali e le istituzioni.

L’ennesimo incidente mortale sul lavoro avvenuto nel pomeriggio di mercoledì 23 ottobre all’interno della Toyota Handling che si trova nella zona di Borgo Panigale.

Fabio Tosi ennesima vittima sul lavoro

Il 34enne Fabio Tosi e il 37enne Lorenzo Cubello sono rimaste vittime di un’esplosione le cui cause sono ancora al vaglio degli investigatori. Le indagini si starebbero però concentrando sull’impianto di climatizzazione. Una delle due vittime è morta sotto le macerie, mentre l’altra è deceduta a causa delle ferite riportate, appena arrivata in ospedale.

In centinaia oggi, radunati fuori dallo stabilimento della Toyota Material Handling, al Bargellino, per esternare la propria rabbia nei confronti delle morti.

Benedetta Pirini, 36 anni, insegnante elementare, ha perso il suo compagno Fabio Tosi in un tragico incidente stradale avvenuto a Bologna. Fabio, insieme all’amico Lorenzo Cubello, viaggiava su una Toyota quando l’impatto è stato fatale, privando Benedetta di colui che considerava “meglio di un principe azzurro”.

La storia di Fabio Tosi e Benedetta Pirini

Fabio e Benedetta stavano insieme dal 25 aprile 2018, un giorno speciale per lei, carico di un simbolismo tutto loro. “Mi piaceva tanto che il nostro anniversario fosse il 25 aprile, perché è il giorno della Resistenza, che per me significava anche resistere alle cose brutte, al male del mondo,” racconta Benedetta. Il loro amore era nato in modo naturale e spontaneo: una conoscenza iniziale tramite amici comuni, una prima occhiata sui social, e in meno di un mese erano già inseparabili.

Avevano appena acquistato una casa insieme, e per Benedetta rappresentava un legame già completo, una famiglia. “I figli non so se sarebbero arrivati, per me eravamo già famiglia così,” racconta, ricordando l’ultimo messaggio vocale che Fabio le ha lasciato: “Ci vediamo stasera.” Parole che ora suonano come un addio, fissate in quel file su WhatsApp che è diventato il ricordo più prezioso e doloroso.

Quello che resta di Fabio Tosi

Di Fabio, Benedetta parla con ammirazione e amore profondo. Era, dice, una persona “sincera, leale. Era uno dei buoni”. Fabio era un uomo presente, dedito e meticoloso: al lavoro, dove si impegnava al massimo e dove, come rappresentante della sicurezza, si preoccupava della tutela di tutti. “A volte diceva che certe cose andavano curate un po’ di più,” racconta Benedetta, ricordando il suo senso di responsabilità, il suo impegno al “110%” in ogni cosa.

Con lui, racconta Benedetta, “è stato tutto semplice, diretto.” Un legame fatto di intesa e quotidianità, di piccoli gesti e di grandi progetti, come quella casa appena acquistata, che oggi resta lì come testimone muto di un sogno interrotto troppo presto.

Oggi, Benedetta conserva quella nota vocale come l’ultimo filo che la lega alla voce di Fabio, a quel futuro che non vivranno mai. “Non so cos’è andato storto,” riflette, “so solo che non tornerà più a casa, non sentirò più la sua chiave nella porta.”

Un piccolo team leader

Fabio, ricorda Benedetta, alla Toyota «era un piccolo capoccia, li chiamano team leader, cercava sempre di curare i suoi ragazzi. Accettava le responsabilità, ma a volte era triste quando sapeva che avrebbero licenziato dei ragazzi bravi, perché non si poteva tenerli. Mi diceva: non vorrei saperle, queste cose. Però era contento di avere un buono stipendio». Infine racconta come ha saputo della morte: «Aveva dei colleghi che erano amici, per fortuna, è stato uno di loro a portarmi in ospedale. Non sapevamo dove fosse, al centralino continuavano a dirmi che non c’era . Poi ho capito che era morto in ambulanza. Il primario è stato molto gentile, anche i carabinieri. Però non deve capitare mai più a nessuno una cosa del genere».